L'ALLARME
VENEZIA Un anno fa, quando i 156 centimetri di marea erano entrati

Sabato 14 Dicembre 2019
L'ALLARME
VENEZIA Un anno fa, quando i 156 centimetri di marea erano entrati in Basilica, Carlo Alberto Tesserin aveva detto «In una notte sola la Basilica ha perso vent'anni di vita».
Procuratore, se la stessa domanda la rifacessi ora, dopo i cinque giorni terribili di novembre, cosa direbbe?
«Non sono preoccupato degli anni di vita che la Basilica potrebbe perdere. Sono preoccupato di constatare che la Basilica ha più di 900 anni e si è conservata in maniera incredibilmente positiva fino a oggi, grazie a quelli che nella storia hanno saputo dare il valore a questo grande bene che ci viene invidiato in tutto il mondo. Adesso purtroppo ci troviamo a dover rincorrere i tempi che negli ultimi cinquant'anni sono stati buttati via. È una constatazione: l'alluvione del 1966 ha dato un segnale, a quel segnale si è risposto facendo un progetto e quel progetto non sappiamo se funziona e se la condizione strepitosa di un anno fa non ha trovato nessuna reazione, quel numero aumenta. In maniera esponenziale».
Insomma, il vostro grido è caduto nel vuoto e dopo un anno siamo ancora qui a fare la conta dei danni.
«Sì, siamo dovuti arrivare alla tragedia di un mese fa perché ci fosse tutta questa mobilitazione. Visto l'eco dei giorni successivi al 12 novembre, dico solo che se negli anni scorsi avessimo avuto un decimo dell'attenzione e dell'interesse che abbiamo avuto in queste settimane, tutto sarebbe molto più contenuto. Come Procuratoria per statuto abbiamo il dovere di conservare e difendere la Basilica».
Ieri (giovedì, ndr) una delegazione del Consiglio regionale ha visitato la Basilica. Che idea si è fatto?
«Sono contento e orgoglioso dell'interesse della Regione che ha anche messo a bilancio un milione di euro per il recupero, è fondamentale che la cultura abbia colto questa importanza. Adesso serve andare oltre».
È preoccupato?
«L'acqua alta tornerà ancora, magari anche presto. E se non si realizzeranno le opere che sono state progettate dopo il 1966, non sappiamo che fine farà la laguna di Venezia, figuriamoci il destino di San Marco. La cosa preoccupante è che lo straordinario sta diventando ordinario. Non sappiamo quando ci ricapiterà, ma potrebbe essere ben prima di quanto immaginiamo. Chi pensava che succedesse un nuovo 1966?».
Torniamo a un anno fa: il Veneto flagellato dalla tempesta Vaia, da esondazioni e dall'acqua alta ha portato alla mobilitazione di tutti. Ma c'è un però...
«È dalla fine dell'ottobre 2018 che denunciamo quanto sia stata drammatica l'alluvione dei 156 centimetri. Ma in quei giorni abbiamo visto una fortissima diffusione e mobilitazione per i danni ai boschi, danni di un'intensità rilevante. Venezia però è passata sotto silenzio. Mentre noi dicevamo anche nei convegni la gravità di quanto successo e siamo rimasti inascoltati».
State studiando un sistema di difesa della Basilica?
«Eravamo convinti che la cripta, pur essendo 20 centimetri sotto il livello del mare sarebbe stata al sicuro. Quando abbiamo visto le immagini ci siamo resi conto della situazione drammatica. La Procuratoria ha fatto quanto poteva, ma non è bastato. Non sappiamo se e quando il Mose funzionerà e nel frattempo il clima cambia. Chiaro che non possiamo più aspettare, serve una soluzione esaustiva slegata dal Mose che riguardi la Basilica e la Piazza, sulla quale però non abbiamo competenza. Vorremmo trasferire la nostra conoscenza a chi se ne deve occupare. È impensabile che la difesa di San Marco faccia la fine del Mose».
N. Mun.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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