La riforma di Dublino fa tremare Schengen E il gruppo di Visegrad preme sull'Austria

Giovedì 21 Giugno 2018
IL CASO
ROMA Una girandola di vertici informali che tagliano le tradizionali famiglie europee e che danno il segno della posta in gioco. Un risiko ad alta tensione in vista del consiglio europeo del 28 e 29. A dare il via alle sotto-riunioni è stato l'annuncio di un prevertice domenica Bruxelles.
Inizialmente voluta da quattro Paesi (Germania, Francia, Italia e Spagna) la riunione si è poi allargata ad otto (Belgio, Austria, Bulgaria e Malta) e non è detto che non aumenti ancora il numero dei partecipanti. «La riunione si terrà a livello dei capi di Stato e di governo», facevano sapere ieri dal palazzo Berlaymont della Commissione.
IL SENSO
A presiedere l'incontro sarà, suo malgrado, il presidente della Commissione Juncker visto che Donald Tusk, presidente del Consiglio, si è sfilato sostenendo l'opportunità che il dibattito venisse svolto tutto alla riunione del 28 e 29. Tensioni Juncker-Tusk vengono smentite dalla portavoce della Commissione, ma la sola ipotesi dà il senso del clima teso che si respira a Bruxelles. Domenica gli otto cercheranno di trovare un punto che eviti una spaccatura che rischia di ripercuotersi su uno dei pilastri dell'Unione: Schengen e la libera circolazione delle persone nell'area Ue. Le posizioni sono ancora distanti e la bozza di accordo, diffusa ieri e a suo tempo preparata dalla presidenza bulgara, non sembra destinata ad avere molto successo.
L'idea della riunione di domenica sarebbe partita da Parigi e Berlino, dopo l'incontro di ieri l'altro tra Emmanuel Macron ed Angela Merkel al castello di Meseberg. A Bruxelles si parlerà di Dublino e di prevenzione dei movimenti secondari come dell'idea di creare delle piattaforme regionali di sbarco. Ma il nodo vero resta la modifica del trattato di Dublino senza la quale il problema dei movimenti secondari - ovvero di coloro che arrivano in Italia o Grecia e poi chiedono asilo in altri Paesi Ue.
Come segnale di risposta si organizzano anche i Paesi di Visegrad. I leader di Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca si ritroveranno oggi a Budapest per parlare di migrazioni e diritto di asilo. I nazionalisti di Visegrad vengono accusati di non accogliere migranti ma di accogliere molto volentieri i generosi fondi strutturali che Bruxelles destina loro. Il rischio che corrono - come più volte proposto in Italia dal M5S - è che molti dei fondi strutturali vengano subordinati al rispetto dell'intese sui migranti.
IL CAMBIO
La novità della giornata di oggi a Budapest sarà la presenza del cancelliere austriaco Sebastian Kurz che a Vienna guida un governo retto anche dall'estrema destra e che a luglio sarà il presiedente di turno dell'Unione. Proprio in vista del cambio di consegne ieri il vicepremier austriaco, Heinz Christian Strache ha incontrato al Viminale il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini.
Anche l'Austria, oltre alla Germania, preme affinché avvengano i ricollocamenti, ma finché non ci sarà un nuovo sistema di Dublino che permetta di prevenire i movimenti secondari, all'Italia non conviene tenere sponda nè all'Austria nè ai paesi di Visegrad che, guidati dal nazionalista Orban, non hanno accettato il criterio delle quote e hanno sinora impedito i ricollocamenti.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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