La sfida di Di Maio: voto alle Camere sullo slittamento per piegare il Pd

Lunedì 2 Dicembre 2019
LA STRATEGIA
ROMA La premessa su cui Luigi Di Maio si fa forza è la seguente: «Se oggi si andasse a votare sul fondo Salva Stati, non ci sarebbero i numeri in Parlamento». Tradotto: il M5S voterebbe contro, in compagnia della Lega e di Fratelli d'Italia, ma anche di Leu. D'altronde il tema solletica le spinte pro-Carroccio che il senatore Gianluigi Paragone nemmeno nasconde: «Mi auguro che su questa impostazione emergano le differenze macroscopiche che ci sono tra il M5S e il Pd e quindi si finisca con questo governo». Un'esagerazione? Forse sì anche perché, come confida il leader grillino ai suoi collaboratori, «c'è un bel pezzo del Pd che non staccherà mai la spina a questo esecutivo». Sicché la strategia dei pentastellati - al netto delle reazioni degli alleati - è la seguente: tirare la corda, portare i dem dalla loro parte, piegarli. La prova del nove ci sarà il 10 dicembre, giorno dell'informativa del premier Conte alle Camere in vista del Consiglio europeo del 14 dicembre. Ecco, per questa occasione Di Maio spinge affinché ci sia «un voto di riserva parlamentare». In poche parole che la maggioranza rossogialla approvi un rinvio al Mes inserendolo in una logica di pacchetto con le altre riforme, a partire da quelle sull'Unione bancaria, che dovranno essere ratificate (o meno dall'Italia). Una sfida tutta politica, che mette a rischio la stabilità dell'esecutivo. Per i vertici del M5S ottenere un rinvio sul Salva Stati è il minimo sindacale: «Il nostro elettorato - è il ragionamento che sta facendo in questi giorni - è da sempre contrario, noi eravamo per l'abolizione di questo meccanismo lo avevamo anche scritto nel programma». E quindi davanti al richiamo della foresta il leader grillino, ritemprato nell'ultima settimana, è pronto ad andare allo scontro. Con il Pd e Italia Viva, certo. Ma anche con il premier Giuseppe Conte. Ai vertici grillini non sfugge un datto: l'inquilino di Palazzo Chigi ha ottenuto questa estate il via libera per il bis anche grazie ai buoni uffici delle cancellerie europee (e non solo) e della nuova presidenza della commissione Ue, da sempre combattute da Di Maio (per non parlare poi di Di Battista). E così mettere in difficoltà il premier è un esercizio che torna in automatico in queste ore di trattative molto tese. «Bisogna votare una risoluzione di maggioranza che detti la linea del nostro Paese», dice Di Maio, pronto a sedersi al tavolo con gli alleati, o almeno così fa sapere, per trovare poi una sintesi. La strategia della fisarmonica. Aprire e chiudere di botto, per vedere appunto fino a che punto possa reggere l'esecutivo portato così sotto stress.
IL GELO
Oggi il premier Giuseppe Conte si presenterà alle Camere per fare il punto sul Salva Stati. I capigruppo grillini sono stati già allertati. Potrebbe esserci dunque uno scenario inedito con il Movimento che rampogna «quell'avvocato del popolo» che dice di aver scelto e indicato ben due volte.
LA STOCCATA
Il prossimo vero step è quello dell'Eurogruppo fra due giorni a cui parteciperà il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. Dai vertici del Movimento trapela un certo fastidio: «Su questa riforma da settembre a oggi c'è stato troppo buio, non vorremmo che il Mef avesse portato avanti i negoziati senza riferire alla maggioranza».
È un Di Maio rigenerato quello che appare nel mondo alla rovescia dei pentastellati. Il ministro degli Esteri, dopo essere stato quasi commissariato da Beppe Grillo, continua a portare avanti solo una parte del mandato che «l'elevato» gli ha dato. Se da una parte il Garante si era raccomandato di portare «avanti progetti alti con il Pd», dall'altra gli ha ridato piena fiducia come capo politico.
Un'investitura non da poco: le minoranze interne, da sempre abbastanza sconclusionate e non in grado di incidere, sono state silenziate. In compenso però il governo continua a traballare in maniera pericolosa. E questa sfida sul Salvo Stati lo dimostra: Di Maio è convinto di poter tirare la corda perché non si spezzerà.
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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