L'ALLARME
PADOVA «Sono in servizio fino a mezzanotte e non c'è tempo

Lunedì 1 Marzo 2021
L'ALLARME
PADOVA «Sono in servizio fino a mezzanotte e non c'è tempo per rilassarsi». No, probabilmente un anno fa Daniele Donato non avrebbe mai immaginato di vivere così il suo ultimo giorno di lavoro prima di andare in pensione. All'ospedale di Padova, però, non c'è tempo per rinfreschi, regali e saluti commossi. «I ricoveri sono tornati a salire. Per ora non è un incremento significativo, ma bisogna farsi trovare pronti. Stiamo allestendo un altro reparto» spiega di prima mattina il dottor Donato nelle sue ultime ore da direttore generale dell'Azienda ospedaliera universitaria.
«Abbiamo alcune difficoltà - ammette - e dobbiamo dare risposte alle richieste di ricoveri che arrivano dal pronto soccorso. Per questo stiamo ricavando venti posti letto al sesto piano del monoblocco, dove ci sono la geriatria e le degenze per le malattie del metabolismo. Siamo flessibili: tornare parzialmente indietro, rispetto a quanto fatto nelle scorse settimane, è stato necessario». Il 16 febbraio, meno di due settimane fa, lo stesso dg tirava un sospiro di sollievo: «I ricoveri sono nettamente calati, cinque reparti Covid sono appena stati svuotati». Dieci giorni dopo serve un parziale dietrofront. Oltre a questi nuovi 20 posti letto restano operative per i pazienti Covid anche la Terapia intensiva centrale, la semi-intensiva e il reparto di Malattie infettive.
I DATI
Padova è la prima provincia veneta per numero attuale di contagiati (6.030, davanti a Vicenza) e al polo di via Giustiniani sono ricoverate 77 persone delle quali 15 in Rianimazione. I numeri sono rimasti stabili, ma ad accendere una spia d'allarme sono stati gli accessi al pronto soccorso Covid. «Per diverse settimane abbiamo registrato tra i 15 e i 20 accessi al giorno, negli ultimi tre giorni siamo saliti a 25 - spiega il primario Vito Cianci - Quella che ci aspetta non sarà una settimana semplice. I numeri non sono stratosferici, ma un incremento c'è e non va affatto sottovalutato».
Il dottor Cianci sceglie la metafora più immediata, quella della guerra. «Quando gli amici fuori dall'ospedale mi chiedono come sta andando, gli rispondo che stiamo mettendo da parte fucili, baionette, cannoni e carri armati. Sappiamo che potranno servirci per una nuova battaglia, ma speriamo che sia più breve e meno drammatica delle precedenti».
Vedere aumentare gli accessi dei pazienti significa anche dover stravolgere l'organizzazione del personale. «Nelle ultime due settimane avevo destinato più persone al pronto soccorso ordinario, dove comunque registriamo picchi di 230 accessi al giorno che ci fanno tornare ai ritmi del periodo pre-Covid - osserva Cianci - Il problema però è che ora serve di nuovo spostare medici e infermieri nell'area dedicata al virus. È un continuo riorganizzarsi, ormai ci siamo abituati». Oggi questa guerra sarà combattuta da un nuovo generale: al posto del dottor Donato arriva da Venezia il nuovo dg Giuseppe Dal Ben.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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