LA GIORNATA
VENEZIA Altro che zona bianca. Da lunedì prossimo, 8 marzo,

Giovedì 4 Marzo 2021
LA GIORNATA
VENEZIA Altro che zona bianca. Da lunedì prossimo, 8 marzo, il Veneto rischia di passare dal giallo all'arancione. Significherebbe trovarsi con il divieto di uscire dal proprio Comune, niente colazione al bar né pranzo al ristorante, musei chiusi. L'indice di trasmissione del contagio da coronavirus, il famigerato Rt (erre con ti) che tra fine gennaio e i primi di febbraio era crollato a 0.62 ha ripreso infatti a salire. Nel monitoraggio della settimana scorsa si era attestato a 0.97, ma con l'aumento dei contagi e dei ricoveri tutto lascia presagire che si possa raggiungere la temibile soglia di 1. E con 1 si passa in arancione. Il timore è stato espresso ieri dal governatore del Veneto Luca Zaia, giusto per mettere in allerta («Su le antenne») i cittadini. Sul fronte scuole, invece, per il momento nessun cambiamento: «Con il nuovo Dpcm - ha detto Zaia - oggi non posso fare niente, anche se io sarei stato per un fermo prudenziale». Il Veneto, però, gioca d'anticipo e se da Roma ha avuto il limite regionale per valutare la chiusura delle scuole, il governatore ha deciso di istituire il limite comunale. «E se in alcuni Comuni si supererà quel limite, farò chiudere le scuole solo di quei Comuni».
IL DPCM
Del nuovo Dpcm, Zaia ha detto di essere d'accordo sul mantenimento dei colori («Ci hanno permesso di evitare il lockdown generalizzato»). «Se mi aspettavo qualcosa di diverso? No, ma io avrei agito diversamente sulla scuola, io avrei chiuso, ovviamente con congedi parentali e bonus baby sitter. I dati si stanno muovendo, lo si vede dai focolai scolastici e mi dispiace dire ancora una volta che avevo ragione. Chiudere le scuole è sempre una sconfitta, chi protesta per la chiusura delle scuole ha ragione da vendere, ma noi davanti alla pandemia dobbiamo essere obiettivi. L'ho detto al ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi: era opportuno un fermo prudenziale. Se chiudi le scuole in zona rossa vuol dire che chiudi la stalla quando i buoi sono scappati perché tu hai già la sanità e gli ospedali che boccheggiano». Nella riunione con il Governo di martedì pomeriggio Zaia ha contestato il parametro dei 250 casi positivi ogni 100mila abitanti, scenario che consente alle Regioni di disporre la chiusura delle scuole: «Non si capisce perché 250, nessuno ha spiegato la fonte scientifica. Bisognava stabilire un numero minimo di tamponi, tot controlli ogni tot abitanti, noi comunque continueremo a testare i nostri cittadini». Ma come si giustifica la proposta del fermo prudenziale delle scuole con la richiesta di far ripartire alcune attività economiche, ad esempio gli impianti sportivi? «Non si può far morire di fame un territorio».
IL MONITORAGGIO
Zaia ha annunciato che non firmerà ordinanze aggiuntive al Dpcm, ma ha riferito di aver chiesto al Dipartimento Prevenzione e al direttore della Sanità Luciano Floir di avviare un monitoraggio sull'incidenza comunale dei contagi. «Se il limite a livello regionale è di 250 contagi ogni 100mila abitanti nell'arco di 7 giorni, in un Comune di 10mila abitanti il limite giocoforza è 25. Voglio capire la diffusione del virus e intervenire sulle scuole dove occorre, in maniera chirurgica». Oggi in Veneto l'incidenza è 142, ma ci sono zone, come il Padovano, dove si è arrivati a 198 casi su 100mila. Il bollettino segnala nuovi aumenti: su 44.077 tamponi sono stati trovati 1.272 positivi per una incidenza del 2,88%. Martedì era 2,87%. Il bollettino di ieri mattina dava 10 ricoveri in più in rianimazione e 22 in più nelle aree non critiche. Il bollettino serale ha poi aggiornato il numero dei contagi a 1.277, con 18 decessi e un totale di 1.201 ricoveri nelle aree non critiche e 154 nelle terapie intensive. «Siamo preoccupati - ha ammesso Zaia -. Flor ci ha detto che arrivano pazienti più complicati che vengono catapultati subito in rianimazione». Colpa delle varianti? «Noi la variante inglese ce l'avevamo già a novembre e dicembre e sembrava che il Veneto avesse dimenticato le buone pratiche: non era così, era il virus che era cambiato».
L'AUTONOMIA
«Non è la scuola la causa dei contagi», sostiene invece +Europa, mentre la segretaria della Flc-Cgil del Veneto, Marta Viotto, ha chiesto un incontro con l'Ufficio scolastico e con l'assessore Elena Donazzan, sul monitoraggio di Covid nelle scuole. E mentre tra i veneti cresce la voglia di autonomia (84% in base all'ultimo sondaggio dell'Osservatorio del Nordest), Zaia ha rinviato la questione: «Prima dell'autonomia bisogna chiudere la partita del Covid».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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