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Jesolo choc, rapina nella villetta: mamma, figlia e badante picchiate

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Sabato 1 Febbraio 2020
IL RAID
JESOLO Quando hanno fatto irruzione hanno gridato «polizia!» e quando sono fuggiti «Allah akbar!» quasi a volersi dare una patente da terroristi islamici. Sono queste le uniche parole pronunciate dai rapinatori che l'altra sera, comunicando fra loro solo a gesti, hanno seminato il terrore in una villetta di Jesolo, sorprendendo madre, figlia e badante a cena. Le hanno picchiate e legate mani e piedi con delle fascette. Obiettivo la cassaforte che hanno ripulito: bottino ingente fra gioielli e denaro. Gli investigatori non hanno dubbi: il colpo, quasi da arancia meccanica, messo a segno in via Calvi in una zona tutt'altro che periferica, è opera di veri professionisti. Gente esperta che non ha lasciato niente al caso e che ha agito dopo ripetuti sopralluoghi secondo un piano studiato a tavolino. Erano in quattro, tutti maschi, giovani, vestiti di nero, travisati con passamontagna, e oltre ai guanti indossavano dei copriscarpe per non lasciare la benché minima traccia. Violenti e determinati: armi non ne hanno mostrate, ma brutalità sì. Nel colpire a schiaffi e pugni in faccia le vittime più giovani, una per farla star zitta, l'altra per farsi aprire il forziere. Ora è caccia alla banda.
LA CRONACA
Sono passate da poco le 19 quando una sera come le altre si trasforma in un incubo. Sedute a tavola ci sono Palmira Galvan, 89 anni, la figlia Marta Veronese, 60 e la badante Tatiana Besmeada, 43, di origine rumena. I quattro piombano in cucina dopo essersi fatti strada dal retro, sfruttando la presa d'aria di una vecchia porta frangi-fuoco. Urlano polizia». La prima ad andare nel panico è la badante che comincia a gridare ed è la prima che testa la brutalità degli sconosciuti: viene colpita talmente forte che il labbro si lacera fino a sanguinare. La più lucida rimane la più anziana, nonna Palmira che non esita a sfidarli: «Vergognatevi, cosa penseranno le vostre madri? Siete giovani, fate ancora in tempo a cambiare vita». Lei viene risparmiata ed è solo fatta sedere e immobilizzata. Altra sorte per la figlia Marta che, polsi legati, costretta ad accompagnarli al piano superiore dove c'è la cassaforte, viene percossa per convincerla a collaborare. Lei è piuttosto conosciuta in ambito turistico a Jesolo, per aver gestito insieme al marito Enzo Busolin, morto tre anni fa, l'hotel Mirafiori, poi ceduto nel 2018.
LA FUGA
Minuti che sembrano un'eternità. Quando Marta riappare in cucina, con appresso i suoi aguzzini, è piuttosto scossa e viene legata anche alle gambe. Ed ecco il fuoriprogramma. Il suo cellulare comincia a squillare: sono quasi le venti, è una delle amiche attese per la solita partita a burraco del giovedì sera, che la sta cercando perché non risponde al citofono. E subito dopo suona anche il cordless: stavolta è il fratello di Marta che cerca di contattarla perché non l'ha sentita per tutto il giorno. A quel punto i malviventi decidono di lasciare il campo. Con sé oltre ai soldi e ai preziosi razziati portano anche i due telefoni, dei quali forse si disfano durante la fuga. Salutano, appunto, pronunciando le due parole arabe «Allah akbar», più per depistare - questa è l'ipotesi principale - allontanandosi da dove sono entrati. E vengono incrociati da altre amiche di Marta Veronese che nell'avvicinarsi all'abitazione li scambiano per quattro podisti, meravigliandosi del fatto che a quell'ora e in quella zona ci fossero quattro uomini che stanno facendo jogging.
L'ALLARME
L'allarme alle forze dell'ordine poco dopo le venti. Quando cioè Marta Veronese, a fatica e ferendosi anche alle caviglie, riesce a trascinarsi fino all'ingresso e a spalancarlo. È esausta e stesa a terra. Così la vede l'amica che sta ancora tentato di rintracciarla al telefonino. Capisce tutto e chiama il 113. Si precipitano poliziotti e carabinieri. E viene fatta arrivare anche un'ambulanza: le tre donne vengono accompagnate al pronto soccorso sotto choc. A venire medicate sono la signora Veronese e la badante: per loro la prognosi è di dieci giorni. Poi entra in scena la Scientifica per i rilievi.
Monica Andolfatto
Fabrizio Cibin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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