L'addio a Paolino Bonaiuti ombra discreta di Berlusconi

Giovedì 17 Ottobre 2019
L'addio a Paolino Bonaiuti ombra discreta di Berlusconi
IL PERSONAGGIO
ROMA Il classico liberal-socialista. Di cui in Italia si lamenta la carenza, e adesso non c'è neppure più lui. Paolo, ma per tutti Paolino, Bonaiuti. Quella volta che scivolò sulla nave Azzurra durante la campagna elettorale del 2000 e si ruppe un braccio. Quella volta, prima di stare male sul serio di quella malattia che ora lo ha portato a morire a 79 anni, in cui cadde in una buca stradale a Roma, si fece male, fotografò il cratere e fece un esposto alla sindaca Raggi. Tutte quelle volte che, per 18 anni, ha messo la sua sapienza e la sua arte di sdrammatizzare a sostegno della causa di Berlusconi. Per diciotto anni è stato il portavoce e il portasilenzi del Cavaliere, il consigliere politico e quello che gli scriveva parte dei discorsi: un uomo-ombra Paolino. E tutti lo ricordano con infinito affetto, sia da destra sia da sinistra. È stato un gentiluomo, sottile e mite, a Palazzo Chigi, dove ha fatto il sottosegretario, ma è stato anche parlamentare e prima ancora giornalista. Dopo il Giorno, il Messaggero. Dove i suoi colleghi in un giorno scoprirono due cose: che si era sposato con Daniela e che stava per lavorare con Berlusconi il quale gli aveva appena fatto da testimone di nozze. E nel 94, quando per la prima volta si votò con il Mattarellum, da cronista inserì in uno schema degli schieramenti elettorali il partito di Pannella nel centrodestra, i Radicali s'arrabbiarono assai e arrivarono sotto la sede del Messaggero chiedendo la sua testa. Riuscì a non essere licenziato, ma di lì a poco sarebbe andato alla corte di Silvio. Ma un cortigiano non è stato mai («Presidente, questo sì..., questo no...», diceva quando si trattava di temi suoi). Da fiorentino conosceva Machiavelli, ma non era un tipo machiavellico. Aveva semmai una furbizia da cronista e non da politico. Redigeva il Mattinale, vero e proprio think tank del miglior berlusconismo, agli inizi, e Cicchitto, Bondi, Brunetta erano del gruppo. Cicchitto: «Paolino faceva analisi perfette, e anche spietate. Critiche e autocritiche su di noi e su Berlusconi. Lui guidava e orchestrava». Con i giornalisti, anche quelli nemici del Cavaliere, sfoggiava quel suo tratto caratteriale avvolgente - da signore toscano non toscanaccio - e la sua capacità, da uomo di mondo, di sopire e troncare, di dare spin ma sempre con leggerezza. «Lo sapete come è fatto...», diceva di Berlusconi quando ne doveva smentire le parole di solito dette davvero dal Cavaliere e Paolino lo sapeva bene.
LO STILE
Aveva un sorriso malinconico, e un passo dinoccolato con baricentro spostato in avanti, per dare equilibrio alla sua altezza fisica. Mancherà un personaggio così, da civiltà della conversazione in epoca pre-social. Sapeva anche depistare e lo faceva, pure questo, con eleganza, e alla fine era difficile arrabbiarsi con lui. Con Berlusconi, era capace di controllarlo (per quel che si può, dato il tipo) e frenarlo. Se diceva una parola di troppo il Cavaliere, ecco che sotto il tavolo partiva un calcetto di Paolino, molto spesso inefficace. Il volto gentile del berlusconismo è stato lui. Ed era l'uomo delle cravatte. A fine ottobre, organizzava in maniera capillare la ricerca del regalo natalizio e le cravatte di Ferragamo diventavano per tutti «le cravatte di Bonaiuti». Tavolo fisso nel week end da Mastino. Si divertiva anche così, sfottendo in un improbabile romanesco il suo allievo e amico Luca D'Alessandro, capo ufficio stampa di Forza Italia: «Mamma mia domani moro / D'Alessandro sta al lavoro/ nun te preoccupa', fatte coraggio / che è soltanto de passaggio».
Ora Silvio lo ricorda con un infinito e assai sincero affetto: «Piango il mio grande amico, mi è mancato molto in questi ultimi anni e mi mancherà sempre di più». Quando nel 2014, Paolino smette di lavorare con il Cavaliere, lo strappo (poi è approdato da Alfano in Ncd) lo ha fatto soffrire assai. Racconta ora Cicchitto: «Alla luce di tutto quello che ha fatto, risulta ancora incomprensibile che il Cerchio Magico di Berlusconi invece di fare un monumento a Bonaiuti lo ha estromesso. È uno dei misteri dell'ultima versione del berlusconismo». Ma ora non resta che il cordoglio.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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