LA STORIA
Dalla provincia di Vicenza al nord del Pakistan. La prima volta solo

Sabato 30 Novembre 2019
LA STORIA
Dalla provincia di Vicenza al nord del Pakistan. La prima volta solo una tragica andata, poi anche un sospirato ritorno. E di nuovo, ancora e ancora, perché la solidarietà sa fare dei giri straordinariamente grandi, quando incontra la passione. È così che i tronchi abbattuti da Vaia sull'Altopiano di Asiago serviranno per dare un tetto al Cristina Castagna Center, il centro alpinistico che è in corso di costruzione sulla sommità del Lions Melvin Jones Peak in memoria dell'infermiera berica sepolta da dieci anni fra quelle amate montagne, grazie alla mobilitazione dei quattro amici veneti che cinque mesi fa erano miracolosamente sopravvissuti a una drammatica slavina sull'Hindu Kush.
IL PROGETTO
El Grio, come veniva chiamata la più giovane donna italiana ad aver scalato un ottomila, precipitò in un crepaccio il 18 luglio 2009: un tragico viaggio di sola andata. Tarcisio Bellò, esperto alpinista di Quinto Vicentino, aveva conosciuto Cristina nel 2003 durante la scalata all'Everest. Tre settimane dopo l'incidente, Tarcisio le aveva dedicato una cima sella stessa catena montuosa, dove il 57enne era poi tornato all'inizio della scorsa estate, insieme al 22enne Luca Morellato di Quinto Vicentino, al 62enne Tino Toldo di Caltrano e al 41enne David Bergamin di Castelfranco Veneto.
In vista del decennale della disgrazia, il loro proposito era di aprire una nuova via per arrivare al villaggio di Gothulti, dove c'è il progetto di realizzare un polo che comprenderà un dispensario farmaceutico, una sala comunitaria per iniziative conviviali, bagni e docce, una lavanderia, una biblioteca, un'area dedicata all'accoglienza degli escursionisti, un rifugio per favorire lo sviluppo turistico della zona.
Ma il 17 giugno la spedizione era stata travolta da una valanga a 5.300 metri di altitudine. Imtiyaz Ahmmad, una delle tre guide locali, era morto. I quattro veneti erano rimasti feriti, tanto da dover essere recuperati con una complessa operazione di soccorso attuata dall'Esercito e dall'Aviazione. Questa volta il ritorno c'era stato, dunque, ma con grande apprensione di tutti.
IL FILO
Dopo di allora, però, non si è spezzato il filo di amicizia fra il Vicentino e il Pakistan, tanto da rinsaldarsi ora con una nuova iniziativa. I cento metri cubi di abete rosso che servono per la copertura del Cristina Castagna Center, infatti, arriveranno dalla piana di Marcesina, uno dei luoghi maggiormente devastatati da Vaia. «Nel nostro territorio spiega Ivo Boscardin, sindaco di Enego abbiamo calcolato circa 300.000 metri cubi di schianti pubblici, più altri 30.000 privati. Per quanto riguarda la parte comunale, abbiamo affidato all'azienda Duferco Biomasse l'appalto per la rimozione degli alberi, al prezzo di 25-27 euro al metro cubo. Per ora è stato completato circa il 35% dell'opera: se tutto va bene, ci vorranno un altro anno e mezzo e 50.000 andate e ritorni di camion, motivo per cui dovremo rifare la strada che non era certo stata costruita per sopportare un traffico del genere».
Il legname va così fino a Marghera, dove viene caricato sulle navi che in 30-40 giorni lo conducono al porto di Shanghai, per essere venduto sul mercato cinese. Ma questa volta, il viaggio in Asia farà una piccola deviazione verso il Pakistan. «Abbiamo accolto ben volentieri la proposta di Bellò confida Boscardin di donare una piccola parte dei tronchi, che vengono portati alla segheria Omizzolo di Foza per essere lavorati e tagliati nella misura giusta. Dopo la tempesta di un anno fa, abbiamo ricevuto tanta solidarietà: questo è un modo per restituirne un po' ad altri e per dimostrare che siamo ancora vivi».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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