L'INCIDENTE
PADOVA «Ci hanno detto che il nostro autista è in carcere.

Martedì 21 Maggio 2019
L'INCIDENTE
PADOVA «Ci hanno detto che il nostro autista è in carcere. Dovrà rimanerci molto tempo?». Con lo sguardo innocente, alle sette e mezza del mattino un bambino rivolge al sindaco di Arquà Petrarca la domanda che tutti i suoi compagni vorrebbero porgli. «Non lo so, ma di certo ora voi siete al sicuro» risponde Luca Callegaro, a bordo dello scuolabus nel primo viaggio dopo la tragedia sfiorata venerdì sui colli euganei. La risposta alla domanda del bambino arriva tre ore dopo dal Tribunale di Rovigo: no, Deniss Panduru non dovrà stare in carcere per molto. Il gip Pietro Mondaini ha convalidato l'arresto dell'autista rumeno disponendo però la sua liberazione e la misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Panduru dovrà firmare tre giorni a settimana dai carabinieri di Rovigo, la città in cui vive. «Che amarezza» commenta su Facebook lo stesso sindaco Callegaro.
LO SCHIANTO
Quattro giorni fa lo scuolabus si è rovesciato all'ora di pranzo dopo aver affrontato a zig-zag un tornante ad Arquà. Dentro c'erano 13 bambini tra i 6 e i 12 anni: 11 sono stati portati in ospedale ma per fortuna sono stati dimessi dopo poche ore cavandosela con lievi traumi e ferite. Panduru, rumeno di 51 anni ha aiutato i bambini ad uscire ma poi è scappato a piedi correndo per boschi e campi. I carabinieri lo hanno arrestato ad Este due ore dopo, accertando che il suo tasso alcolemico era di 0,3 (per gli autisti il limite è zero) e sospettando che poche ore prima il valore fosse più alto. È emerso anche che l'uomo aveva diversi precedenti, tra cui un patteggiamento proprio per una guida in stato di ebbrezza. Mentre i bimbi tornavano alla normalità, Panduru, dipendente della ditta di trasporti Seaf di Este, si difendeva davanti al gip. «Non stavo correndo, ho perso il controllo del mezzo a causa di un guasto meccanico al servosterzo - ha spiegato nel pomeriggio tramite l'avvocato Monica Malagutti -. E non ho abbandonato gli alunni da soli. Ho aiutato ad uscire dal mezzo ogni bambino, poi davanti all'ira dei loro genitori sono stato preso dal panico. Temevo che mi linciassero. Per questo non ho capito più niente e ho iniziato a camminare verso Este. Davanti ai carabinieri mi sono tranquillizzato e ho collaborato. Voglio chiedere scusa a tutti».
IL SOSTITUTO
Ieri al volante del mezzo c'era Emanuele Schievano, sessantenne, con otto anni di esperienza da conducente. Era stato proprio lui ad istruire il nuovo collega Panduru, quaranta giorni fa, mostrandogli il percorso da fare e raccomandandogli la massima prudenza. «Svolgo già questa professione nella zona dei colli - racconta -. Spiegai a Deniss che queste sono strade strette dove serve la massima attenzione. Non voglio giudicare il comportamento di un collega, ma una cosa a livello generale posso dirla: sarebbe importante che a bordo ci fossero sempre gli accompagnatori. Un autista deve pensare a fare l'autista e non anche il baby-sitter. Bisogna guardare la strada, non si può stare concentrati anche sullo specchietto e su come si comportano i bambini dietro».
Proprio la Seaf un mese fa aveva dovuto sostituire un altro autista, accusato di comportarsi male con i bambini e di alzare eccessivamente la voce, dopo aver ricevuto le segnalazioni da parte delle accompagnatrici. I Comuni di Arquà, Baone e Cinto Euganeo hanno deciso di revocare il contratto d'appalto con la ditta: sono in corso le verifiche tecnico-legali. «In ogni caso l'assunzione era in regola e i nostri mezzi non hanno problemi» dice il titolare Rodolfo Pasqualotto. I carabinieri hanno acquisito tutte le carte per fare ogni verifica.
LE REAZIONI
«Sembra di essere dentro un film» mormorava un altro bimbo ieri mattina scendendo dal pulmino. No, non è affatto un film. È realtà e poteva finire decisamente peggio. «Ma i bambini non la vivono come gli adulti. Per loro è quasi come si fosse trattato di un giro in giostra o di un gioco - racconta Barbara Vicentini, dirigente della scuola primaria Naccari -. In classe mettevano in confronto le rispettive botte: io ce l'ho su una gamba, io alla testa. Una bambina di prima ci ha raccontato tutto per filo e per segno, con tranquillità: scherzando le abbiamo detto che sembrava una piccola attrice». I bambini sorridono e ci scherzano su, ma per i genitori è ben diverso: il loro umore mescola rabbia e preoccupazione.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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