LA FIRMA
VENEZIA L'Emilia Romagna batte sia il Veneto che la Lombardia. E senza

Giovedì 19 Ottobre 2017
LA FIRMA
VENEZIA L'Emilia Romagna batte sia il Veneto che la Lombardia. E senza passare per le urne. È di ieri mattina la firma di una dichiarazione di intenti tra il presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni e il presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, per dare alla regione maggiore autonomia. Un documento, quello firmato a Palazzo Chigi, che in Veneto viene bollato come un bluff. «Una trattativa pilotata se non ispirata dal potere centrale», dice il leghista Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale del Veneto. «Acqua fresca rispetto a quello che ha in mente il Veneto», rincara il costituzionalista Luca Antonini. «Una farsa», dice il vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli.
L'ATTO
«A seguito della risoluzione adottata il 3 ottobre dal Consiglio Regionale dell'Emilia Romagna - si legge nella dichiarazione di intenti - al fine di ottenere forme e condizioni particolari di autonomia, il Governo e la Giunta regionale intendono dare corso a tale proposito. Quanto al Governo, anzitutto mediante i necessari approfondimenti con tutti i Ministeri interessati, tenendo conto delle possibilità e dei limiti stabiliti dalla Costituzione. Come è noto, l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, prevede al riguardo un procedimento complesso: il primo passo è già stato compiuto, perché si è manifestata una volontà univoca, da parte della Regione, nella sua assemblea elettiva, diretta a tale scopo». Le materie interessate «saranno oggetto di ogni necessaria valutazione, da compiere anche in forma bilaterale, in modo da perseguire un esito positivo sia per la Regione sia per l'ordinamento repubblicano sia, soprattutto, nell'interesse del Paese». Soddisfatto Bonaccini: «La dichiarazione di intenti è per noi motivo di grande orgoglio e dimostra la volontà del Governo di prendere sul serio la nostra richiesta». I tempi? «Non so quali saranno i tempi tecnici - dice Bonaccini - la partita è grossa, ma le premesse, vista la velocità con cui siamo stati ricevuti, mi sembrano positive».
LE REAZIONI
«L'avvio dell'iter per l'autonomia dell'Emilia Romagna è un atto di grande rilievo istituzionale che segna un precedente virtuoso nei rapporti tra lo Stato e le Regioni», dice la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani (Pd). Ma in Veneto ci sono ben altre reazioni. «Siamo ben lontani dall'intesa prevista dal 116 della Costituzione», dice il professor Luca Antonini che in tutta la partita dell'autonomia ha affiancato il governatore Luca Zaia. Praticamente un bluff, dice. «È un documento preparatorio, quattro righe di dichiarazioni di intenti». Un atto politico? «Esclusivamente politico». Tre le argomentazioni del professor Antonini. «Primo: la proposta dell'Emilia Romagna è acqua fresca rispetto a quello che ha in mente il Veneto. L'Emilia Romagna ha chiesto la tutela e la sicurezza del lavoro; la salute avanzando pure la richiesta di accorpare le Asl, cosa che il Veneto peraltro ha già fatto, e aumentare i vaccini obbligatori; la tutela dell'ambiente e il territorio. Insomma, pochissimo. Secondo: di risorse l'Emilia Romagna non parla. Il Veneto invece chiederà tutte le 23 materie e le stesse risorse che oggi spettano a Trento e Bolzano, e cioè i nove decimi delle imposte. Terzo: la tempistica. L'Emilia Romagna è andata a siglare una dichiarazione di intenti con un Governo in scadenza, è tutto rinviato alla prossima legislatura. Il documento firmato da Gentiloni e Bonaccini è solo fumo negli occhi contro Veneto e Lombardia per dire che i referendum non servono, ma in realtà quel documento è incapace di produrre qualsiasi effetto utile per l'Emilia Romagna».
Alda Vanzan
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