L'ESPERTO
VENEZIA Come va ripetendo ormai da quasi due anni, nemmeno il signore della virologia possiede la sfera di cristallo. Del resto a uno scienziato qual è Giorgio Palù, docente emerito all'Università di Padova, compete indicare un percorso di razionalità per l'uscita dal tunnel. «Prima di arrivare al lockdown, dovremmo vaccinare chi non si è immunizzato, favorire la terza dose al compimento dei sei mesi dalla seconda e commutare il Green pass in certificato vaccinale», suggerisce il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco e componente del Comitato tecnico scientifico nazionale.
IL VIRUS
La diretta di Palù da Marghera, ospite della Regione, è una controffensiva alle bufale dei social. «Certo che il contagio è possibile anche nei vaccinati ammette il virologo perché nessun vaccino protegge al 100%. Il virus cambia: se circolasse ancora il ceppo di Wuhan, avremmo una protezione dall'infezione al 95%; se circolasse solo la variante Alpha, la copertura sarebbe all'85%. Invece circola Delta, che è più contagiosa per via delle mutazioni, per cui gli esperimenti condotti in Israele, Gran Bretagna e Stati Uniti, mentre l'Italia latita, ci dicono che clinicamente la protezione dal contagio diminuisce dal 95% dapprima al 70%, poi al 60%, quindi al 50% e infine al 45%, ma rispetto alla malattia grave rimane oltre il 90%. Ecco perché è importante il richiamo: le prime due dosi si chiamano priming e danno l'innesco, la terza è definita booster e stimola le cellule cellule-memoria, dando una risposta superiore di 10 volte e coprendo tutti i mutanti con un'efficacia elevatissima». Reazioni avverse? «Vanno valutate nel contesto rischi-benefici. Come recita l'aforisma medico: prevenire è meglio che curare. E se leggiamo il bugiardino dell'aspirina, vediamo che può causare molti più problemi del vaccino». Doppia iniezione, contro il Covid e contro l'influenza, nello stesso momento? «Non c'è alcuna ragione immunologica o virologica per distanziarle». Misurazione del titolo anticorpale: sì o no? «Non esiste ancora per questa malattia un parametro immunologico di protezione. Alcuni tipi di proteina S correlano con gli anticorpi neutralizzanti, ma questo esame richiede un sacco di soldi, alcuni giorni di lavorazione e un laboratorio che in Veneto è solo a Padova: ha senso? Secondo me, no».
IL CERTIFICATO
Ha maggiore significato, secondo Palù, rendere più stringente l'utilizzo del certificato verde. «Ieri sera sono andato a cena racconta e ho dovuto dire: ma non mi chiedete il Green pass? Questo strumento è stato una scelta eccellente di politica sanitaria ed economica: da una parte è stato uno stimolo a vaccinarsi per milioni di persone, dall'altra è stato voluto da tutti i nostri imprenditori che temevano di chiudere. Ora l'Italia è stata presa a modello addirittura in Olanda, che non usa le mascherine ma al ristorante chiede il lasciapassare. A questo punto credo che non ci debba essere nessun problema a commutare il Green pass in certificato vaccinale». Della serie: il documento per l'accesso alle attività si può ottenere solo tramite la vaccinazione. «Dopo la terza dose sottolinea l'esperto è stimabile una durata di 12 mesi. Dopo la seconda, non posso anticipare le decisioni del Cts, ma sarà dato un parere sulla riduzione della validità». Prevedibile obiezione dei no-pass (sempre che non siano pure no-vax): perché allora non introdurre l'obbligo di vaccinazione? «La decisione spetta alla politica risponde Palù ma per quanto mi riguarda, trovo paradossale e illogico che chi svolge funzioni pubbliche e lavora a contatto con il pubblico non abbia la copertura vaccinale. Lo afferma anche la Costituzione: fatti salvi i diritti dell'individuo, vanno soddisfatti pure i doveri sociali. Invece vedo stadi e manifestazioni con migliaia di persone accalcate e senza mascherina: questo è il modo migliore di propagare i contagi».
I BAMBINI
Infine l'annuncio: il 29 novembre l'Agenzia europea del farmaco si pronuncerà sull'autorizzazione al vaccino PfizerBiontech per i bambini dai 5 agli 11 anni. «Una decisione arriverà dice il numero uno dell'Aifa e noi seguiremo quello che ci indica l'Ema».
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA VENEZIA Come va ripetendo ormai da quasi due anni, nemmeno il signore della virologia possiede la sfera di cristallo. Del resto a uno scienziato qual è Giorgio Palù, docente emerito all'Università di Padova, compete indicare un percorso di razionalità per l'uscita dal tunnel. «Prima di arrivare al lockdown, dovremmo vaccinare chi non si è immunizzato, favorire la terza dose al compimento dei sei mesi dalla seconda e commutare il Green pass in certificato vaccinale», suggerisce il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco e componente del Comitato tecnico scientifico nazionale.
IL VIRUS
La diretta di Palù da Marghera, ospite della Regione, è una controffensiva alle bufale dei social. «Certo che il contagio è possibile anche nei vaccinati ammette il virologo perché nessun vaccino protegge al 100%. Il virus cambia: se circolasse ancora il ceppo di Wuhan, avremmo una protezione dall'infezione al 95%; se circolasse solo la variante Alpha, la copertura sarebbe all'85%. Invece circola Delta, che è più contagiosa per via delle mutazioni, per cui gli esperimenti condotti in Israele, Gran Bretagna e Stati Uniti, mentre l'Italia latita, ci dicono che clinicamente la protezione dal contagio diminuisce dal 95% dapprima al 70%, poi al 60%, quindi al 50% e infine al 45%, ma rispetto alla malattia grave rimane oltre il 90%. Ecco perché è importante il richiamo: le prime due dosi si chiamano priming e danno l'innesco, la terza è definita booster e stimola le cellule cellule-memoria, dando una risposta superiore di 10 volte e coprendo tutti i mutanti con un'efficacia elevatissima». Reazioni avverse? «Vanno valutate nel contesto rischi-benefici. Come recita l'aforisma medico: prevenire è meglio che curare. E se leggiamo il bugiardino dell'aspirina, vediamo che può causare molti più problemi del vaccino». Doppia iniezione, contro il Covid e contro l'influenza, nello stesso momento? «Non c'è alcuna ragione immunologica o virologica per distanziarle». Misurazione del titolo anticorpale: sì o no? «Non esiste ancora per questa malattia un parametro immunologico di protezione. Alcuni tipi di proteina S correlano con gli anticorpi neutralizzanti, ma questo esame richiede un sacco di soldi, alcuni giorni di lavorazione e un laboratorio che in Veneto è solo a Padova: ha senso? Secondo me, no».
IL CERTIFICATO
Ha maggiore significato, secondo Palù, rendere più stringente l'utilizzo del certificato verde. «Ieri sera sono andato a cena racconta e ho dovuto dire: ma non mi chiedete il Green pass? Questo strumento è stato una scelta eccellente di politica sanitaria ed economica: da una parte è stato uno stimolo a vaccinarsi per milioni di persone, dall'altra è stato voluto da tutti i nostri imprenditori che temevano di chiudere. Ora l'Italia è stata presa a modello addirittura in Olanda, che non usa le mascherine ma al ristorante chiede il lasciapassare. A questo punto credo che non ci debba essere nessun problema a commutare il Green pass in certificato vaccinale». Della serie: il documento per l'accesso alle attività si può ottenere solo tramite la vaccinazione. «Dopo la terza dose sottolinea l'esperto è stimabile una durata di 12 mesi. Dopo la seconda, non posso anticipare le decisioni del Cts, ma sarà dato un parere sulla riduzione della validità». Prevedibile obiezione dei no-pass (sempre che non siano pure no-vax): perché allora non introdurre l'obbligo di vaccinazione? «La decisione spetta alla politica risponde Palù ma per quanto mi riguarda, trovo paradossale e illogico che chi svolge funzioni pubbliche e lavora a contatto con il pubblico non abbia la copertura vaccinale. Lo afferma anche la Costituzione: fatti salvi i diritti dell'individuo, vanno soddisfatti pure i doveri sociali. Invece vedo stadi e manifestazioni con migliaia di persone accalcate e senza mascherina: questo è il modo migliore di propagare i contagi».
I BAMBINI
Infine l'annuncio: il 29 novembre l'Agenzia europea del farmaco si pronuncerà sull'autorizzazione al vaccino PfizerBiontech per i bambini dai 5 agli 11 anni. «Una decisione arriverà dice il numero uno dell'Aifa e noi seguiremo quello che ci indica l'Ema».
A.Pe.
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