LA CONDANNA
NEW YORK El Chapo sarà chiuso per il resto della sua vita nel

Giovedì 18 Luglio 2019
LA CONDANNA NEW YORK El Chapo sarà chiuso per il resto della sua vita nel
LA CONDANNA
NEW YORK El Chapo sarà chiuso per il resto della sua vita nel carcere di massima sicurezza Supermax di Florence, nel Colorado, l'Alcatraz delle Montagne Rocciose. È lo stesso carcere dove si trovano i criminali più odiati d'America, dall'ideatore degli attentati alle Torri Gemelle al capo della banda Fratellanza Ariana. L'uomo che ha gestito il più vasto impero di narcotraffico ha ricevuto la sua condanna ieri in un tribunale di Brooklyn, dove il giudice Brian Cogan gli ha confermato l'ergastolo, più trent'anni. Dovrà anche restituire una cifra a moltissimi zeri: 12 miliardi. E non avrà alcuna possibilità di tornare libero. A 62 anni, Joaquín Archivaldo Guzmán Loera termina una carriera criminale condotta all'insegna della più totale spietatezza. Eppure, ieri si è lamentato del trattamento subito in prigione: «Non c'è giustizia qua. È stata una tortura psicologica, emotiva e mentale», ha protestato prima che il giudice gli comunicasse la pena.
Soprannominato El Chapo (Il Corto) per la sua statura ridotta (1 metro e 60), Guzman si era anche guadagnato il nomignolo di El Rapido quando all'inizio della sua carriera, alla fine degli anni Ottanta, si dimostrò capace di fornire cocaina all'avido mercato statunitense a prezzi concorrenziali e molto velocemente.
I TUNNEL
Durante un apprendistato con il narcotrafficante Miguel Gallardo, El Chapo si era infatti creato una serie di contatti fra i produttori in Colombia, ai quali garantì acquisti continui e frequenti in cambio di prezzi più bassi. E poi inventò il sistema dei tunnel sotterranei per il passaggio della merce negli Usa, dove veniva distribuita da cellule locali. E i tunnel sono stati il suo segreto anche per fuggire: arrestato due volte, è scappato dalle prigioni messicane grazie a cunicoli scavati sotto le sue celle. La seconda volta, nel 2014, si trattava di un tunnel lungo un chilometro e mezzo. Riacchiappato, nel 2016, fu estradato negli Usa, per evitare l'ennesima fuga, a patto però che la pena di morte non fosse contemplata.
Durante il processo, conclusosi a febbraio, sono venuti a galla particolari orribili della sua gestione dell'impero del narcotraffico. Appollaiato nella Sierra Madre, El Chapo ha pilotato il cartello di Sinaloa conducendo guerre contro nemici e rivali, e spesso intervenendo personalmente nelle uccisioni o nelle torture, alcune di eccezionale efferatezza. Ha avuto quattro mogli, l'ultima delle quali è una ex reginetta di bellezza, alla quale si è proposto durante una festa paesana, circondato da un centinaio di uomini armati. Emma Coronel Aispuro gli ha dato due figlie, nate a Los Angeles, che si aggiungono ai sette avuti dalla prima e dalla terza moglie. È comunque possibile che El Chapo abbia altri figli. Va ricordato che pur pluri-sposato Guzman ha avuto varie amanti, oltre ad avere anche il gusto di violentare ragazzine vergini che gli venivano procurate dietro salato pagamento a una mediatrice: le voleva non più che tredicenni, perché erano la sua vitamina.
LA SEGRETEZZA
La sua carriera è finita a causa della fissazione per la segretezza. Nel 2008 aveva assunto un giovane consulente digitale, il colombiano Christian Rodriguez, che gli aveva rifatto il sistema internet e gli aveva creato un network telefonico criptato. Ma gli aveva anche dovuto fornire un sistema per poter spiare le telefonate dei suoi collaboratori, delle sue amanti e di sua moglie. E quando l'Fbi ha incastrato il giovane consulente, offrendogli di collaborare o finire in prigione, è stata proprio quella porta a permettere alle autorità di ascoltare Guzman, e leggere i suoi sms.
Nei mesi scorsi, Guzman aveva insistito di voler un processo d'appello, l'unica vera speranza di fuga che gli sia rimasta. E ieri l'avvocato difensore, Jeffrey Lichtman, è sembrato mettere le basi per una simile possibilità, quando ha sostenuto che il processo non è valido perché i giurati non avevano mantenuto il silenzio stampa.
Anna Guaita
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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