LA SITUAZIONE
VENEZIA Metà dei contagiati dal Coronavirus in Veneto si trova

Martedì 25 Febbraio 2020
LA SITUAZIONE VENEZIA Metà dei contagiati dal Coronavirus in Veneto si trova
LA SITUAZIONE
VENEZIA Metà dei contagiati dal Coronavirus in Veneto si trova a casa. L'altra metà è invece all'ospedale, ma solo per un terzo dei ricoverati la situazione è grave. A dirlo è il bollettino dei casi confermati, diffuso ieri dalla Regione e aggiornato alle ore 17. Su un totale di 34 persone colpite, tolta purtroppo la vittima Adriano Trevisan, ne restano 33 risultate positive al tampone. Di queste, 17 sono in isolamento domiciliare fiduciario, 10 stanno nel reparto di Malattie Infettive e 6 in quello di Terapia Intensiva, variamente distribuite fra l'ospedale civile di Venezia e il policlinico universitario di Padova. I numeri evidenziano dunque un dato che, pur nella drammaticità dell'emergenza, offre un motivo di cauto ottimismo: il Sars-CoV-2 non è inesorabilmente una condanna a morte per il soggetto che viene aggredito, ma un nemico che può essere combattuto e sconfitto, grazie alla controffensiva attuata dalle autorità sanitarie anche attraverso i 2.400 test effettuati da venerdì scorso.
I TRE LIVELLI
La scala della criticità si misura su tre livelli. Il gradino più basso riguarda le persone che risultano positive al tampone ma non lamentano né febbre né tosse. Se l'abitazione è sufficientemente grande e non troppo affollata, offrendo la possibilità di avere una camera e un bagno tutti per sé, il soggetto può trascorrere al proprio domicilio i 14 giorni necessari per la possibile incubazione della malattia, sottoposto ad una sorveglianza attiva: due volte al giorno il personale del Suem lo contatta per verificare la temperatura ed eventuali disturbi. Se alla scadenza del periodo di osservazione non si manifesta alcun peggioramento, il soggetto è libero di uscire.
Lo scalino intermedio comprende poi due categorie: i pazienti asintomatici che vivono in appartamenti piccoli e sovraffollati e quelli che invece presentano febbre o tosse ma senza pesanti difficoltà respiratorie. Tutti questi vengono trattenuti in Malattie Infettive.
Va invece in Terapia Intensiva, considerato per questo in cima alla vetta della criticità, chi sta così male da aver bisogno della respirazione assistita mediante le macchine. Secondo quanto riferito dai medici, al momento sono stabili le condizioni delle persone attualmente intubate, che risultano coscienti. «Si tratta di soggetti generalmente anziani, ma non necessariamente ammalati per altre e pregresse patologie», sottolinea Francesca Russo, direttore regionale della Prevenzione.
Nel caso dei ricoverati, i tamponi vengono ripetuti ogni due o tre giorni, fino al termine dei 14. A quel punto verrà fatta la valutazione finale in base allo stato clinico che si presenterà: se l'esito dell'ultimo tampone sarà negativo e non appariranno più sintomi, il paziente potrà tornare a casa. Prima delle dimissioni, però, servirà un ultimo passaggio, in corso di allestimento proprio in queste ore.
GLI ANTICORPI
Siccome il momento della verità sta per arrivare, infatti, la Regione ha incaricato l'Azienda Ospedaliera di Padova di attivare la sierologia per i pazienti ricoverati e il personale sanitario. In sostanza si tratta di un esame che permetterà di valutare la presenza degli anticorpi. Questo è l'indicatore che, in caso di positività iniziale diventata negatività finale, dà la certezza matematica sul dubbio se il soggetto è entrato in contatto con il Coronavirus e l'ha battuto o meno. Spiegata in termini semplici, la procedura prevederà un prelievo del sangue, che verrà inserito in una macchina. All'interno saranno aggiunti anche i cosiddetti reattivi, prodotti in particolare da un'azienda olandese e specificamente studiati in queste settimane per il Sars-CoV-2, che andranno ad attaccarsi come calamite sugli eventuali anticorpi. Se questi ultimi non verranno individuati, significherà che non esistono e che il paziente è definitivamente negativo. Se invece gli anticorpi ci saranno, vorrà dire che il soggetto ha reagito bene ed è guarito. Lo stesso ovviamente varrà pure per gli infermieri e i medici che vengono in contatto i malati e che, per disposizione della Regione, fruiranno dello stesso accertamento.
LA PRIORITÀ
Come spiega l'assessore regionale Manuela Lanzarin, «la priorità in tutta questa fase di emergenza viene data ai malati, ai loro contatti e al personale sanitario». Solo in seguito i tamponi potranno essere estesi al resto della popolazione di Vo' Euganeo, che per ora resta l'unica area rossa individuata nell'ordinanza del premier Giuseppe Conte. Per quanto riguarda le disposizioni concordate dal ministro Roberto Speranza e dal governatore Luca Zaia, è stato deciso di non disporre la chiusura di bar e ristoranti dalle 18 alle 6, come invece previsto in Lombardia: «Lì i casi sono molto più numerosi, qui e nelle altre regioni quella misura è stata ritenuta eccessiva», spiega la titolare veneta della Sanità. E ancora che i lombardi non sono arrivati al punto di confermare quanto ipotizzato ad un certo punto del confronto di domenica: misurare la temperatura di conducenti e passeggeri ai caselli autostradali...
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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