La ricetta veneta per evitare il caos: test rapidi in classe

Martedì 29 Settembre 2020
IL MONITORAGGIO
VENEZIA Il ricordo è stato evocato dal governatore del Veneto Luca Zaia: «In classe arrivava il medico ed era una sorpresa: oggi, visita per tutti. C'erano volte in cui ci guardavano perfino le tonsille e non ho mai capito perché». Rivangando le memorie degli anni Settanta, quando peraltro ancora non esisteva il Servizio sanitario nazionale, Zaia ha ufficializzato ieri a reti unificate venete, quelle delle emittenti locali e della diretta social, la proposta al ministero e all'Istituto superiore di sanità: basta con le code di genitori agli ospedali per sapere se i propri pargoli sono positivi al coronavirus, basta con le quarantene forzate e spesso inutili degli alunni, basta con le attese di uno, due giorni se non di più per avere l'esito dell'esame. La ricetta veneta sui contagi a scuola è di una semplicità unica: tamponi rapidi in classe. Ossia: è il medico che va a scuola, non i genitori in ospedale. Ma, soprattutto, si fanno i tamponi rapidi, con lo stecchino infilato solo nel naso e non anche in gola e con l'esito pronto in una decina di minuti. I negativi possono così continuare ad andare a scuola e solo per i positivi si fa il tampone classico di controprova. A Roma accetteranno una simile proposta?
I DATI
Nel corso della conferenza stampa convocata ieri all'Unità di crisi della Protezione civile a Marghera, il presidente della Regione ha fornito i dati sui contagi a scuola. Al 28 settembre in tutto il Veneto risultavano 90 scuole con almeno un caso attualmente positivo rilevato in una classe/sezione. In quasi la totalità delle situazioni il caso individuato è l'unico positivo (solo in 3 casi sono stati registrati casi secondari nella stessa scuola tra loro correlati). Su un totale di 707.824 studenti, i positivi sono 85, pari allo 0,02%. I ragazzi in quarantena sono 970 (0,14%), mentre gli operatori in isolamento domiciliare sono 120 su 95.786 (0,13%). «L'incidenza è infinitesimale», ha rimarcato Zaia.
Nel dettaglio ecco dove si sono verificati i casi di bambini/ragazzi positivi al Covid: asili nido 3, scuola dell'infanzia 20, scuola primaria 19, scuola secondaria di primo grado 20, scuola secondaria di secondo grado 27, scuole serali 1. La più alta incidenza di bambini positivi (25) e in quarantena (416) è nel territorio dell'Ulss 2 Marca Trevigiana.
LE PROPOSTE
«Per ora nelle scuole del Veneto un'emergenza sanitaria per il Covid non c'è - ha detto Zaia - ma sulla prevenzione e la gestione dei casi si può essere più performanti in sole tre mosse, che abbiamo proposto al ministero della Salute». Quali azioni? Il governatore le ha sintetizzate così: «Primo: utilizzo del tampone rapido come strumento dello screening scolastico, la cui sperimentazione ha dato risultati equiparabili a quelli del tampone molecolare. Secondo: effettuazione del tampone rapido antigenico a tutta la classe ove si sia riscontrata una positività e la permanenza a scuola del resto della classe, con un secondo tampone rapido di verifica dopo una settimana».
Ma c'è anche una terza proposta: «Assegnare ai pediatri e ai medici di famiglia la facoltà di decidere se prescrivere o no il tampone ai loro assistiti, che ben conoscono, e che presentino dei sintomi. In questo modo saremo più performanti nei tempi di risposta senza diminuire l'attendibilità dei test e risolveremmo molti problemi che stanno incontrando le famiglie». Sul ruolo dei pediatri Zaia ha insistito: «Non può essere che ogni volta che un piccolo ha il raffreddore gli si faccia il tampone, è traumatizzante. Solo i medici conoscono i loro assistiti, sanno se si ammalano frequentemente, se sono allergici, se sono frequenti a raffreddamenti e quindi devono essere loro a stabilire se e quando fare il tampone. Non solo perché uno ha una ranzeghea». Anche perché se per ogni raucedine si facesse il tampone, il sistema andrebbe in tilt.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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