La reazione dei mercati: lo spread a quota 216 e Spiegel accusa Draghi

Sabato 26 Maggio 2018
LA GIORNATA
ROMA Il rebus governo, che probabilmente verrà sciolto nel week end, infiamma lo spread, che schizza fino a quota 216, schiaccia Piazza Affari, le banche sopratutto, e scatena Der Spiegel contro «l'Italia scroccona» e «il suo difensore Mario Draghi», accusato senza mezzi di termini di voler «svalutare i risparmi» dei tedeschi.
A TESTA BASSA
Nella edizione online, il settimanale tedesco carica a testa bassa. «Non si tratta di una nazione povera - scrive Jan Fleischhauer nel suo commento al programma giallo-verde - ma come si dovrebbe definire il comportamento di un Paese che prima chiede qualcosa per lasciarsi finanziare il suo proverbiale dolce far niente, e poi minaccia coloro che dovrebbero pagare se questi insistono sul regolamento dei debiti? Chiedere l'elemosina sarebbe un concetto sbagliato. I mendicanti almeno dicono grazie, quando gli si dà qualcosa». Fleischhauer si supera, arrivando a definire come «scroccona aggressiva» la condotta degli italiani. In confronto, la situazione della Grecia è «una bazzecola». Poi arrivano le parole al vetriolo contro il presidente della Bce. L'Italia è la terza economia dell'Unione, con un quarto del debito totale: «Se gli italiani decidessero di non rispettare più gli obblighi di pagamento, l'euro sarebbe finito e i tedeschi rimetterebbero tutti i soldi che hanno già versato per salvare la moneta unica». I tedeschi, continua, dovrebbero ricordarlo a Mario Draghi che «ridicolizzava i loro timori mentre svalutava le loro assicurazioni sulla vita e i loro risparmi». La frase «a qualunque costo» pronunciata proprio dal presidente della Bce per salvare l'euro «faceva riferimento a Roma i cui titoli di Stato, per un valore di 390 miliardi, sono ora in mano della Bce che salva l'Italia dall'insolvenza». Ma anche l'Economist non è tenero: in una vignetta raffigura il presidente incaricato Conte come un Arlecchino servitore di due padroni della commedia di Carlo Goldoni.
PIAZZA AFFARI
Per tornare a Piazza Affari, in attesa che il presidente Sergio Mattarella dia il via libera all'esecutivo, sempre che ciò avvenga in tempi rapidi, ieri il listino ha perso un altro 1,5% accompagnando il movimento al rialzo del rendimento del Btp decennale che ha chiuso a 2,47%, con lo spread a quota 206, dopo aver toccato in mattinata 216. Nell'ultima settimana, il principale indice azionario milanese ha ceduto il 4,3%, mentre dallo scorso 15 maggio sono stati bruciati 51 miliardi di capitalizzazione. Nella seduta di ieri le vendite hanno colpito soprattutto i bancari: l'indice specifico è arretrato del 3,4% tornando così ai minimi da giugno 2017. Sul comparto ha pesato da un lato un report di Goldman Sachs che ha messo in evidenza i potenziali impatti delle politiche annunciate dal nuovo esecutivo sui piani di riduzione del rischio degli istituti. Dall'altro la nuova stretta votata da Ecofin, cui l'Italia si è opposta, ma che è stata votata a maggioranza. Prevede un nuovo giro di vite sui requisiti di capitale e liquidità. Un approccio, va detto, che non è mai piaciuto al ministro Pier Carlo Padoan e che non piacerà nemmeno al nuovo inquilino di Via XX Settembre, che quelle regole bancarie vuole modificare ma non certo in senso più restrittivo.
Umberto Mancini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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