La mediazione di Gualtieri Aspi quotata a Piazza Affari con Cdp socio di controllo

Mercoledì 15 Luglio 2020
LE IPOTESI
ROMA L'ultima mediazione, caldeggiata dal Tesoro, prevede una doppia operazione. L'ingresso di Cdp in Autostrade attraverso un aumento di capitale riservato e successivamente la quotazione di Aspi sul mercato. In questo modo la società concessionaria uscirebbe, anche formalmente, dal perimetro dei Benetton. Tutto da stabilire, ovviamente, come ristorare i soci di Atlantia e, sopratutto, in quale forma. Di fatto dovrebbero essere fissati dei valori di concambio tra azioni Aspi, pronta allo sbarco in Borsa, e quelle di Atlantia, ma tutto, almeno nelle intenzioni del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, sarebbe trasparente e alla luce del sole. Bisognerà capire se questa proposta tecnica, che non esclude a priori i Benetton dalla società autostradale, supererà il vaglio dei 5Stelle o naufragherà come tante altre. Consentirebbe però di evitare lo spettro di un default da 20 miliardi e avrebbe le sembianze di una operazione di mercato. Certo per montare questa operazione, almeno a livello teorico, ci vuole tempo e, come detto, un consenso politico ampio oltre che, ovviamente, l'ok di chi ha il controllo di Autostrade, cioè i Benetton. E che, come noto, hanno già ampiamente aperto all'ingresso dello Stato nel capitale. Cdp dovrebbe infatti avere un ruolo di controllo nella nuova Aspi quotata.
I SOCI ESTERI
In attesa di una decisione finale, i soci esteri del gruppo privato non stanno certo a guardare. Hanno già fatto capire a chiare lettere di non essere disposti a svalutare le quote in portafoglio per fare entrare in campo lo Stato italiano nell'azionariato di Autostrade. Porte sbarrate anche all'ipotesi, circolata in queste ore, di un super commissario per gestire una nuova fase dopo l'uscita dei Benetton. Fanno fronte comune su questi du punti sia il gigante assicurativo tedesco Allianz che il maxi fondo di Stato cinese Silk Road Fund, grandi azionisti esteri, rispettivamente con il 7 e il 5% di Aspi, per difendere i propri investimenti. Di più. I due colossi sono pronti a mettere in campo tutte le armi legali a disposizione per tutelare i propri interessi ed evitare, come spiegano fonti vicine al dossier, un vero e proprio esproprio di Stato, che «grazie alla nazionalizzazione acquisterebbe Aspi ad un prezzo molto inferiore a quello di mercato». I soci stranieri non ci stanno ad essere messi nell'angolo e a pagare il prezzo salatissimo delle revoca. Piuttosto sono disposti a ricorrere fino all'Alta Corte di giustizia Ue per scongiurare il blitz caldeggiato con forza dai 5Stelle. Per questo sia Pechino che Berlino, pur attraverso canali diversi, hanno recapitato a Palazzo Chigi lo stesso messaggio: non si possono varare operazioni dirigiste che possono danneggiare azionisti e obbligazionisti. Per la verità da Berlino i toni sono stati anche più forti: far fallire Autostrade sarebbe scandaloso, così come estromettere dal cda i rappresentanti dei soci esteri per far posti al commissario. Difficile dire se la moral suasion avrà affetto. Di certo le preoccupazioni del Tesoro sul fronte dei mercati internazionali sono cresciute in queste ore. Non si tema la fuga in massa degli investitori esteri, ma il danno di immagine che questa vicenda può creare al sistema Italia. Per questo si punta, come accennato, ad una operazione di mercato di vasto respiro, senza connotati ideologici. Anche la Fondazione Crt che ha il 4,5% chiede scelte che non depauperino il valore di Aspi.
Del resto l'idea del commissario non piace a nessuno. Il governo dovrebbe infatti esplicitare quali sono le indifferibili motivazioni di urgenza che comportano la nomina di un commissario tramite decreto. Una scelta che cadrebbe a due anni di distanza dal crollo del Ponte Morandi e con un management che è stato completamente rinnovato da circa un anno. Insomma, il rischio contenzioso sarebbe elevatissimo. Come quello di una maxi risarcimento dei danni.
Umberto Mancini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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