LA SITUAZIONE
VENEZIA Il cordoglio per la morte di una ricoverata a Treviso inevitabilmente

Mercoledì 26 Febbraio 2020
LA SITUAZIONE VENEZIA Il cordoglio per la morte di una ricoverata a Treviso inevitabilmente
LA SITUAZIONE
VENEZIA Il cordoglio per la morte di una ricoverata a Treviso inevitabilmente sovrasta la contentezza per la prima dimissione protetta di una paziente a Padova. Ad ogni modo la situazione, aggiornata a ieri sera, è la seguente: su 45 casi confermati di contagio in Veneto, 43 persone sono vive; di queste, 23 si trovano a casa, 1 è oggetto di valutazione e 19 stanno in ospedale, per due terzi (12) in Malattie Infettive e per una minoranza (7) in Terapia Intensiva. Una volta che il tampone ha dato esito positivo, il soggetto colpito viene destinato all'isolamento domiciliare fiduciario, o piuttosto alla degenza in una struttura sanitaria, a seconda della situazione clinica e delle condizioni abitative. Ma in attesa che passino i 14 giorni ipotizzati per l'incubazione della malattia, come viene affrontato il Coronavirus?
L'OSSERVAZIONE
Di fatto, con l'osservazione. Costante, attenta, scrupolosa. Ma di per sé, cioè al di là delle eventuali altre patologie di cui soffre il paziente, per ora il Sars-CoV-2 è un nemico che i medici provano a combattere con armi inesorabilmente spuntate, contando tuttavia sul fatto che la statistica è favorevole alla persona aggredita. «I sintomi si manifestano solo nel 15% dei casi e soltanto per il 5% si tratta di manifestazioni gravi, mentre la mortalità non supera il 2%», annota Domenico Mantoan, direttore generale dell'area Sanità della Regione. Spiega il ministero della Salute: «Non esiste un trattamento specifico per la malattia causata da un nuovo Coronavirus e non sono disponibili, al momento, vaccini per proteggersi dal virus. Il trattamento è basato sui sintomi del paziente e la terapia di supporto può essere molto efficace. Terapie specifiche sono in fase di studio». Conferma l'Istituto superiore di sanità: «La maggior parte delle persone infette da Coronavirus comuni guarisce spontaneamente. Riguardo al nuovo 2019-nCoV, non esistono al momento terapie specifiche, vengono curati i sintomi della malattia in modo da favorire la guarigione, ad esempio fornendo supporto respiratorio».
IL VIROLOGO
La ricerca su nuovi farmaci dedicati è in pieno corso. Il professor Giorgio Palù, già presidente delle Società italiana ed europea di virologia, illustra alcuni esempi: «Arbidol o Umifenovir è un farmaco russo attivo contro l'influenza ed è usato dai cinesi. Si tratta di una molecola insolita che bloccherebbe l'ingresso del virus nella cellula, ma non è mai stata approvata dall'Fda (l'ente autorizzativo statunitense, ndr.). Altre due sperimentazioni sono in corso all'istituto Spallanzani, ma solo su basi empiriche. Una riguarda il Remdesivir, già utilizzato contro Ebola, che si spera possa essere usato anche con il nuovo virus». A questo proposito ieri è stato annunciato il riconoscimento di tre brevetti in Cina. «L'altro test aggiunge l'esperto coinvolge invece Lopinavi, Ritonavir e Darunavir, inibitori della proteasi aspartica dell'Hiv, mentre le due proteasi di Sars-CoV-2 sono cisteiniche». Tradotto: gli enzimi del Coronavirus «sono completamente diversi dal punto di vista strutturale e biochimico».
LE TERAPIE
In attesa di un farmaco efficace e di un provvidenziale vaccino, dunque, la gestione delle persone contagiate in Veneto avviene sostanzialmente così. Chi non ha sintomi resta in isolamento a casa o nel reparto di Malattie Infettive, con il monitoraggio della temperatura e di eventuali disturbi (nell'ipotesi della quarantena domiciliare, il controllo avviene due volte al giorno). Coloro che invece stanno hanno febbre, tosse o altri problemi, al punto magari da dover essere intubati in Terapia Intensiva, ricevono cure mirate alla specifica sintomatologia: l'antipiretico contro lo stato febbrile, oppure l'antibiotico nel caso in cui si sia sovrapposta un'infezione batterica e così via. Ovviamente ulteriori terapie vengono somministrate per contrastare altre e pregresse patologie, che possono indebolire il fisico colpito pure dal virus.
LA BUONA NOTIZIA
Ma in mezzo alla sofferenza e alla preoccupazione, c'è spazio anche per una buona notizia. Ieri l'Azienda Ospedaliera di Padova ha deciso la prima dimissione protetta di una paziente, ricoverata in Malattie Infettive dopo essere risultata positiva al tampone sabato 22 febbraio. La donna era stata accolta dalla struttura sanitaria domenica, quando nell'ambito delle indagini epidemiologiche sui primi malati di Vo' Euganeo era stato accertato un contatto in un locale pubblico. La diagnosi certificata dai medici era stata: «Infezione da Sars-CoV-2, verosimilmente pregressa, asintomatica». L'unica puntata febbrile risaliva a martedì 18 febbraio. «Poiché durante il ricovero la signora è stata asintomatica e vive in abitazione singola ha riferito la Regione sono già stati attivati i servizi territoriali competenti per l'attivazione dell'isolamento domiciliare fiduciario di 14 giorni». Alla scadenza del 6 marzo, la persona saprà se potrà tirare definitivamente un sospiro di sollievo.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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