L'attacco della Turchia

Sabato 12 Ottobre 2019
L'attacco della Turchia
LO SCENARIO
ROMA Dopo il via libera accordato da Donald Trump a Recep Tayyip Erdogan, ora gli Stati Uniti fanno dietrofront e «incoraggiano fortemente» la Turchia a porre fine alle azioni militari contro i curdi, che rischiano di produrre «gravi conseguenze». Il capo della Casa Bianca ha dovuto fare i conti con le pressioni del Congresso, dove importanti esponenti repubblicani vogliono imporre sanzioni ad Ankara. Soprattutto dopo che, nella serata di ieri, secondo il Newsweek che cita fonti dell'intelligence curdo-siriana e del Pentagono, l'artiglieria turca ha bombardato per sbaglio uomini delle forze speciali americane presenti nell'area: una compagnia formata da 50 a 100 uomini, che stava operando sulla collina di Mashtenour nella città di Kobane.
Di ora in ora si fa sempre più forte la condanna internazionale per l'offensiva nel nord-est della Siria. Olanda e Paesi scandinavi hanno deciso di sospendere la vendita di armi al suo esercito. La minaccia di sanzioni, ventilata da Trump in caso di superamento dei «limiti», è stata lanciata dalla deputata repubblicana Liz Cheney. La figlia dell'ex vicepresidente Dick Cheney e stretta alleata del presidente americano, è pronta a presentare una legge per punire Ankara. «La possibilità di imporre sanzioni alla Turchia è sul tavolo e l'Ue ne discuterà al Consiglio europeo della settimana prossima», ha confermato anche la viceministra francese per gli Affari europei, Amelie de Montchalin, secondo la quale «non si può rimanere impotenti di fronte a una situazione scioccante per i civili, per le forze siriane per 5 anni al fianco della coalizione anti-Isis, ma soprattutto per la stabilità della regione».
LA FUGA
I timori crescono anche sul destino dei jihadisti detenuti nelle prigioni curde. L'intelligence è preoccupata per la possibilità di un ritorno dei foreign fighter. Cinque di loro sarebbero riusciti a fuggire dopo un raid aereo turco sulla prigione di Qamishli. Nella stessa località è esplosa anche un'autobomba, e l'attentato - secondo Site, il sito di monitoraggio del jihadismo online - è stato rivendicato dall'Isis.
Sul terreno proseguono le operazioni militari. Secondo la ong, l'avanzata turca avanza lentamente attorno alle due località chiave di Tall Abyad e Ras al-Ayn, nel settore centrale della frontiera. Il ministero della Difesa di Ankara ha riferito che è salito a 342 il numero dei terroristi neutralizzati (cioè uccisi, feriti o catturati), dove per terroristi i turchi intendono i miliziani curdi dell'Ypg/Ypj. Lo stesso ministero ha annunciato anche che è stato ucciso il primo soldato turco dall'inizio delle operazioni, mentre altri tre sono rimasti feriti.
L'Unione europea, dal canto suo, sta preparando la risposta agli avvertimenti del presidente turco, che nella giornata di giovedì ha avvertito Bruxelles: «Se ostacolate l'offensiva, aprirò le porte a 3,6 milioni di rifugiati» presenti nel Paese. Anche l'Italia torna a prendere posizione. «Lo dirò forte e chiaro al prossimo Consiglio Ue sono le parole del premier Giuseppe Conte l'Ue non può accettare questo ricatto dalla Turchia» su un'accoglienza, quella dei profughi siriani, «finanziata ampiamente dall'Europa. L'iniziativa militare deve cessare immediatamente e l'Ue e tutta la comunità internazionale dovrà parlare con una sola voce». Da parte sua, Luigi Di Maio aveva definito «inaccettabili le minacce di Erdogan sui profughi», e aveva disposto la convocazione dell'ambasciatore turco in Italia per esprimere la «protesta del governo italiano».
Ieri, poi, è stato ad Ankara dal presidente turco anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il quale ha assicurato che «una esclusione del paese dal Patto atlantico è fuori discussione. La Turchia - ha aggiunto - è sicuramente il nostro alleato che più di tutti ha sofferto attacchi terroristici e ha accolto il più alto numero di profughi. È importante, però, che agisca con moderazione. Preoccupa la possibilità che questa operazione in corso possa provocare un'ulteriore destabilizzazione della regione».
LE DIVERGENZE
Stoltenberg ha poi ammesso «una divergenza di vedute» all'interno dell'alleanza atlantica, rispetto all'offensiva turca.
Cristiana Mangani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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