«L'ergastolano si è ravveduto» Libero un killer della Uno bianca

Mercoledì 4 Luglio 2018
«L'ergastolano si è ravveduto» Libero un killer della Uno bianca
L'ORDINANZA
VENEZIA «Il Tribunale ritiene accertato il sicuro ravvedimento di Marino Occhipinti». È su questa base che i giudici della Sorveglianza di Venezia, riuniti a Padova, con il parere favorevole della Procura Generale hanno concesso la liberazione condizionale all'ex componente della famigerata banda della Uno Bianca, che a cavallo fra gli anni 80 e 90 si rese colpevole in Emilia Romagna di 24 omicidi e 103 ferimenti tra rapine e incursioni. Detenuto dal 1994, al Due Palazzi dal 2000, l'ex poliziotto condannato all'ergastolo da lunedì è fuori: «Ha dimostrato nei fatti, con la sua condotta, di avere abbandonato ogni logica criminale e di avere recuperato i valori positivi della sua formazione personale di origine», si legge nelle sette pagine dell'ordinanza, che ha suscitato lo sdegno dei familiari delle vittime.
I REATI
Due le condanne comminate a Occhipinti, dalla Corte d'Assise e dalla Corte d'Appello di Bologna, per gravi reati risalenti a trent'anni fa: associazione per delinquere, omicidio volontario (uno consumato e altri tentati), rapine aggravate, porto illegale di armi, furto aggravato, violazione della legge sul controllo delle armi, detenzione illegale di munizioni. Nella ricostruzione della vicenda, i magistrati contestualizzano le singole responsabilità del 53enne, «al fine di evitare di sovrapporre la sua posizione a quella, assai diversa, facente capo ai fratelli Savi», vale a dire Roberto, Fabio e Alberto, a propria volta riapparsi nelle recenti cronache giudiziarie per le polemiche legate ai benefìci di cui hanno fruito. Nei suoi quattro mesi di appartenenza all'organizzazione, tra gennaio e aprile del 1988, il forlivese si macchiò in particolare dell'assalto avvenuto a Casalecchio di Reno il 19 febbraio, in cui venne ammazzata la guardia giurata Carlo Beccari.
IL PERCORSO
Occhipinti aveva iniziato a beneficiare dei permessi-premio nel 2010 ed era stato ammesso alla misura alternativa della semilibertà nel 2011, tanto da ottenere già 2.070 giorni di liberazione anticipata. «Il detenuto si è impegnato in tutte le attività formative e lavorative proposte ed eseguite anche a titolo di volontariato», scrive il collegio presieduto da Giovanni Maria Pavarin, con magistrato relatore Linda Arata. Al riguardo vengono citati gli encomi per l'operato nella redazione di Ristretti Orizzonti e l'impiego nella cooperativa Giotto come operaio, pasticcere e operatore al call center dell'allora Ulss 12 Veneziana. Tutte opportunità scandite da attestazioni del «percorso di revisione critica dei reati commessi», che sottolineavano ad esempio come l'uomo, «oltre ad ammettere i reati di cui è stato compartecipe ed accettare la privazione della libertà quale giusta conseguenza di quanto commesso, ha maturato un vero ravvedimento chiedendo perdono secondo le sue capacità», al punto da aver intrapreso un cammino «caratterizzato da una sofferenza non elusa che convive con la quotidiana assunzione di responsabilità».
LA VALUTAZIONE
La liberazione condizionale, che di fatto è una libertà vigilata, in caso di ergastolo richiede che la valutazione sia «compiuta con particolare rigore», sottolineano i giudici, ma anche con la consapevolezza della «finalità rieducativa della pena». Cruciale per la concessione del beneficio è stata la sua esperienza di mediazione penale: «Il doloroso confronto con le vittime di altri reati è stato elemento peculiare dell'esecuzione penale dell'istante, non solo in considerazione del male dallo stesso direttamente cagionato, ma anche con riguardo al suo mancato intervento per far cessare le efferate azioni delittuose dei correi che si sono protratte per anni, visto anche il ruolo rivestito di funzionario dello Stato, atteggiamento che comprensibilmente non viene dimenticato dai familiari delle vittime dei reati». Proprio coloro che ora non possono accettare che l'ex poliziotto sia già libero: «È un'indecenza», si sfoga Anna Maria Stefanini, mamma di uno dei carabinieri freddati nella strage del Pilastro. «Io ad Occhipinti gli darei di nuovo l'ergastolo, altro che libertà», mormora Luigi Beccari, papà del vigilante assassinato a Casalecchio. Proprio da quel poliziotto che all'inizio diceva di aver compiuto un assalto in cui era «morto un uomo». Ma che poi ha riconosciuto: «Ho commesso una rapina e ho ucciso un uomo».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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