La fuga dei vaccini Ue esportati 174 volte Parigi: noi con Draghi

Sabato 6 Marzo 2021
IL CASO
ROMA Prima che l'Italia bloccasse l'invio in Australia di 250mila vaccini AstraZeneca prodotti ad Anagni, gli stati membri dell'Unione europea avevano concesso per 174 volte il proprio benestare alle esportazioni in 30 paesi extra Ue. Una lista che comprende gli Emirati Arabi, il sultanato dell'Oman, il Qatar, Panama, Hong Kong, il Kuwait, Singapore, il Regno Unito e gli Stati Uniti. E ancora: Argentina, Australia, Bahrain, Canada, Cile, la Cina, il Giappone, la Nuova Zelanda, Macau. Tutte esportazioni approvate dal 30 gennaio in poi, da quando cioè è entrato in vigore il nuovo meccanismo comunitario che dovrebbe assicurare un maggiore controllo sui viaggi delle fiale prodotte in Europa. Una portavoce della Commissione Ue per il Commercio spiega che Bruxelles non comunica i quantitativi delle dosi esportate, ma rende note le richieste autorizzate e le destinazioni: dal 30 gennaio al 1 marzo, 174 richieste per l'esportazione sono state approvate. E quindi le dosi sono partite.
I TAGLI
Mentre dagli aeroporti dei Paesi Ue le scorte viaggiavano verso l'Asia, l'America e l'Oceania, l'Italia subiva, come altri Stati membri, un massiccio taglio alle forniture. AstraZeneca aveva firmato un contratto per 16,1 milioni di dosi nel primo trimestre 2021. Fino a oggi i vaccini arrivati sono stati appena 1 milione e mezzo. La promessa della casa farmaceutica è di arrivare a 5 milioni. Ma il tempo è poco e continuano i tagli. Mancano 14 milioni di dosi rispetto al primo contratto; ne mancherebbero comunque 11 milioni se AstraZeneca ottemperasse all'accordo al ribasso di 5 milioni di fiale. Da AstraZeneca Italia ieri il presidente Lorenzo Wittum, in una intervista a ClassCnbc ha replicato: «Capiamo la decisione del governo italiano, alla luce della situazione che c'è in Europa». La linea di AstraZeneca è questa: il contratto con l'Australia era precedente ai problemi dello stabilimento in Belgio che ha rallentato la produzione, ci aspettavamo lo stop all'esportazione e comunque le 250mila dosi non erano destinate solo all'Italia, ma a tutta l'Ue. «Contiamo di garantire come previsto - prosegue Wittum - 5 milioni di dosi entro il primo trimestre e 20 milioni entro il secondo». Dieci delle 20 milioni di fiale previste tra aprile e giugno, però, arriveranno da stabilimenti extra Ue (India, Cina e Sud America), nessuno lo dice apertamente, ma è evidente che se l'Europa chiude i confini il divieto può valere in entrambi i sensi. Wittum apre però alla produzione in Italia: «Il governo italiano ha appena annunciato uno stanziamento di mezzo miliardo per un polo che possa produrre i vaccini nel nostro paese. Siamo a disposizione per verificare se ci siano partner». Per il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in ogni caso, «finché ci saranno ritardi è giusto bloccare le esportazioni verso i Paesi non vulnerabili».
LE REAZIONI
La mossa italiana ha sollevato le critiche del governo della Gran Bretagna, dove sono già stati vaccinati in 20 milioni grazie alle fiale di AstraZeneca e Pfizer. Una portavoce del premier Boris Johnson ha sostenuto che «porre in atto restrizioni mette in pericolo gli sforzi globali contro il virus». La Francia si è schierata con l'Italia: «Potremmo fare lo stesso» ha detto Olivier Veran, ministro della Salute di Macron. In Germania il ministro Jens Spahn ha ricordato che il blocco delle esportazioni è previsto dall'Ue ma si è augurato che non ci siano «problemi all'intera catena di approvvigionamento a medio termine». In Australia mentre un ministro ha definito lo stop come un gesto di «disperazione», il premier Scott Morrison ha dichiarato di avere «capito» la mossa, dato che «in Italia le persone muoiono al ritmo di 300 al giorno». Il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis ha chiamato la controparte australiana Dan Tehan e ha spiegato «che non c'è nessun rischio di blocco per i vaccini di case farmaceutiche che onorano gli impegni con l'Ue». Messaggio chiaro, rimarcato dal portavoce della Commissione, Eric Mamer: le aziende che hanno siglato i contratti di pre-acquisto, devono fare il massimo per applicarli. Che fine faranno le 250mila dosi bloccate? La proprietà, ha detto ieri la Commissione, resta di AstraZeneca. «Non spetta a noi dire dove le dosi devono andare».
L. De Cic.
M. Ev.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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