L'INTERVISTA
Da 3.186 euro nel 2017 a 76.232 euro nel 2018. Il caso del friulano

Mercoledì 4 Dicembre 2019
L'INTERVISTA
Da 3.186 euro nel 2017 a 76.232 euro nel 2018. Il caso del friulano Massimiliano Panizzut, deputato della Lega alla sua prima legislatura, è fra quelli più clamorosi: nel giro di un anno il suo reddito imponibile è cresciuto di 23 volte. «Non lo nascondo, sono un privilegiato come tanti altri miei colleghi, ma le cifre non dicono niente se non vengono rapportate all'impegno», precisa.
Cosa faceva prima, per guadagnare così poco?
«Due anni fa ho lavorato come collaboratore di un parlamentare, peraltro solo per alcuni mesi. Ho fatto l'operaio per 25 anni, percependo negli ultimi tempi 1.800 euro al mese, per dieci ore di fabbrica al giorno. Poi la ditta ha chiuso e ho accettato un impiego remunerato poco, pur di fare qualcosa. Il politico in questione è un amico, per cui ne ho fatto una questione di fiducia, più che di soldi. Mai avrei pensato che sarei stato candidato anch'io, di lì a poco».
E quindi le è cambiata la vita?
«Matteo Salvini e Massimiliano Fedriga hanno riconosciuto i miei 29 anni di impegno in Lega. Ho fatto il segretario di sezione, l'assessore comunale, il membro di un Cda. Poi è arrivata questa proposta e ne sono stato orgoglioso. La vita mi è cambiata per l'impegno e per le soddisfazioni, ma questo ha comportato anche il fatto di dover rinunciare a stare in mezzo alle mie amate montagne per quattro giorni alla settimana».
Il cambiamento è stato però anche economico...
«Al momento dell'elezione non sapevo quanto avrei guadagnato, perché pensavo solo all'onore di poter essere tra i mille che legiferano per i cittadini. Ovviamente però poi mi sono accorto anche della differenza monetaria. Inutile dire che siamo dei privilegiati, sia per l'opportunità che abbiamo di cambiare il Paese, sia per il compenso che incassiamo. Conosco colleghi che fingono dispiacere dicendo: però prima guadagnavamo di più... Allora potevano stare dov'erano, dico io».
Come ha gestito questa impennata del suo reddito?
«Non sono mai stato uno scialacquatore, né prima né adesso. Diciamo che ora tengo presente il fatto che siamo a termine».
Netto mensile?
«Cinquemila euro, più i rimborsi. Di quella cifra, in maniera del tutto autonoma e volontaria, verso una quota di contributo alla tesoreria federale della Lega. Quanto? Non lo dico, sono affari miei e non mi vanto di fare beneficenza, ma ritengo giusto sostenere la struttura, perché il movimento siamo noi».
Crede che il vostro emolumento sia troppo elevato?
«Non c'è un alto o un basso, dipende dall'impegno che ci metti e da come ti fanno lavorare. Se posso permettermi, il Governo attuale ci costringe a scaldare la sedia per ore e ore, portando in aula provvedimenti con procedure che si interrompono quasi subito. Questa settimana siamo a Roma da lunedì a venerdì, altre volte va da martedì a giovedì. Diciamo che sabato e domenica sono salvi, per quanto riguarda aula e commissioni, ma sul territorio molti di noi sono ugualmente impegnati. Personalmente, gestendo l'organizzazione della Lega per il Friuli Venezia Giulia, mi sento di lavorare non 7 giorni su 7, ma 8 su 7...».
Perché certi suoi colleghi non pubblicano i propri dati?
«Non è una scelta, ma un obbligo. Sono soldi pubblici, per cui i cittadini hanno il diritto di sapere e di valutarci, per quello che prendiamo e che facciamo».
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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