LA GIORNATA
VENEZIA Un disastro, un incubo, in un crescendo di allarmi e paura.

Mercoledì 13 Novembre 2019
LA GIORNATA
VENEZIA Un disastro, un incubo, in un crescendo di allarmi e paura. L'acqua alta ieri sera a Venezia è arrivata alle 23 a quota 187 sul medio mare, seconda misura dal 1923 a oggi, praticamente da quando sono disponibili i rilevamenti, dietro solo alla aqua granda del 4 novembre 1966, con 194 centimetri. Per dare un punto di riferimento, a San Marco l'acqua copriva la Piazza per ben oltre un metro, sommergendo i cestini dei rifiuti. E il timore era che si arrivasse a 190, quota che mette a rischio l'alimentazione elettrica della città, come è accaduto a Cannaregio e Santa Croce, rimaste al buio. Il capoluogo lagunare ieri ha vissuto una delle sue giornate più difficili. E anche Chioggia ha trascorso una notte di grande apprensione.
L'INCUBO
A Venezia, se la mattina c'era stato lo scampato pericolo, con la marea ferma a 127 centimetri anziché ai 140 annunciati, alle 23 è scattata l'ora della paura, preaannunciata già alle 18.30 dal suono della sirena con 4 toni crescenti a indicare che si sarebbe arrivati a una misura da record. E così è stato. Due ore dopo, alle 20.30, alimentata prima dallo scirocco e poi dalla bora, l'acqua ha iniziato a salire in maniera veloce, costringendo il Centro maree del Comune ad aggiornare le previsioni iniziali che per le 23 davano quota 145 di massima. Previsione prima rivista a 155, poi a 160 e infine a 170 poco dopo le 21.30, ora in cui il sindaco Luigi Brugnaro è sceso in campo, assieme al prefetto Vittorio Zappalorto, per stare a fianco di tutti gli uomini mobilitati, tra vigili, forze dell'ordine, volontari di Protezione civile, dipendenti del Centro maree e personale di Veritas, la municipalizzata di igiene urbana.
«Questa volta è davvero grave - ha commentato alle 22.30 Brugnaro in Piazza San Marco, mentre un vento fortissimo di bora alimentava via via la marea - Domani (oggi per chi legge, ndr) disporrò con urgenza la chiusura di tutte le scuole e chiederò al governo lo stato di calamità naturale. Questi sono gli effetti dei cambiamenti climatici». E non c'è dubbio che questa mattina, quando Venezia si sveglierà, dovrà fare i conti con pesanti danni.
OGGI SI REPLICA
Ma non ci sarà tempo per tirare il fiato, perché per questa mattina alle 10.45, è previsto un altro picco, a 145 centimetri. A meno che le condizioni meteo marine non precipitino, come accaduto ieri sera. La paura ha cominciato a salire del tardo pomeriggio, ma è diventata incubo dopo le 21. Actv, quando la marea ha superato quota 140, ha sospeso i collegamenti acquei, eccetto quelli con le isole. Le passerelle per l'acqua alta erano già state tolte da tempo, per evitare che galleggiassero e l'acqua le portasse via. E alle 23 la città è calata in un isolamento spettrale, con il vento, l'acqua che copriva tutto e i collegamenti saltati. Restavano loro, i veneziani, alle prese con un incubo che sembra non avere mai fine, in attesa di un Mose che ancora non funziona e chissà quando funzionerà. E i turisti, per i quali l'evento di ieri più che una tragedia è stata l'occasione per documentare una delle meraviglie (dal loro punto di vista, ovviamente) della città, magari scherzando e giocando a beneficio di un selfie.
LA MEMORIA
Ma che ci fosse poco da scherzare, ieri, lo si è capito ben presto nel corso della giornata. Commercianti, esercenti, artigiani e residenti hanno iniziato presto a mettere all'asciutto tutto quello che si trovava ai piani terra. Il Comune, già dal pomeriggio, aveva allestito due punti informativi in stazione e a piazzale Roma. Chi ha l'età e la memoria storica per ricordarsi il 4 novembre del 1966, ieri ha rivissuto le sensazioni di quel tragico giorno, quando il mare entrò in laguna rompendo l'argine dei murazzi. Lo scorso anno, il 29 ottobre, a Venezia si parlò di scampato pericolo perché il vento aveva salvato la città, con la marea che si era fermata a quota 156. Ieri questa clemenza, o fortuna, non c'è stata. Ieri Venezia ha vissuto una delle sue nottate più brutte e si sveglierà, oggi, tra la certezza di essere sempre più fragile e la consapevolezza di avere comunque la forza per risollevarsi.
Michele Fullin
Davide Scalzotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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