LA RISPOSTA
ROMA Sì alle riaperture dei ristoranti, ma con la prenotazione

Lunedì 12 Aprile 2021
LA RISPOSTA
ROMA Sì alle riaperture dei ristoranti, ma con la prenotazione obbligatoria. Su questo c'è l'ok degli operatori, che invece non sono disposti a cedere tanto facilmente ad altre richieste provenienti da governo ed esperti del Cts. Per il direttore generale di Fipe-Confcommercio Roberto Calugi, l'idea per esempio di mettere su una corsia preferenziale i locali con spazi esterni presenta delle problematicità: «Svantaggia chi non ha tavoli fuori ma è comunque in grado di far rispettare pienamente le regole anti-contagio all'interno del locale». Si lavora al nuovo protocollo di sicurezza per i pranzi fuori e quella di rendere obbligatoria la prenotazione del tavolo figura insomma tra le ipotesi d'intervento più accreditate al momento. Si continua poi a ragionare sulle riaperture in due tempi per ristoranti e bar in generale, con i bar penalizzati perché considerati più a rischio assembramento. Un'altra misura che inevitabilmente divide.
LE DISTANZE
Da definire poi meglio l'entità dell'orario ridotto all'interno del quale gli esercizi potranno operare liberamente. Si è parlato per adesso di chiusure a partire dalle 16, mossa anti-aperitivo. Si va invece verso il no all'obbligo di pagare il conto solo con strumenti digitali. E sembra definitivamente sparita dai radar pure l'idea di estendere a due metri il distanziamento tra i tavoli, vecchia raccomandazione dell'Inail. «Con due metri di distanziamento non vale nemmeno la pena di aprire, fatica sprecata, sarebbe una condanna», continua il dg della Federazione italiana dei pubblici esercizi. L'ipotesi di dare la precedenza ai ristoranti con tavoli all'esterno, percepita come discriminatoria dagli esercenti senza un dehors, va incontro dunque a resistenze. «Mentre la strada della prenotazione obbligatoria appare in grado di dare sufficienti garanzie sul fronte sia del tracciamento che delle esigenze anti-assembramento ed è senz'altro più praticabile rispetto ad altre», sottolinea sempre Roberto Calugi. Intanto per domani Fipe-Confcommercio ha convocato un'assemblea straordinaria a Roma, manifestazione alternativa al sit in di Io Apro, per «una forma di protesta ordinata e costruttiva, coerente con lo stile di una Federazione che ha sempre cercato un confronto con le istituzioni». Una delegazione della Fipe incontrerà poi il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Gli operatori chiedono d'intensificare gli aiuti verso il loro settore, tra i più provati dalle chiusure, a partire dalla proroga del credito d'imposta al 60 per cento sui canoni di locazione e al 30 per cento sull'affitto d'azienda anche per i mesi da gennaio ad aprile 2021. «Si stima che solo il 25 per cento degli imprenditori è riuscito a ottenere uno sconto sugli affitti da parte dei proprietari e in media il canone di locazione pesa per il 10 per cento sul fatturato delle imprese del comparto», calcola l'esponente della federazione. Bar e ristoranti chiedono anche di prolungare alla fine del 2021 l'esenzione dal pagamento dell'ex Tosap e Cosap per i locali con spazi esterni, oltre all'esenzione dal pagamento di Tari e Imu.
FUTURO IN GIOCO
Prosegue il direttore generale di Fipe Roberto Calugi: «Qui è in gioco il futuro di migliaia di imprenditori e di oltre un milione di lavoratori. Ci aspettiamo che il governo affronti il tema della ripartenza dei nostri locali così come ha fatto in passato per altre categorie, prevedendo un piano preciso, misure stringenti e controlli a tappeto per punire chi non le rispetta». Il 2020 ha visto la chiusura di 15 mila imprese e la perdita di 250 mila lavoratori nel settore e il 2021 rischia di rivelarsi altrettanto drammatico: in assenza di miglioramenti per Fipe quest'anno chiuderanno altre 35 mila attività. Solo nel quarto trimestre 2020 il settore della ristorazione ha subìto una contrazione del fatturato pari al 44,3 per cento rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. Le prime riaperture potrebbero concretizzarsi nell'ultima settimana di aprile, a patto che i dati su contagi e vaccinazioni rassicurino ulteriormente. Ma non è nemmeno escluso che il governo lasci tutto così com'è adesso fino al 30 aprile, fissando però un calendario (certo) delle riaperture settore per settore in modo da mettere le aziende in condizione di avviare una programmazione in vista del ritorno alla normalità.
Francesco Bisozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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