L'ALTRA FACCIA
NOVENTA PADOVANA (PADOVA) Novembre 2018. L'incubo del Coronavirus

Sabato 18 Aprile 2020
L'ALTRA FACCIA
NOVENTA PADOVANA (PADOVA) Novembre 2018. L'incubo del Coronavirus era ancora lontano, ma per spiegare il caso della struttura di Noventa Padovana bisogna riavvolgere il nastro e partire da qui. «Quell'anno abbiamo acquistato dei sanificatori di aria al plasma freddo, installandoli subito in ogni zona» racconta con orgoglio Denis Cacciatori, presidente di una casa di riposo che conta 93 ospiti, 65 operatori e nessun contagiato. Quasi una mosca bianca nel mezzo dell'emergenza. Un modello virtuoso e fortunato, come quelli di Rovigo e Farra di Soligo.
GLI INTERVENTI
I sanificatori d'aria, però, non possono spiegare da soli un percorso così netto, mentre molte case di riposo confinanti si destreggiavano tra paure ed ostacoli. Il vecchio detto prevenire è meglio che curare calza a pennello perché la casa di riposo padovana si è mossa prima della fine dell'anno per acquistare un importante stock di mascherine chirurgiche. Quando i dispositivi di protezione non erano ancora quasi introvabili. «Vedendo quello che stava accadendo in Cina, abbiamo deciso di muoverci subito - spiega ancora il presidente Cacciatori -, ci siamo attivati immediatamente anche appena è scoppiato il focolaio di Vo'. Dal 23 febbraio la nostra struttura è stata completamente chiusa, blindata. Non entrava e non usciva nessuno. Nonostante all'inizio le indicazioni dell'Ulss permettessero le visite di alcuni familiari seppur rispettando dei rigidi protocolli, noi abbiamo deciso di essere ancora più rigidi per non correre nessun rischio. Abbiamo creato aree isolate e preso tutte le misure del caso. Il resto è merito dei miei collaboratori e di un personale con altissima professionalità. Non voglio prendermi io tutti i meriti, io sono solo quello che prende le decisioni finali».
A Noventa i tamponi di massa sono risultati tutti negativi e gli anziani parlano con i propri cari solo attraverso tablet e cellulari. Cacciatori sa che gli interventi tempestivi hanno fatto la differenza, ma non nega che la componente legata alla fortuna in questi casi sia comunque fondamentale: «La fortuna - riflette - è che nessuno degli operatori avesse contratto il virus prima del 23 febbraio. A quel punto nel giorno della chiusura tutti erano sani. E medici, infermieri e oss anche fuori dalla casa di riposo sono sempre stati attentissimi»,
GLI ALTRI CASI
Ieri il governatore Luca Zaia ha citato e lodato pubblicamente il caso della casa di riposo trevigiana Bon Bozzolla di Farra di Soligo, 120 ospiti e nessun tampone positivo. Uno scenario estremamente raro è anche quello dell'istituto Iras di Rovigo. Trecento ospiti, la volontà di organizzare già dall'inizio di febbraio stanze isolate e letti distanziati, e alla fine una sola anziana contagiata. Si tratta di una novantacinquenne, senza sintomi, già guarita perché negativa all'ultima tampone. Chi si è mosso quando il virus era ancora lontano ora sorride. E, ovviamente, fa gli scongiuri.
Gabriele Pipia
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