L'INTERVENTOI
ROMA Le banche italiane continuano a essere sorvegliate speciali.

Domenica 28 Ottobre 2018
L'INTERVENTOI
ROMA Le banche italiane continuano a essere sorvegliate speciali. Il ministro dell'Economia assicura che gli istituti di credito italiani sono «ancora» solidi ma anticipa che il governo di fronte a una nuova crisi sarebbe pronto a intervenire. Il rischio è sempre lo stesso, lo spread «alto e dannoso». Esattamente come ha sottolineato il governatore della Bce Mario Draghi, attaccato inizialmente dal vicepremier Luigi Di Maio (poi più conciliante: «nessun litigio», smorza a distanza di 24 ore) e con il quale invece il titolare del Tesoro si dice perfettamente allineato. Il giudizio sull'operato e il ruolo della Bce non è l'unica differenza che si è registrata fra il guardiano dei conti e i due vicepremier politici nel corso della messa a punto della manovra: «non da tecnico ma da ministro dell'economia», confessa infatti intervistato alla festa dal Foglio, «avrei preferito un livello di deficit più basso, per prima cosa perché forse non serviva». Poi, aggiunge evitando di estremizzare la divergenza, «per contrastare il rallentamento dell'economia avrei invece preferito da economista il 2,4 ma anche il 2,5%». D'altro canto, la scelta di fare un deficit «più alto del previsto è considerata quasi normale per una manovra espansiva».
IL CONFRONTO
Il confronto tra il numero uno di via Settembre e, in particolare, il leader M5S Luigi Di Maio è stato a tratti aspro in queste ultime settimane e così Tria evita di criticarlo apertamente senza però risparmiarsi un rinnovato invito alla «prudenza»: la stabilità politica e sociale, è la sua tesi, rappresentano la vera carta da giocare in Europa e sui mercati. Il ministro rivendica anche la crescita, che il governo ha stimato per il 2019 all'1,5%, e spiega di non avere in cantiere alcuna revisione del Pil né a breve né a medio termine. Di fronte a condizioni avverse, semmai - ribadisce - gli interventi correttivi alla legge di bilancio riguarderebbero la spesa pubblica e per questo mette in conto revisioni «trimestrali ma anche mensili». Anche di fronte a uno scenario avverso, dunque, il governo non immagina di usare i risparmi degli italiani come indica invece un economista della Bundesbank (la banca centrale ha precisato che parla a titolo personale) Karsten Wendorff, secondo il quale «il governo italiano per dimezzare il proprio debito pubblico deve attingere all'ampio risparmio privato dei suoi cittadini». E se proprio dovesse far ricorso a un esperto, l'esecutivo gialloverde sceglierebbe più volentieri Ashoka Mody, visiting professor di Economia Internazionale a Princeton ed ex Fmi, convinto che «la manovra del Popolo sia proprio quello di cui l'Italia ha bisogno, dopo anni di austerità e disagio sociale». Tornando alle banche, Tria non si sbilancia sullo strumento che potrebbe essere messo in campo per combattere gli eventuali problemi di ricapitalizzazione tenendosi alla larga dall'ipotesi delle fusioni, quella che riscuoterebbe maggior consenso nel M5S. Una cautela, spiega, necessaria: «Il governo deve in un modo o nell'altro intervenire. È doveroso. Ma dire come non è possibile, e se un ministro lo facesse turberebbe il mercato». Intanto i prossimi passi sono segnati. All'Italia l'Ue ha chiesto di presentare un nuovo Documento di bilancio entro il 13 novembre e se anche la nuova risposta non dovesse soddisfare Bruxelles, i tecnici europei dovranno formulare un nuovo parere. Se l'opinione fosse negativa partirebbe l'iter per arrivare alla procedura per debito eccessivo.
Michele Di Branco
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