L'INDAGINE
VENEZIA Fu una delle morti legate al Covid che più commosse l'opinione

Giovedì 9 Settembre 2021
L'INDAGINE VENEZIA Fu una delle morti legate al Covid che più commosse l'opinione
L'INDAGINE
VENEZIA Fu una delle morti legate al Covid che più commosse l'opinione pubblica. Ivan Busso aveva 42 anni e una salute di ferro. Con la moglie e la loro bambina di due anni viveva a Malcontenta, tra Mira e Venezia. La sua passione per i rapaci l'aveva trasformata in una professione, quella di falconiere, che lo aveva fatto conoscere e apprezzare. Si ammalò a inizio dicembre dell'anno scorso, nella seconda terribile ondata della pandemia. Finì in terapia intensiva all'ospedale di Dolo, dove si negativizzò al Covid, ma non riuscì a superare una successiva crisi polmonare. Trasportato all'ospedale all'Angelo di Mestre, morì il 1. gennaio. E nel giro di un paio di settimane il Codiv si portò via anche la madre, Gina Smerghetto, 65enne, e poi il padre Gianni, 72enne. Ora per la morte del falconiere la Procura di Venezia ha indagato dodici medici. Tutti del reparto di Terapia intensiva dell'ospedale di Dolo, dove Busso fu ricoverato dal 9 dicembre al 1. gennaio.
ISCRIZIONE DOVUTA
Un atto dovuto, quello disposto dal sostituto procuratore Roberto Terzo, dopo che i primi accertamenti del dottor Guido Viel, medico legale dell'università di Padova, nominato perito della Procura, hanno confermato la «presenza di una polmonite batterica instauratasi in un quadro di polmonite interstiziale da infezione Sars-Cov2». Di qui «la necessità - segnalata dallo stesso perito - di approfondire e valutare la condotta dei sanitari intervenuti durante la degenza di Busso presso il presidio ospedaliero di Dolo». A giugno gli accertamenti peritali sono stati così sospesi per consentire l'iscrizione nel registro degli indagati dei dodici medici, con l'ipotesi di omicidio colposo, che si sono affidati per la loro difesa all'avvocato Annamaria Marin. Il dottor Viel, da parte sua, ha chiesto di essere affiancato da un medico specializzato in anestesia e rianimazione, che il sostituto Terzo ha individuato nella dottoressa Marina Munari. Ieri gli accertamenti sono ripresi, nel dipartimento di medicina legale dell'ospedale di Padova, alla presenza anche dei consulenti delle parti. Quelli dei medici indagati, ma anche dei familiari della vittima.
I DUBBI DELL'ESPOSTO
L'indagine è nata proprio dall'esposto della vedova, Elisa Busso, assistita dall'avvocato Marco Frigo e dallo Studio 3 A. La donna, fin da subito, ha spiegato di non avere nulla contro i medici che hanno assistito il marito e di comprendere la situazione di emergenza in cui si sono trovati a lavorare, in quelle terribili settimane, nel reperto di Terapia intensiva del Covid di Dolo. Ma a tormentarla è il dubbio che le cose sarebbero potute andare diversamente, che suo marito poteva essere salvato. Busso infatti sembrava aver superato la fase acuta del Covid, era stato estubato e i tamponi a cui era stato sottoposto il 22 e 24 dicembre avevano dato esito negativo. Ora la vedova vuole sapere se il marito ha contratto durante il ricovero i due batteri che lo hanno colpito tanto pesantente, in particolare uno, l'Acinetobacter, assai resistente ai farmaci e di cui i sanitari non sono riusciti ad avere ragione, nonostante gli svariati antibiotici provati. Il suo tormento più grande è quello che sia stata tentata la cura dell'ossigenazione extracorporea, che lei aveva richiesto più volte, solo in extremis. Per questo Busso fu trasferito all'Angelo nel pomeriggio di Capodanno: troppo tardi. L'uomo non era più nelle condizioni di ricevere quella terapia. Morì poche ore dopo. Questi i dubbi della vedova che solo il proseguo dell'indagine, con gli accertamenti in corso, potrà chiarire. Da chiarire soprattutto quanto il Covid abbia compromesso lo stato dei polmoni del paziente, aggravatosi fino a morire. Ora i periti hanno 60 giorni di tempo per consegnare le loro conclusioni.
UNA TRAGEDIA FAMILIARE
Resta il dramma di questa famiglia così duramente colpita. Spirito vulcanico, Busso si era guadagnato il soprannome di falconiere dei vip. Con la sua società si era fatto conoscere e apprezzare. Tra i suoi clienti, l'aeroporto di Venezia, la Biennale per la Mostra del Cinema, tanti hotel di lusso... Tutti alle prese con volatili da allontanare. Missione che i falchi addestrati da Busso non fallivano mai. Un uomo nel pieno delle forze, che nessuno avrebbe immaginato potesse morì così, nel giro di un mese. In quelle settimane il Covid aveva contagiato anche i genitori del falconiere. E anche per loro l'epilogo fu fatale. La morte della madre avvenne il 15 gennaio, nel giorno del funerale del figlio. La notizia venne comunicata dal parroco, durante le esequie celebrate in streaming, lasciando nello sgomento parenti e amici. Quattro giorni dopo morì il padre.
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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