L'autorizzazione a procedere

Domenica 19 Gennaio 2020
LA POLEMICA
ROMA Venerdì scorso sul caso Gregoretti si è chiuso soltanto il primo tempo della partita. «Ho solo fatto il mio dovere», dice Casellati, rispondendo alle polemiche. Da domani si ricomincia ma nella Giunta delle immunità gli esponenti di Pd, M5S, Iv e del gruppo misto non si presenteranno.
Confermata la linea dell'Aventino: niente regali a Salvini, «se la canteranno e suoneranno da soli». Il centrodestra (per ora) salverà dunque il Capitano. «Chi viene o non viene non mi interessa», dice il presidente dell'organismo, Gasparri, «noi ci siamo mossi sul piano delle regole».
I NUMERI
L'Aula avrà poi i numeri a sufficienza per dare l'ok all'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro dell'Interno reo di aver bloccato, nel luglio del 2019, la nave della Guardia costiera nel porto di Augusta, non autorizzando lo sbarco di oltre 130 migranti per diversi giorni. Ma lo farà appunto solo dopo il voto in Emilia. «Mandatemi a processo perché con me verrà processato tutto il popolo italiano», ha ripetuto ieri il l'ex responsabile del Viminale.
Ma nel mirino della maggioranza c'è sempre più la presidente del Senato Casellati. Si sta studiando infatti lo strumento per metterla in qualche modo in mora, e non si esclude affatto un documento di denuncia da mettere ai voti dell'Aula per stigmatizzare il comportamento del presidente del Senato che due giorni fa ha votato insieme al centrodestra, permettendo che si arrivasse al voto in Giunta il 20 gennaio. La strada del documento che questa la consapevolezza potrebbe essere comunque ritenuto inammissibile, serve per sancire che la seconda carica dello Stato avrebbe compiuto un atto illegittimo, venendo meno al suo ruolo di terzietà. Per la Lega una mossa simile si trasformerebbe in un assist: il Capitano mira infatti a rendere il Senato un catino infuocato, convinto che la spallata all'esecutivo passi sì dal voto di domenica prossima, ma che si possa realizzare solo a palazzo Madama. Facendo venire a mancare i voti di altri esponenti M5S. Una strategia che però si scontra sempre di più con i moderati di Forza Italia.
Salvini ai suoi aveva dato un mandato perentorio: il voto in giunta deve essere prima delle elezioni e Berlusconi, consultato nei giorni scorsi dai vertici del gruppo, ha dato l'avallo: «Diamogli una mano». Solo che una parte dei forzisti non nasconde che le forzature sono state compiute da entrambe le squadre in campo e si chiede se la decisione sulla data non sia una vittoria di Pirro: «Così abbiamo ceduto sui numeri della giunta per il regolamento, stabilito che la capigruppo può fermare i lavori e compattato la maggioranza», spiega un azzurro. Non che siano a rischio i voti delle forze del centrodestra in Aula (al massimo qualcuno di FI non si presenterà) a sostegno di Salvini o la difesa nei confronti della Casellati: «Grasso nella scorsa legislatura ha fatto molto di peggio», assicura un'altra fronte. Pd e Iv sono perfettamente allineati, anche se denunciano dal centrodestra in un primo momento sono arrivati, soprattutto dai renziani, complimenti per la terzietà dimostrata dal presidente del Senato quando ha deciso per l'integrazione della giunta per il regolamento, aggiungendo nell'organismo la De Petris del gruppo misto e Unterberger del gruppo Autonomie. «Ha minato l'istituzione che rappresenta», tagliano ora corto da Italia viva. E pure Zingaretti è tornato sull'episodio: «Casellati doveva garantire, con la sua funzione, una equidistanza e non l'ha fatto. E' un comportamento scorretto che va raccontato e sottolineato».
La tattica della maggioranza è ora quella di attaccare la presidenza del Senato ogni volta che un senatore prenderà la parola nell'emiciclo. Ma è proprio il segretario dem il primo a voler smontare la narrazione che vuole Salvini nel ruolo della vittima: «Non abbiamo alcuna volontà persecutoria a prescindere, perché ha rimarcato - gli avversari si sconfiggono con la politica e non con le manette». Nessun cambio di linea ovviamente, neanche da parte di Di Maio: «Io ha spiegato il capo politico M5S - mi sono autodenunciato quando abbiamo fermato la Diciotti, la chiusura alla Gregoretti fu un atto di propaganda».
Domani di primo mattino ci sarà dunque una riunione di maggioranza per mettere in atto la modalità con cui affondare il colpo contro Salvini e Casellati. Non ci sarà Aula, i lavori sono sospesi. La seconda carica dello Stato, abituata ad essere sulla graticola, è determinata ad andare avanti, ai piani alti di palazzo Madama c'è la convinzione che le polemiche dopo il 26 si esauriranno.
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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