L'EXPLOIT
TOKYO È una rinascita, che si regge su tre pilastri: l'investimento

Lunedì 2 Agosto 2021
L'EXPLOIT
TOKYO È una rinascita, che si regge su tre pilastri: l'investimento sui giovani, la mentalità internazionale e il focus sul grande evento. Si stanno raccogliendo adesso i frutti del lavoro di semina effettuato sui giovani quando la responsabilità del settore era affidata a Stefano Baldini. Ieri a dimostrare questo aspetto ha pensato il ventiduenne napoletano Alessandro Sibilio, capace di acciuffare la finale dei 400 ostacoli stabilendo il personale in semifinale. In atletica nulla si improvvisa, senza un duro lavoro. Il secondo punto può essere ricercato nel cambio di mentalità che sta caratterizzando l'attuale generazione di atleti, i quali da qualche stagione hanno cominciato a frequentare assiduamente i meeting all'estero, così da confrontarsi con gli avversari di rilievo molto più spesso ed avere quindi la possibilità di paragonarsi con i più forti anche durante la stagione e non solo durante le Olimpiadi, i Mondiali o gli Europei. Jacobs e Tamberi sono i due esponenti di spicco del gruppo degli atleti viaggianti, che preferiscono perdere all'estero, ma sfidando avversari forti, piuttosto che vincere agevolmente in casa.
TALENTI
Il terzo elemento è invece una concentrazione specifica sul grande evento, al quale ci si presenta con la giusta motivazione, con l'obiettivo di migliorarsi. In sostanza: stabilire il personale o lo stagionale in occasione della gara clou dell'anno. Inoltre alla base dei nostri atleti talentuosi - un esempio può essere quello di Nadia Battocletti - c'è la capacità di venire alle Olimpiadi e impostare la gara come se si stesse gareggiando a una riunione locale, trattando tutte le rivali allo stesso modo. «Siamo in un'altra dimensione, con due azzurri che hanno riscritto la storia dell'atletica, Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi. Ma è soltanto la punta dell'iceberg, perché tutta la squadra sta riscrivendo la storia. Tutti si stanno comportando come abbiamo chiesto, cioè dando il massimo, e anche come numero di finalisti siamo molto avanti. Manca ancora una settimana di gare e dobbiamo chiuderla bene», ha commentato il presidente della Fidal, Stefano Mei. Il numero uno di via Flaminia ha avuto parole di elogio per i due olimpionici: «È da tutta la stagione che Jacobs va fortissimo nei 100 metri, qui è riuscito ad arrivare al massimo della forma. Per Tamberi c'era un appuntamento con la storia e non l'ha mancato. In una delle più belle gare di salto in alto di sempre, Gimbo e Barshim hanno scelto di dividersi la vittoria, che è il simbolo dell'unione tra due amici». Focalizzandosi sulla rinascita dell'atletica, Mei pensa che il valore oggi emerga anche «grazie a chi ha lavorato sul territorio nei momenti più difficili, quando lo sport era fermo». Mei ha seguito dalla curva i salti di Tamberi e le volate di Jacobs, poi è sceso in pista per salutare i due olimpionici. «Questa è la serata che ha cambiato la storia dell'atletica italiana. Da ora la nostra squadra può vantare l'uomo più veloce del mondo e quello che salta più in alto di tutti». Il messaggio che Mei porta via dal doppio oro è semplice: «I ragazzi vanno agevolati nel loro lavoro, ma non serve mettere loro pressione. Ognuno degli atleti che è venuto a Tokyo lo ha fatto per emergere». Insieme a Mei, accanto a Tamberi e Jacobs, c'è anche il presidente Malagò, il quale proprio ieri ha osservato come non riconoscere lo ius soli sportivo sia «aberrante e folle». Una polemica a cui ha risposto a stretto giro Matteo Salvini: «Già oggi a 18 anni si può chiedere la cittadinanza italiana». L'altra caratteristica di questa Nazionale tra pista e pedane, è la sua multietnicità. Ben 20 italiani sono infatti nati all'estero (tra questi anche Jacobs che però è cresciuto sul Garda sin da piccolissimo) e 19 sono invece nati in Italia e azzurri di seconda o terza generazione. «Il mondo va veloce e noi italiani dobbiamo stargli dietro per stare tra i grandi», aveva dichiarato l'altro giorno Ala Zoghlami, esponente di una Italia multietnica che vince capitalizzando l'investimento, aprendosi a una dimensione internazionale e presentandosi ai grandi eventi per fare risultato, e non semplicemente per partecipare e poi andare nella zona interviste e ringraziare il proprio gruppo sportivo.
Mario Nicoliello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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