La profilassi fa paura a 6 su 10 «Immunità di gregge a rischio»

Sabato 23 Gennaio 2021
LO STUDIO
PADOVA Percezione del rischio, paura del contagio, voglia di passare al contrattacco facendosi inoculare l'antidoto al Coronavirus: c'è tutto questo nello studio promosso dall'Università di Padova sull'accettazione del vaccino in Italia. Un mix di dubbi, ricordi di precedenti vaccinazioni, riflessioni sulla malattia, da asintomatica a mortale, tutti ingredienti che hanno un ruolo chiave nell'intenzione di porgere il braccio all'ago. Tanto che una comunicazione pubblica che tenga conto di questi fattori può rendere più efficace la risposta all'epidemia da parte della popolazione. L'indagine, pubblicata su Social Science & Medicine, è stata condotta dai ricercatori del JdmLab (Judgment and decision making Laboratory) del dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell'Ateneo patavino e del Dipartimento di Studi umanistici dell'Università di Ferrara, che hanno misurato la percezione del rischio legato al Covid e l'inclinazione a dire sì al vaccino, prendendo in esame il periodo da fine febbraio (con il primo morto nazionale a Schiavonia) a fine giugno.
L'ACCETTAZIONE
Dei 2.267 partecipanti all'indagine (69,9% femmine, età media 38 anni), il 40% ha dichiarato l'intenzione di vaccinarsi contro il Covid-19 senza alcuna esitazione, mentre il 60% ha confessato un grado di esitazione variabile, da 1 a 100. I dati sono stati raccolti in tre periodi, corrispondenti alle diverse fasi dell'emergenza: dal 28 febbraio all'8 marzo, durante il lockdown (9 marzo-9 maggio) e dal 10 maggio al 28 giugno. Il risultato, in sintesi? Una fluttuante percezione del rischio e accettazione del vaccino. In soldoni, la probabilità di accettarlo senza esitazione aumenta di 2 volte e mezzo quando si percepisce il rischio del Covid come medio (rispetto a quando lo si intuisce basso) e cresce di 5 volte se il pericolo lo si valuta sommo, anziché minimo. La ricerca evidenzia anche come il livello di accettazione sia fortemente influenzato dai dubbi in generale sui vaccini, anche se dalle risposte del campione preso in esame è emerso come l'essersi vaccinati, lo scorso anno, contro l'influenza aumenti di circa 3 volte le probabilità di accettare convintamente il vaccino contro il Covid-19. «I vaccini sono fondamentali per fronteggiare l'emergenza sanitaria, ma l'esitazione vaccinale potrebbe ridurre la copertura e rendere difficile ottenere l'immunità di gregge o, addirittura, favorire mutazioni - argomenta la ricercatrice Teresa Gavaruzzi -. Nel nostro studio abbiamo iniziato a monitorare la percezione del rischio e l'esitazione vaccinale fin dalle prime fasi di diffusione del virus, cioè prima ancora che fosse dichiarato lo stato di pandemia, valutandone l'evoluzione nel tempo».
I RISCHI
In particolare, i rischi sono percepiti come più pericolosi quando sono poco comuni, sconosciuti alla scienza, caratterizzati da una natura catastrofica, e fisicamente e psicologicamente vicini. «La rischiosità di un evento viene valutata non solo sulla base di informazioni oggettive - spiega la prima autrice Marta Caserotti - ma anche sulla base delle sensazioni provate in merito». Il profilo di percezione del rischio per il Covid è stato confrontato con quello dell'influenza stagionale e del virus dell'Ebola. Per la probabilità percepita di essere contagiati, il Covid assomiglia molto all'influenza in tutte le tre fasi, mentre per la gravità percepita, se prima del lockdown era di poco superiore all'influenza, durante e dopo il lockdown i giudizi si avvicinano molto a quelli dell'Ebola.
Federica Cappellato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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