L'ADDIO
NEW YORK È vero che la storia non si fa con i se, ma ieri molti

Giovedì 21 Gennaio 2021
L'ADDIO
NEW YORK È vero che la storia non si fa con i se, ma ieri molti hanno ceduto alla tentazione di ipotizzare come apparirebbe oggi il futuro di Donald Trump, se solo a novembre avesse accettato la sconfitta e avesse dedicato gli ultimi tre mesi della sua presidenza a rafforzare la propria immagine di leader della destra. Se il presidente uscente non avesse cavalcato la tigre della contestazione del risultato elettorale, non ci sarebbe stata la rivolta del 6 gennaio, non ci sarebbe stato un secondo impeachment, e lui avrebbe conservato il profilo twitter e con esso la capacità di influenzare l'opinione pubblica, dominare il partito repubblicano e forse a ricandidarsi nel 2024. Così è partita la corsa a scaricarlo. Operazione facile con un presidente in uscita.
L'AEREO
Salendo sull'aereo che lo avrebbe portato in Florida ieri mattina, Donald Trump ha avuto una folla sparuta davanti, niente a che vedere con le folle gigantesche dei suoi comizi della stagione più fortunata. Alleati fino a poco tempo fa fedelissimi hanno disertato la cerimonia, che ha avuto poco di grandioso. A parte il volo, l'ultimo da presidente, sull'AirForce One e le bandiere che alle spalle sventolavano nel vento, la partenza è stata molto semplice.
Il discorso, in alcuni passaggi, ha avuto quasi toni di rimpianto: «È stato un grande onore essere il vostro presidente, vi voglio bene, ricordatevi di me...», e a volte a avuto toni irritati: «In qualche modo torneremo!» Con al fianco una Melania vestita tutta di nero, Donald ha anche elencato i propri successi. Cosa farà ora Trump è uno dei grandi quesiti della politica americana. Fonderà davvero il Partito Patriota come ha ventilato con alcuni amici nella sua ultima sera alla Casa Bianca? Sarebbe una coltellata alle spalle del partito repubblicano, che comunque almeno in parte sta cercando di scrollarselo di dosso, come si deduce dalla presenza di Mitch McConnell capo dei repubblicani al Senato e di Kevin McCarthy, capo di quelli alla Camera, al fianco di Biden ieri anziché a salutare il loro presidente che se ne andava. Se Trump assumesse professionisti di prima qualità, non avrebbe difficoltà a raccogliere intorno a sé quei milioni di americani che hanno votato per lui il 3 novembre. Perché non si deve dimenticare che se Joe Biden ha vinto con uno scarto di sette milioni di voti, Trump ha comunque ricevuto più di 74 milioni di voti, elettori che gli sarebbero rimasti fedeli se non ci fossero stati i tre mesi di caos, di contestazione delle elezioni, di manifestazioni e infine di rivolte violente. E nonostante ciò, Trump se ne va con un tasso di popolarità del 34 per cento, sicuramente molto basso, ma comunque ben più alto di quello del 24% che aveva George Bush alla fine dei suoi otto anni.
I FEDELISSIMI
Come mai questo zoccolo duro gli rimane fedele? Perché si può non essere d'accordo sulla correttezza di tante sue decisioni, ed essere preoccupati delle ricadute negative che alcune hanno avuto sul Paese e sul mondo, ma non si può negare che molte erano state promesse elettorali, e che la sua base le ha approvate. Ieri negli Usa il New York Times dedica una pagina agli insulti che Trump ha lanciato via Twitter contro i suoi rivali, il Washington Post elenca le migliaia di bugie che ha pronunciato, opinionisti e analisti anche repubblicani sembrano d'accordo nel dargli la patente di «presidente fallito» soprattutto alla luce dell'effetto catastrofico della pandemia, ma parlate a uno dei suoi sostenitori e sentirete un parere diverso: Trump ha riportato a casa i soldati che erano in Iraq, Siria e Afghanistan, ha bloccato l'immigrazione, ha tagliato le tasse, ha riformato in senso più umano il sistema carcerario (cosa che gli ha portato un pugno di voti afro-americani e ispanici), ha difeso la polizia, ha trasferito l'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme e si è schierato senza esitazioni con Israele contro i palestinesi, ha fatto approvare 300 giudici federali e 3 della Corte Suprema di sicura fede conservatrice. Sono tutte promesse mantenute, che la sua base applaude, e non dimenticherà.
Anna Guaita
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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