LA PROTESTA
«Dobbiamo pure stampare i certificati come se fossimo delle

Domenica 20 Giugno 2021
LA PROTESTA
«Dobbiamo pure stampare i certificati come se fossimo delle copisterie?». Passi il sovraccarico lavorativo dell'ultimo anno e mezzo a causa della pandemia. Passi la disponibilità a somministrare il vaccino nei vari hub. Ma ora ai medici di famiglia l'idea di dover consegnare ai pazienti persino il green pass non va proprio giù. Il decreto firmato dal presidente del Consiglio Mario Draghi prevede infatti che il certificato europeo, che permette la partecipazione ad eventi pubblici, l'accesso alle strutture sanitarie assistenziali e gli spostamenti sul territorio nazionale e nell'Ue, possa essere rilasciato anche dal medico di base o dal pediatra di libera scelta. Tempo neanche 12 ore e arriva il fermo no delle sigle sindacali, che stavolta fanno fronte comune. «Innanzitutto - premette Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale - non siamo stati consultati su questo compito che non riteniamo sia ascrivibile a un medico. Crediamo sia umiliante per un professionista medico essere inserito all'interno di certi percorsi semplicemente di tipo burocratico. Stampare un Qr code che diventa un green pass come un tabaccaio o un ufficio del comune, non mi pare sia un modo per valorizzare l'atto medico».
LE PIATTAFORME
In realtà, le certificazioni si potranno ottenere anche attraverso un sito web apposito, oppure consultando il fascicolo sanitario elettronico, attraverso le App Immuni e IO, oltre che con il Sistema tessera sanitaria. «Il problema - spiega Scotti - è che le piattaforme regionali non dialogano fra di loro. Serviva un sistema unico. È chiaro che utilizzando il sistema della certificazione di malattia, i soggetti presenti sul territorio che hanno una chiave di accesso sono due, ossia i medici di famiglia e i farmacisti. Ma mentre loro potranno assegnare questo compito ai dipendenti, visto che usano il sistema solo per i processi amministrativi, noi invece, accedendo per i processi certificativi, usiamo una password che non possiamo assolutamente comunicare ai collaboratori di studio».
Ciò che spaventa i medici è la china che potrebbe prendere la medicina territoriale. «Lo scenario che si apre e che preoccupa - denuncia Scotti - è che quando avremo le case di comunità si vorrà usare la prossimità per risolvere i problemi di burocrazia e non per potenziare l'assistenza». Sulla stessa linea anche Snami, Smi, Simet, Cgil Medici, Federazione Cipe-Sispe-Sinspe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci