La Consulta: «L'orso si può uccidere». Lui compare in foto

Mercoledì 17 Luglio 2019
La Consulta: «L'orso si può uccidere». Lui compare in foto
IL CASO
TRENTO L'orso in fuga non si è allontanato molto dalla gabbia dov'era stato rinchiuso nella notte tra domenica e lunedì. Ieri mattina alle 9.29, sei ore e mezzo dopo l'evasione dai recinti del Castellèr, M49 è stato ripreso da una fototrappola sistemata dai cacciatori di Pergine tra i boschi della Marzola, la montagna che si affaccia su Trento. L'animale ha percorso meno di dieci chilometri e sembra in buona salute: qualcuno spera che da lì riesca a tornare verso i boschi dove ha vissuto tra la Val Rendena e le Dolomiti di Brenta, 50 chilometri più a nord.
IL PROVVEDIMENTO
La situazione di M49, però, non è certamente positiva. Il massiccio della Marzola in questo periodo è molto frequentato da escursionisti. I massi intorno al rifugio dei Bindesi sono utilizzati come scuola di roccia. L'alta presenza dell'uomo, nella zona dove si è rifugiato l'orso, potrebbe far scattare l'ordine di abbattimento emanato dalla Provincia di Trento agli agenti del suo corpo di Polizia forestale. «Se si avvicinerà alle case e agli umani sarà necessario abbatterlo» ha dichiarato il presidente Maurizio Fugatti.
E d'altra parte la Corte Costituzionale, infatti, ha respinto un ricorso della Presidenza del Consiglio, e ha ritenuto legittime le leggi delle Province autonome di Trento e Bolzano che autorizzano i rispettivi presidenti a agire contro orsi e lupi considerati nocivi.
Secondo i giudici della Consulta, i presidenti delle due Province possono «adottare provvedimenti riguardanti il prelievo, la cattura e l'eventuale uccisione di orsi e lupi, per prevenire danni gravi alle colture e all'allevamento, e per garantire la sicurezza pubblica quando non esista altra soluzione valida». L'unica condizione è l'assenso dell'ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
PROTOCOLLI
«Quella di M49 non è una situazione positiva. La sua vicenda è stata strumentalizzata dai politici come da molti ambientalisti» commenta Paolo Ciucci, il professore dell'Università La Sapienza che si occupa da decenni dell'orso marsicano.
«I protocolli da seguire se un orso si avvicina alle greggi, alle stalle o all'uomo sono stabiliti nel PACOBACE, il Piano d'Azione per la Conservazione dell'Orso al quale, oltre al Ministero dell'Ambiente, hanno aderito le Regioni Veneto, Lombardia e Friuli e le province di Trento e Bolzano. Se un animale selvatico diventa pericoloso, non c'è dubbio che debba essere catturato o eliminato. Ma la gestione dell'orso, come quella del lupo, non riguarda solo gli zoologi, ma è prima di tutto una questione sociale. In Abruzzo, dove l'orso è presente da millenni, l'uomo ne accetta la presenza. In Trentino la situazione è diversa, molti residenti non lo vogliono. La politica deve trovare una sintesi, non strumentalizzare la paura».
Nelle prossime decisioni riguardo M49, che ora vaga nei boschi della Marzola, sarà fondamentale capire se l'animale può essere pericoloso per l'uomo. «Tutti gli animali, anche cani e cavalli, possono diventare pericolosi se spaventati, e se sentono di non avere una via di fuga - spiega il professor Paolo Ciucci - Sta tornando nella sua valle? Gli orsi non hanno le capacità di viaggiare degli uccelli migratori. Come i gatti e molti altri animali, però, sono certamente in grado di orientarsi. Peccato avergli tolto il radiocollare».
Stefano Ardito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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