L'ANALISI
VENEZIA La capitale dello Zaiastan è un piccolo borgo adagiato

Mercoledì 23 Settembre 2020
L'ANALISI
VENEZIA La capitale dello Zaiastan è un piccolo borgo adagiato fra le valli di Mezzane e d'Illasi, nella Lessinia veronese, chiamato San Mauro di Saline: 520 elettori, di cui 354 votanti, di cui 350 con schede valide, di cui 326 (e cioè il 93,1%, record assoluto in Veneto) per il ricandidato presidente Luca Zaia. Esattamente 326 erano stati anche i consensi espressi dai salinesi alle Europee 2019, solo che allora erano andati per il 60,74% alla Lega, per il 19,63% a Fratelli d'Italia, per il 4,91% al Partito Democratico, per il 4,60% a Forza Italia, per il 3,99% al Movimento 5 Stelle, per l'1,84% a +Europa, per l'1,53% a Europa Verde, per l'1,23 alla Sinistra, per l'0,61% al Partito Comunista e per lo 0,31% ciascuno al Partito Animalista, al Popolo della Famiglia e a Forza Nuova: insomma, dappertutto. Ecco allora la risposta concreta alla domanda accademica: «Da dove sono arrivati i flussi di voto per la riconferma dell'uscente? Da tutte le parti, perché questa elezione è stata una festa di ringraziamento per il salvatore del Covid», dice il politologo Paolo Feltrin.
IL VERDE
Le cartografie elaborate dall'Osservatorio elettorale del Consiglio regionale mostrano un Veneto diffusamente verde, con punti di tonalità ancora più scura nelle aree caratterizzate dai picchi di consenso per il governatore e la sua squadra. La lista Zaia Presidente ha toccato l'apice di 78,1% a Codognè, non a caso il paese trevigiano di Roberto Bet, l'ex sindaco a cui il mentore Zaia ha ceduto la sua iconica Fiat 500 gialla e che ora è stato eletto con 8.501 voti. Dinamiche simili hanno interessato San Vendemiano, località in cui risiedono il governatore e la primatista di preferenze (8.855) Sonia Brescacin, con il 72,1%; Altivole, di cui Silvia Rizzotto è stata prima cittadina, con il 71%; Badia Calavena, patria cimbra di Stefano Valdegamberi, con il 69,8%. Il boom della Lega è stato nella padovana Carceri: 70,6%.
Sempre in provincia di Padova c'è invece un centro in cui ha vinto Forza Italia con il 55,2%: si tratta di Casalserugo, dove la vicesindaca Elisa Venturini ha ottenuto 6.507 voti. Un concittadino illustre in lizza trascina evidentemente i consensi: è successo a Santa Lucia di Piave, dove il primo cittadino Riccardo Szumski ha portato il Partito dei Veneti al 15,8%, così come a Lonigo, dove la consigliera uscente Cristina Guarda ha condotto Europa Verde all'8,1%.
IL RITO
Ma al di là delle spigolature territoriali, da dove sono arrivate 1.883.959 croci per Zaia, se la coalizione di centrodestra si è fermata a 1.582.405? «Innanzi tutto osserva il professor Feltrin bisogna considerare che circa mezzo milione di veneti, cioè un elettore su cinque, ha votato solo per il presidente. Se poi il candidato leghista ha ottenuto il 76,8% dei suffragi, non c'è dubbio che sia andata su di lui anche una parte consistente dell'elettorato dei Cinquestelle e del centrosinistra, in maniera interclassista. La mia idea è che si sia trattato di un rito laico di ringraziamento: scampato il pericolo dell'epidemia, si è festeggiata la speranza di un ritorno alla normalità, così come con la vittoria del sì al referendum si è voluto ringraziare il Governo. Quindi non è stato un voto di parte, ma piuttosto un ex voto, un dono per la grazia ricevuta. Proprio in quanto legato all'eccezione Covid, però, non è detto che questo consenso sarà stabile, anche perché questa terza candidatura regionale sarà l'ultima consecutiva per Zaia. Perciò i veri flussi di voto interessanti non sono questi, ma quelli delle prossime Politiche: nel 2023 come si distribuirà quel 76,8%?».
LE MAPPE
Guardando le mappe colorate per lista, il Pd segna una sfumatura un po' più intensa nelle città capoluogo come Venezia, Treviso, Padova, Vicenza e Belluno, tutte intorno al 18%, mentre per il Movimento 5 Stelle il massimo è situato nella Chioggia di Erika Baldin con il 9,4%. Feltrin pone una domanda: «Come fa a stabilizzarsi un partito che nasce sull'idea del rinnovamento? Alcuni ci riescono, come la Lega. Se i Cinquestelle vogliono istituzionalizzarsi, a mio avviso devono riflettere su tre aspetti: la strategia, per capire cosa vogliono; l'organizzazione, per dare riferimenti agli elettori; la politica delle alleanze, perché non si può pretendere di essere soli e al tempo stesso di comandare, alleandosi a livello centrale ma vergognandosene in ambito locale».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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