LA CRISI
È crisi diplomatica e confronto a tutto campo tra la Turchia di

Venerdì 11 Ottobre 2019
LA CRISI
È crisi diplomatica e confronto a tutto campo tra la Turchia di Erdogan da un lato, impegnata nell'offensiva fonte di pace per creare una zona di sicurezza anti-curda nelle regioni nord-orientali della Siria, e l'Europa e in particolare la Francia, ma anche l'Italia di Giuseppe Conte, che incalzano denunciando il rischio di emergenza umanitaria. Erdogan punta l'indice sull'Unione europea e brandisce l'arma della pressione migratoria dei rifugiati siriani in Turchia: «Se l'Unione europea insiste a ostacolare la nostra operazione contro i curdi definendola un'occupazione - avverte il presidente turco - apriremo le porte a 3 milioni e 600mila rifugiati e li manderemo da voi». A questo si aggiunge la recriminazione per le mancate «promesse della Ue su 6 miliardi di euro di aiuti per i profughi», mentre occorrono ben altri stanziamenti internazionali.
IL PROGETTO
Nel progetto di Erdogan, 2 di quegli oltre 3 milioni potranno trovare collocazione nel Nord della Siria da strappare ai curdi dell'Ypg, una formazione che Ankara considera da sempre terroristica, strettamente imparentata al Pkk. L'Italia si schiera con Bruxelles e il presidente del Consiglio Conte invita la Ue a «muoversi con una sola voce, non è accettabile - dice - questa iniziativa unilaterale turca, rischia di essere controproducente, di destabilizzare l'intero quadro già compromesso. Non possiamo accettare che ci possa essere un ricatto tra l'accoglienza fornita dalla Turchia, meritevole ma con fondi europei, e l'offensiva in Siria».
E come provvedimento immediato e concreto, il ministero degli Esteri retto da Luigi Di Maio convoca l'ambasciatore turco, Murat Salim Esenli. A riceverlo il viceministro Marina Sereni, che gli rappresenta, preciserà una nota ufficiale della Farnesina, «la ferma condanna dell'Italia per l'iniziativa militare unilaterale della Turchia nel nord-est del territorio siriano». Azioni unilaterali costituiscono infatti «una minaccia ai risultati conseguiti dalla Coalizione anti-Daesh, di cui Italia e Turchia sono entrambi importanti membri, e prolungheranno l'instabilità nel nord-est siriano, rischiando di creare terreno fertile per il ritorno di Daesh». Che è l'acronimo arabo per lo Stato Islamico. No - secondo la Farnesina a una soluzione militare della crisi, che deve invece tornare sui binari del dialogo politico e della diplomazia internazionale. La Francia, a sua volta, chiede col ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian che si riunisca la coalizione internazionale anti-Isis per mettere ognuno «davanti alle responsabilità». E in serata è lo stesso presidente francese, Emmanuel Macron, a «condannare fermamente l'offensiva militare unilaterale in corso in Siria. Chiedo alla Turchia - ribadisce - di mettervi fine il più rapidamente possibile».
Conte da Roma annuncia che l'Italia «farà qualcosa di concreto per i curdi». Gli Stati Uniti di Donald Trump, intanto, fanno un passo ufficiale presso l'Onu prendendo le distanze dall'attacco turco (dopo averlo di fatto avallato) tramite l'ambasciatrice Kelly Craft: «Come il presidente Donald Trump ha ampiamente chiarito, gli Usa non hanno in alcun modo avallato la decisione del governo turco di organizzare un'incursione militare nel nordest della Siria».
LE NAZIONI UNITE
E i membri europei del Consiglio di sicurezza Onu in un comunicato congiunto si dicono «profondamente preoccupati per l'operazione militare turca nel nordest della Siria» e chiedono ad Ankara di «cessare l'azione» perché le «rinnovate ostilità armate comprometteranno ulteriormente la stabilità dell'intera regione, esacerberanno le sofferenze dei civili e provocheranno ulteriori spostamenti che aumenteranno ancora il numero di rifugiati e sfollati». Per dirla con le parole di Conte in serata, «L'Italia, l'Ue e tutti gli organismi internazionali devono battere un colpo forte». La sfida continua.
M. Vent.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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