L'EVACUAZIONE
ROMA Le notizie filtrano con difficoltà. Sulla destinazione

Giovedì 24 Gennaio 2019
L'EVACUAZIONE
ROMA Le notizie filtrano con difficoltà. Sulla destinazione dei migranti provenienti dal Cara di Castelnuovo di Porto, vicino a Roma, il Viminale prova a sorvolare sui dati. Non vengono diffusi come di consueto i numeri dal ministro Matteo Salvini. Il tentativo è evidente: il ministro non vuole scontentare il suo pubblico, ossia l'elettorato. A cominciare da quello abruzzese, chiamato alle urne a febbraio per le elezioni regionali. Anche se i numeri sono esigui, i 512 sono stati divisi in piccoli gruppi, massimo 50 persone, distribuiti in dieci regioni e collocati in diverse province per evitare l'impatto sul territorio. E cresce la gara di solidarietà.
LE CIFRE
Si andrà avanti fino a sabato. Dovranno andare via tutti. I primi migranti partiti martedì sono stati portati soprattutto in strutture in Campania. Ieri è stato il secondo turno: Molise, Basilicata, Marche e Abruzzo. Quattordici sono arrivati in Molise, nove in provincia di Campobasso, tre nel capoluogo, cinque a Petacciato, uno a Campolieto. Gli altri cinque a Isernia. In Basilicata, su disposizione delle rispettive prefetture, cinque sono stati portati in provincia di Potenza, uno in provincia di Matera, dove ci sono già 130 richiedenti asilo. Per trenta la destinazione sono le Marche: undici ospitati in centri di accoglienza nella provincia di Ancona. Gli altri sono stati portati nella province di Pesaro Urbino (8), Macerata (5), Fermo (3), Ascoli Piceno (3). Saranno accolti in Cas gestiti dalle Prefetture. In 30 sono stati accompagnati in Abruzzo, in provincia di Teramo. Oggi altri 60 toccherà ad altri 60: 15 in Umbria e 45 in Toscana. Domani, invece, 50 andranno in Piemonte e sabato 90 saranno distribuiti tra Emilia e Lombardia.
La gara di solidarietà parte dagli abitanti di Castelnuovo che aprono le porte di casa per ospitare i profughi del Cara e farli rimanere nel paesino e continua con le email e i cittadini dei paesi limitrofi che si presentano in comune per sapere cosa fare e come accogliere le persone che devono andare via. I messaggi arrivano anche da altre regioni: dall'Umbria, dalla Toscana e dal Veneto. Per questo non lascerà Castelnuovo il sacrestano nigeriano, destinato anche lui a partire. Mentre la parrocchia, guidata da un sacerdote messicano, accoglierà dieci persone.
Una famiglia dei Castelli Romani si è offerta di ospitare Blessing, ex prostituta nigeriana, e il suo bambino di appena se mesi. «Non so dove andare, spero solo che non sarò costretta a prostituirmi di nuovo». Non è certo che potrà rimanere in Italia, è arrivata due anni fa ed è titolare di permesso umanitario, secondo la nuova Legge sicurezza non potrà essere ancora ospitata in un centro. «Ho ricevuto un foglio di revoca - spiega - E ora, con un figlio di appena sei mesi, mi sento disperata. Spero che qualcuno mi aiuti». Ora la sua speranza è appesa ad un ricorso per ottenere lo status di rifugiato.
Di certo una soluzione sarà trovata per Ansou Cissé, il bomber'. A 19 anni è il cannoniere della Castelnuovese con una storia molto lunga alle spalle, la partenza dal Senegal, il centro di Lampedusa e ora la vita nel Cara. «Non l'ha presa bene perché il ragazzo si era integrato, era un anno e mezzo che giocava con noi» dice il presidente della Castelnuovese Calcio, Mauro Sabbatini. «Ma tutta la squadra c'è rimasta male».
LA STRATEGIA
Il prossimo passo sarà la chiusura del Cara di Mineo, in Sicilia, poi i centri di Gradisca d'Isonzo, Arcevia, Manfredonia (Borgo Mezzanone), Bari (Palese), Brindisi (Restinco, Don Tonino Bello), Crotone (Località Sant'Anna), Caltanissetta (Contrada Pian del Lago), Lampedusa, Trapani (Salina Grande), Elmas, Crotone (con una capienza di 1.200 posti), la cui gestione è finita nel mirino della Dda di Catanzaro. In tutto circa 6mila persone. I tempi non sono ancora stati stabiliti. Il decreto sicurezza, convertito in legge, ha portato a una rivoluzione del sistema dell'accoglienza, escludendo chi ha ottenuto la protezione umanitaria dalla categoria di coloro che hanno diritto di ospitalità nelle strutture dello stato. I titolari di permessi umanitari e chi si vede rigettare la domanda di asilo non hanno titolo per rimanere in Italia, Salvini vorrebbe spostarli nei Cpr, i Centri permanenti per il rimpatrio, che però, ad oggi, non hanno abbastanza posti.
Valentina Errante
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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