L'INCIDENTE
PADOVA Lesioni colpose gravi. È il reato ipotizzato negli avvisi

Venerdì 18 Maggio 2018
L'INCIDENTE PADOVA Lesioni colpose gravi. È il reato ipotizzato negli avvisi
L'INCIDENTE
PADOVA Lesioni colpose gravi. È il reato ipotizzato negli avvisi di garanzia per il gravissimo incidente di domenica mattina alle Acciaierie Venete di Padova, quando quattro operai sono stati investiti da un'ondata di acciaio fuso ad una temperatura di 1500 gradi. Sette le persone finite sotto inchiesta alla vigilia di quello che viene definito un accertamento tecnico irripetibile. Mercoledì prossimo il procuratore aggiunto Valeria Sanzari affiderà infatti una consulenza a due ingegneri meccanici dell'Università di Padova con il compito di individuare le cause del ribaltamento della siviera.
ATTO DOVUTO
Le iscrizioni sul registro degli indagati rappresentano un atto dovuto, in maniera da consentire la nomina di un pool di esperti a fianco dei due consulenti della Procura. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati ai vertici delle Acciaierie Venete: l'imprenditore Alessandro Banzato, presidente del consiglio di amministrazione della società, e il dirigente dello stabilimento Giorgio Zuccaro, titolare della delega in materia di sicurezza. Sotto inchiesta vi sono anche Vito Nicola Plasmati, legale rappresentante della Hayama Tech, con sede a Fagagna (Udine), la ditta incaricata della manutenzione degli impianti nello stabilimento di Camin, e tre amministratori della Danieli Officine Meccaniche Spa di Buttrio (Udine), l'azienda che ha fornito nel 2014 alle Acciaierie Venete la traversa di sollevamento della siviera. Si tratta del presidente e amministratore delegato Gianpietro Benedetti, di Giacomo Mareschi Danieli e Alessandro Trivillin. Chiude l'elenco Dario Fabbro, responsabile della sede bresciana della Danieli, la società che avrebbe rilasciato il certificato di conformità del prodotto alle norme europee.
Tre i quesiti che il pubblico ministero Sanzari rivolgerà ai suoi consulenti: un'approfondita valutazione sulle caratteristiche del macchinario, con l'individuazione di eventuali difetti di produzione o di impiego, un preciso riscontro sul rispetto delle normative in materia di sicurezza nell'utilizzo dell'impianto e l'accertamento delle cause che hanno provocato la rottura del gancio. Tutta l'area della fonderia, oltre ad impianti ed attrezzature finiti sotto sequestro, rimarrà chiusa fino a quando i periti non avranno concluso le verifiche.
LA DIFESA
«L'informazione di garanzia notificata ai componenti del CdA di Danieli & C. Officine Meccaniche Spa è un atto dovuto da parte della Procura di Padova - precisa l'avvocato Maurizio Miculan, legale dell'impresa friulana - come avviene tutte le volte in cui gli inquirenti devono procedere con accertamenti tecnici non ripetibili nei confronti di soggetti che, anche solo astrattamente, potrebbero avere qualche coinvolgimento nell'indagine in corso. Nel caso di specie, il pm ha ritenuto di garantire questa forma di difesa tecnica ai vertici di Danieli per il semplice fatto che la stessa ha fornito nel 2014 la traversa di sollevamento su cui si sarebbe verificato l'infortunio in questione. Lo stato dell'indagine non consente, peraltro, nessun tipo di valutazione, posto che non è nemmeno certo che l'infortunio si sia verificato a causa della rottura del macchinario fornito da Danieli, non potendosi nemmeno escludere che quello originariamente fornito non abbia subito in questi quattro anni modifiche di sorta».
Luca Ingegneri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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