La condanna è definitiva, ma lui è sparito Aveva anticipato l'omicidio in un libro

Giovedì 18 Luglio 2019
La condanna è definitiva, ma lui è sparito Aveva anticipato l'omicidio in un libro
LA STORIA
TORINO Da giorni si sono perse le tracce di Daniele Ughetto Piampaschet, il quarantenne di Giaveno condannato a 25 anni per l'uccisione di Anthonia Egbuna. La ragazza di appena vent'anni era stata trovata morta nel Po, a San Mauro Torinese, il 26 febbraio 2012. L'uomo era stato incastrato dalle pagine di un romanzo, La rosa e il leone, in cui un anno prima aveva raccontato la storia d'amore tra un ragazzo e una prostituta che assomigliava in tutto alla loro vicenda. Incluso il finale tragico del delitto.
IL PROCESSO
Quella di Piampaschet, difeso dall'avvocato Stefano Tizzani, è stata un'odissea giudiziaria che, dopo un'assoluzione in primo grado, aveva visto il processo arrivare fino alla Cassazione con una condanna e poi tornare una seconda volta in corte d'appello. Poi ai primi di luglio la sentenza è stata giudicata per la seconda volta dalla Cassazione ed è diventata definitiva.
È stato a quel punto, dopo aver ricevuto la notizia che sarebbe dovuto entrare in carcere, che ha deciso di fuggire e di nascondersi nei boschi vicino a casa, senza trovare il coraggio di costituirsi, lui che si è sempre professato innocente.
Da allora i carabinieri si sono presentati più volte a casa sua. Il sospetto infatti è che Ughetto, che non ha mezzi per iniziare una latitanza, passi di tanto in tanto dall'abitazione dei genitori. Durante uno di questi controlli, in cui l'uomo era dalle parti di casa, il padre gli ha protetto la fuga scagliandosi contro un carabiniere ed è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. Per i vincoli di parentela non è stato infatti possibile contestare il favoreggiamento.
Una vicenda in cui il ruolo degli investigatori si è rivelato fondamentale. «Nel romanzo che abbiamo trovato sul suo computer parlava in prima persona di questo omicidio. Descriveva nei dettagli come si era svolto. Ed era prima che il cadavere venisse ritrovato».
IL TESTO
Giuseppe Dezzani, uno dei più noti consulenti informatici forensi, ha analizzato i telefoni e i pc di Ughetto Piampaschet. Tra gli scritti, compariva anche Il braccialetto di corallo: per l'accusa è quasi una confessione. «La odiavo e la amavo, più di ogni creatura vivente. L'omicidio era la logica conseguenza di un percorso di vita al di fuori dei binari», così scriveva Piampaschet. In questo senso, il lavoro di Dezzani si è rivelato fondamentale, in particolare per datare le opere. «Il cadavere è stato trovato a fine febbraio, ma il racconto risale a gennaio. C'è poi un aspetto curioso: delle cancellazioni fatte a posteriori che però non è stato possibile stabilire a che periodo risalgano. Il computer è infatti troppo datato».
In secondo grado è stato fatto anche un approfondimento sulle abitudini di Piampaschet. Le pagine Internet su cui navigava. E così sono emersi altri aspetti. «Un interesse specifico per siti aventi come tema la pornografia e come protagoniste ragazze di colore assimilabili alla vittima». La sua era quasi un'ossessione.
Il corpo senza vita della donna emerse dalle acque del Po, a San Mauro Torinese, nel febbraio del 2012. Secondo gli inquirenti e l'autopsia eseguita dal medico legale Roberto Testi però la sua morte risalirebbe addirittura al novembre precedente. Sarebbe stata uccisa con una dozzina di coltellate. Ughetto venne arrestato in estate. Ma lui diceva: «Il nostro rapporto si era trasformato in un'amicizia sincera e profonda. Le volevo bene e non avevo motivo di farle del male. Non ne sarei nemmeno stato capace».
Giacomo Nicola
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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