La multinazionale si allarga in India: pronti quasi 4 miliardi di dollari per acquistare Essar

Sabato 9 Novembre 2019
IL CASO
ROMA Dall'Italia vuole andare via, in altri paesi sta facendo di tutto per entrare e consolidarsi. Accade in India, ad esempio. Lì ArcelorMittal da un paio di anni sta cercando di acquisire in joint venture con Nippon Steeel il gruppo indiano Essar Steel. E ormai, dopo aver superato i ricorsi di alcuni azionisti e aver ottenuto il parere favorevole della Corte Suprema indiana, sembra praticamente fatta. Nelle comunicazioni agli investitori allegate ai conti dell'ultima semestrale, si afferma che il closing dell'operazione dovrebbe arrivare a breve, comunque entro fine anno. Per comprare Essar, azienda siderurgica con una capacità produttiva superiore all'ex Ilva (14 milioni di tonnellate di acciaio grezzo e di 6,5 milioni di tonnellate di finiti), ArcelorMittal sborserà 3,7 miliardi di dollari, il partner Nippon Steel ne spenderà 2,78, per un totale quindi di 6,15 miliardi di dollari.
Insomma, nonostante i conti a livello di gruppo nel mondo mostrino vendite e margini operativi in calo, non sono certo le risorse finanziarie che mancano ad ArcelorMittal. Quello che colpisce sono alcune strane coincidenze: nel polo siderurgico indiano in via di acquisizione, ArcelorMittal ha intenzione di investire praticamente le stesse risorse che risparmierebbe se il suo progetto di addio all'Italia venisse portato fino in fondo. Anche a livello di produzione, il piano previsto per Essar Steel sembra molto simile, quasi gemello, a quello elaborato a regime per Ilva: «Il nostro obiettivo nel medio termine su Essar ha spiegato ArcelorMittal a ottobre è di innalzare il livello delle vendite di finiti a 8,5 milioni di tonnellate l'anno». A lungo termine il piano è ancora più ambizioso: «Puntiamo a portare le vendite in una quota compresa tra i 12 e i 15 milioni di tonnellate con la realizzazione di nuovi impianti produttivi». Essar Steel era un piccolo gioiello. Poi alcuni progetti di espansione si sono rivelati troppo ambiziosi e onerosi per la vecchia proprietà, portando il gruppo sull'orlo del fallimento. Di qui la gara per la vendita che ha visto partecipare (anche in questo caso, come per l'Ilva), tra i competitors più agguerriti anche Jindal.
Gi.Fr.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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