LA GIORNATA
ROMA Da un lato l'Europa pronta a bocciare la «manovra del

Giovedì 18 Ottobre 2018
LA GIORNATA
ROMA Da un lato l'Europa pronta a bocciare la «manovra del popolo» dall'altra Matteo Salvini e Luigi Di Maio - prima del clamoroso inciampo sul condono - che rispondono picche con un linguaggio sempre più duro e irriverente. In questo quadro i mercati tornano a soffrire con lo spread (il maggior interesse che l'Italia paga sul suo debito rispetto a quello tedesco) che chiude a quota 307 e la Borsa che continua a tossire chiudendo a -1,3% il calo più importante in Europa. Nè a rasserenare l'orizzonte è stato il faccia a faccia informale e di 20 minuti fra il premier Giuseppe Conte e la Cancelliera tedesca Angela Merkel prima del quale la posizione germanica è stata spiegata in questi termini «ciascun Paese ha il dovere di preoccuparsi della stabilità dell'economia».
La giornata per l'Italia si è aperta con la notizia, lanciata da «Der Spiegel» citando il commissario al Bilancio Ue Guenther Oettinger, che l'Ue respingerà la manovra italiana. Poco dopo, lo stesso Oettinger ha precisato via twitter come la sua sia solo un'opinione personale e lo stesso Der Spiegel, sul web, ha modificato l'articolo precedentemente pubblicato. Ma al commissario Ue, dall'Italia sono arrivate puntualmente bordate micidiali. «Si morda tre volte la lingua prima di parlare», è stata la replica di Di Maio mentre Salvini ha subito incalzato: «Smettetela, la manovra non cambierà».
L'esatto opposto dei toni bassi (sempre ammesso che l'incidente sul condono si risolva) che il premier Conte oggi a Bruxelles per il Consiglio Europeo intenderebbe usare per evitare d'essere attaccato da molti degli altri 18 premier dei paesi aderenti all'euro.
IL SENSO
«Prima di alzare il cartellino fateci giocare la partita perché noi puntiamo alla crescita, è - sottolineano fonti di governo - il senso del ragionamento che il premier porta al Consiglio. Con un'appendice: giocarsi la carta delle future Europee sul quale i giallo-verdi puntano con decisione per tamponare le eventuali sanzioni contro l'Italia dato che la procedura d'infrazione (cioè la multa che l'Ue può fare all'Italia per non aver rispettato i patti sul deficit) dovrebbe materializzarsi proprio alle porte del voto.
Per ora il barometro di Bruxelles volge al brutto.
Un primo cartellino giallo, sotto forma di lettera di richiamo ufficiale dell'Europa molto probabilmente arriverà alla fine della visita di Pierre Moscovici a Roma, dove oggi il commissario agli Affari economici vedrà il ministro del Tesoro Giovanni Tria e il presidente Sergio Mattarella. Ed è sulla loro sponda che l'Europa in queste ore punta per evitare una procedura d'infrazione.
Ieri al collegio dei commissari riunitosi a Bruxelles si è parlato d'Italia e il clima è sembrato perfino indurito. Dell'Italia si è parlato persino alla Fed, la banca centrale USA, nel cui verbale diffuso ieri si parla di Roma come «fonte di instabilità».
La procedura comunitaria prevede due lettere. La prima per chiedere ragguagli entro una settimana dalla presentazione del bilancio comunitario; la seconda entro due settimane per eventualmente respingere il testo. La prima è un atto tecnico firmato dai commissari responsabili del dossier oltre al commissario Moscovici, il vice presidente Valdis Dombrovskis; la seconda è un atto politico che richiede un passaggio dal collegio dei commissari.
Le prossime riunioni del collegio sono previste martedì 23 ottobre e mercoledì 7 novembre. Nei giorni scorsi in una intervista a Radio24, il presidente della Commissione Jean Claude Juncker ha spiegato la posizione europea così: non è saggio nel lungo periodo aggravere il peso dei debiti e comunque le regole valgono per tutti, se la Commissione non le facesse rispettare gli altri Paesi europei reagirebbero in modo virulento.
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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