L'INTERVENTO
ROMA La notte non è passata invano. Dopo che il discorso pronunciato

Venerdì 27 Marzo 2020
L'INTERVENTO
ROMA La notte non è passata invano. Dopo che il discorso pronunciato mercoledì alla Camera, senza nessuna apertura all'opposizione e all'«unità per la rinascita» invocata da Sergio Mattarella, Giuseppe Conte si corregge. Nella sua informativa in Senato arriva l'apertura sollecitata anche dal Pd che non ha la minima voglia di affrontare la drammatica epidemia sotto il fuoco incrociato di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
La cautela di Conte è dettata dal timore di dover lasciare il posto a un governo di ricostruzione guidato da Mario Draghi. Ma, di fronte al pressing dem e quirinalizio, cede: «Il governo è favorevole ad un percorso di condivisione con l'opposizione per le misure di rilancio del Paese». Ancora: «Alla Camera ieri ho ascoltato delle dichiarazioni di grande apertura al confronto. C'è piena disponibilità al dialogo da parte del governo: ho dato mandato al ministro Federico D'Incà di elaborare un percorso di più intenso confronto per consentire l'acquisizione» delle proposte che arrivano da Lega, Fdi e Forza Italia.
Già questa mattina D'Incà incontrerà i capigruppo dell'opposizione. All'ordine del giorno la scrittura del decreto di aprile che sarà, dice Conte, «di almeno di altri 25 miliardi», da destinare a «famiglie, lavoratori e imprese, per una somma totale di 50 miliardi». Soldi che il premier spera di trovare anche grazie agli eurobond. Un po' la ricetta di Draghi, che Conte lasciando il Senato elogia: «Siamo in sintonia, serve uno shock, un'azione straordinaria».
Già, l'ex presidente della Bce che ha detto al Financial Times che si deve fare debito per aiutare chi perde il lavoro. E' lui il vero mattatore della giornata. Ne parla per primo Pier Ferdinando Casini, poi Matteo Renzi che vedrebbe bene Draghi a palazzo Chigi e a Conte dice: «Draghi le ha indicato la strada, serve liquidità. O siamo in grado di immaginare il futuro economico o faremo gli stessi errori fatti sull'emergenza sanitaria». Più o meno sulla stessa linea Matteo Salvini, anche lui grande sponsor di un governo di tutti guidato dall'ex presidente della Bce: «Mi si permetta di ringraziare Draghi per le sue parole, perché è caduto il mito del non si può fare debito». Ancora più chiaro, quasi chiamandolo in campo: «Benvenuto presidente Draghi, ci serve l'aiuto di tutti, ci serve anche il suo, quindi sono contento, di quello che potrà nascere».
IL MURO GRILLINO
Troppo, per i 5Stelle che fanno quadrato a difesa di Conte. Così, per provare a stoppare questo accenno di solidarietà nazionale, il grillino Gianluca Perilli chiudendo i lavori attacca a testa bassa Salvini e Giorgia Meloni. In aula esplode la bagarre ed evapora il fragile afflato bipartisan. La presidente Casellati è costretta a riprendere Perilli e a richiamare tutti alla calma: «Tenete le mascherine e smettete di urlare».
Nel suo intervento Renzi non parla solo di Draghi. Annuncia che «dopo l'estate» proporrà una «commissione parlamentare d'inchiesta» su come è stata gestita l'emergenza sanitaria. E incalza Conte, chiedendo di finirla con i decreti ogni due giorni e di farne uno che sia «l'ultimo in cui si dice tutto quello che serve per mettere le imprese nelle condizioni di riaprire. Cinquanta miliardi non bastano». Duro anche Salvini, scettico sull'apertura di Conte all'opposizione: «Noi la collaborazione la intendiamo non come un garbato ascolto. Se ci vuole collaborativi lavoriamo insieme, se ci vuole spettatori allora ce lo dica: vogliamo che le nostre proposte vengano ascoltate, perché nei suoi decreti, ci sono degli evidenti errori».
A.Gen.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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