LA SITUAZIONE
VENEZIA Sono 656.000, di cui 590.000 in età lavorativa, le

Sabato 4 Dicembre 2021
LA SITUAZIONE
VENEZIA Sono 656.000, di cui 590.000 in età lavorativa, le persone con più di 12 anni che in Veneto non sono vaccinate. È questa la platea che alimenta la maggior parte dei contagi e dei ricoveri, come appare dai grafici pubblicati qui accanto, da cui risulta che i tassi settimanali ogni centomila abitanti sono vistosamente maggiori fra i no-vax in tutte le classi d'età. Una fra tutte, quella da 40 a 59 anni: i positivi sono 171,4 tra quanti hanno completato il ciclo e 797,9 tra coloro che non hanno aderito alla campagna, così come gli ospedalizzati sono rispettivamente 0,9 e 28,4. «Penso che il dialogo e l'informazione siano fondamentali per persuadere i cittadini non ancora convinti», dice il governatore Luca Zaia, nel giorno in cui la regione da una parte totalizza l'86% di copertura con almeno una dose e dall'altra ottiene la conferma della permanenza in zona bianca.
I PARAMETRI
Secondo l'ultimo bollettino, il Veneto ha individuato 3.116 nuove infezioni attraverso 98.015 tamponi, per cui il tasso di positività è 3,18%. I ricoverati salgono a 664, di cui 549 in area non critica (+15) e 115 in Terapia intensiva (+10). Altri 9 decessi portano il totale a 11.992. I numeri confermano la situazione fotografata ieri dal ministero della Salute e dall'Istituto superiore di sanità, che oltre a un indice di contagio Rt pari a 1,39, certificano un'incidenza settimanale di 317,1 su centomila residenti e tassi di occupazione del 10,5% in Terapia intensiva e dell'8,9% negli altri reparti. «Pur con due parametri su tre oltre i limiti osserva Zaia non siamo in zona gialla: siamo appesi al filo dell'occupazione dell'area non critica. Quando arriveremo al 15%, scatteranno l'obbligo di mascherina anche all'aperto, il tetto di 4 commensali al tavolo e la capienza al 50% nei cinema e nei teatri. Ora la sfida ce la giochiamo tutta in ospedale». Non a caso la Regione è pronta, «se servisse», a riaprire i 7 ospedali dismessi tipo Noale o Valdobbiadene e a riconvertire in Covid Hospital 13 nosocomi come Schiavonia o Vittorio Veneto. «I no-vax punge il presidente mi dicano qual è la soluzione per svuotare gli ospedali. Perché di sentirmi raccontare di grafene, di microchip e di sterilità, sono anche stufo. Ma non vengano a dirmi che i malati basta curarli a casa: il 95% dei positivi non ha mai visto l'ospedale, però c'è un 5% di malati molto complessi da gestire».
I CONTATTI
Ma la macchina della sorveglianza riesce a stare dietro a questa mole di contagi? Francesca Russo, direttore regionale della Prevenzione, cita i dati oggettivi: «La cabina di regìa nazionale prende in considerazione due indicatori. Il primo riguarda la presa in carico del soggetto, prescrivendo di telefonare ad almeno il 60% dei positivi; noi siamo all'83%, quindi è normale che qualcuno non venga contattato. Il secondo concerne il tracciamento dei contatti e la nostra strategia è di allargare la rete, risalendo anche ai contatti dei contatti, motivo per cui il Veneto tende a trovare più positivi degli altri a parità di tamponi; l'obiettivo è di indagare almeno il 90%, la settimana scorsa siamo scesi all'89,3% e l'Iss ci ha chiamati subito, tanto che abbiamo già recuperato. Quanti test facciamo? Era stata indicata una soglia tra 250 e 350 test ogni centomila abitanti, ma noi siamo oltre 1.000».
LE INIEZIONI
Nel frattempo le iniezioni di vaccino hanno ripreso velocità. L'ultimo resoconto evidenzia 2.910 prime dosi, 1.534 completamenti del ciclo e 37.610 booster, per un totale di 42.054. Cioè quasi 10.000 in più delle 32.468 indicate come target dalla struttura commissariale.
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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