LA GIORNATA
BRUXELLES Mai un cambio della guardia alla presidenza di turno della

Giovedì 2 Luglio 2020
LA GIORNATA
BRUXELLES Mai un cambio della guardia alla presidenza di turno della Ue ha suscitato così grande interesse e speranze. Questo è il caso, tanto che in Germania qualcuno si chiede se il fardello della guida della Ue nei prossimi sei mesi non sarà troppo pesante anche per una ricaricatissima Angela Merkel. E per una Germania che solo da un paio di mesi appare meno riluttante ad assumere gli oneri e non solo gli onori del paese più forte del continente. «Europa Kanzlerin», Cancelliera d'Europa titola la Süddeutsche Zeitung.
SEI MESI DIFFICILI
Saranno sei mesi difficilissimi, dal risultato non scontato sia per la risposta alla crisi multipla sanitaria ed economica, sia per le scelte strategiche che dovranno essere prese: i nodi delle relazioni con Usa e Cina, poi Russia, Turchia, sono più aggrovigliati che mai. E la Brexit: il negoziato sulle future relazioni commerciali langue. Al Bundestag Merkel non ha ammorbidito difficoltà e rischi: «Siamo consapevoli che ci sono molte aspettativa sulla presidenza tedesca della Ue», ha detto. Decisiva sarà la sua capacità di mediare, convincere costruendo una visione comune europea per la fase post-coronavirus. Le premesse ci sono, tuttavia le divisioni politiche e le fratture anche ideologiche permangono, non certo offuscate dalla pandemia: tra Est e Ovest, tra Nord e Sud, anche se su questo versante i passi compiuti per gestire la crisi mostrano un cambio di passo. Basti pensare alla conversione tedesca a sostegno della più grande emissione di debito comunitario mai prospettata. Strada in salita.
Merkel ha detto chiaro e tondo che «le posizioni degli Stati sul fondo per la ripresa e sul bilancio Ue 2021-2027 sono ancora molto distanti». Un accordo va trovato entro fine mese e lo ribadirà l'8 luglio a Bruxelles al parlamento europeo. Appuntamento al Consiglio europeo il 17-18.
Berlino difende le proposte von der Leyen, come Parigi, Roma, Madrid: emissione di bond per 750 miliardi, 500 per sovvenzioni e 250 per prestiti. Resta lo sbarramento di Olanda, Austria, Danimarca, Svezia: vogliono ridurre il volume dell'operazione, meno sovvenzioni e più prestiti. Si ipotizza un taglio di 100 miliardi. Tutto da verificare. I «frugali» vogliono una stretta sulle condizioni perchè non si fidano che l'Italia sia in grado di usare bene gli aiuti. Impegni e controlli sulle riforme interne. Vogliono lo sconto sul contributo nazionale al bilancio Ue e lo otterranno. L'Est rumoreggia, ma si tratta sui fondi per la coesione. Se i 750 miliardi saranno limati, la fibrillazione italiana sui prestiti del Mes risulterà ancora più incomprensibile: 37 miliardi (più i 5-7 che si risparmierebbero in oneri sul debito rispetto alle emissioni nazionali) non sono poca cosa.
In gioco la capacità della Ue di risollevarsi in fretta dalla recessione. Le politiche di bilancio resteranno espansive anche nel 2021. Lo indica perfino il gruppo di esperti Ue dell'European fiscal board: il sostegno fiscale alla crescita deve continuare. Giusto congelare il Patto di stabilità, ma ci vuole chiarezza su tempi e condizioni per ripristinarlo o per una verifica per la quale si propone «al più tardi in primavera». Il vicepresidente Dombrovskis dice che questa è la linea della Commissione: «Non c'è una data precisa» per riattivare le regole di bilancio, «troppa incertezza». Una prima discussione sarà in autunno, la verifica sul patto di stabilità in primavera. Dombrovskis specifica che lo stop è giustificato da una grave caduta dell'economia nella Ue.
Nel 2021 la crescita sarà positiva, ma non recupererà quanto perso quest'anno. Consapevole che la questione scatena nervosismo, il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni dice: «Dobbiamo essere politicamente molto saggi nella scelta dei tempi e dei modi per andare gradualmente verso una diversa politica di bilancio. Avremo ancora bisogno nel 2021 di un sostegno fiscale, non possiamo rischiare una doppia recessione come 10 anni fa». A scanso di equivoci il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, dichiara che nel 2021 si dovrà «tenere conto della profonda recessione» del 2020. Andrà definita una risposta fiscale anche se «non ai livelli di quest'anno, ma tornare a una meccanica applicazione delle regole del patto di stabilità nel 2021 non appare in linea con le previsioni attuali».
Antonio Pollio Salimbeni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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