Italia e Francia spingono i coronabond Ma a Bruxelles non c'è ancora l'intesa

Lunedì 6 Aprile 2020
LA TRATTATIVA
BRUXELLES Alla vigilia della riunione di domani appare sempre improbabile che i ministri finanziari dell'area euro prendano una decisione sul potenziamento degli strumenti finanziari anticrisi: l'attesa è che lascino la «palla» ai capi di stato e di governo che, se un'intesa fosse vicina, si riunirebbero prima di Pasqua. Non c'è tempo da perdere: lo pensa anche la Bce, ormai schierata a favore di un'azione fiscale e finanziaria dei governi di maggiore ampiezza e favorevole pure all'emissione di debito comune. La settimana scorsa l'agenzia di rating canadese Dbrs Morningstar ha confermato la tripla A come valutazione di credito della Ue, però ha indicato che il giudizio «potrebbe scendere se uno degli stati membri venisse declassato e in particolare se aumentassero i timori sulla coesione dell'Europa». Quanto accadrà nell'Eurogruppo e al Consiglio Ue sarà attentamente scrutinato dagli investitori .
LE SOLUZIONI
Sul tavolo c'è tutto ormai. Di fatto c'è l'accordo sull'operazione guidata dalla Banca europea degli investimenti: emissione di bond per 200 miliardi da usare come «scudo protettivo per le imprese con difficoltà di liquidità» in aggiunta a 40 miliardi per le piccole e medie imprese. Passerà il piano della Commissione per sostenere i sistemi nazionali antidisoccupazione (come la cassa integrazione): 100 miliardi raccolti anche questi con una nuova emissione obbligazionaria. Poi le due soluzioni controverse: il ricorso al Mes e il lancio di coronabond, due scogli sui quali i governi si sono divisi non più tardi di dieci giorni fa, con il fronte del Sud più la Francia da una parte, il fronte del Nord con la Germania dall'altra. Berlino ha indubbiamente fatto una mossa impensabile nell'era pre virus: si è dichiarata favorevole a prestiti del Mes senza la condizionalità tipo Grecia e senza Troika. Resta però contraria al titolo di debito comune. La Francia propone che la condizionalità dei prestiti Mes (240 miliardi in totale, 36 miliardi la quota italiana, porta aperta agli acquisti illimitati di titoli sovrani da parte della Bce in caso di necessità) «deve essere focalizzata sul finanziamento delle spese per gli effetti economici della crisi sanitaria». Sul tavolo c'è sempre la richiesta che sia indicato l'impegno a rispettare in futuro le regole di bilancio. Su questo resiste l'Italia: il Mes è argomento tabù per il M5S. Soprattutto la Francia insiste sul bond comune anticrisi: «Un fondo di solidarietà europeo per un prestito a 10-20 anni a tassi di interesse bassi» ha spiegato il ministro Le Maire. I due commissari europei Gentiloni e Breton lo sostengono apertamente: «I finanziamenti potrebbero essere strettamente circoscritti agli investimenti comuni di rilancio industriale legati alla crisi attuale. Nessuno Stato dispone di mezzi propri che gli permettano di far fronte da solo a un tale shock». E avanzano cifre su quanto sarebbe necessario iniettare nell'economia Ue: 1500-1600 miliardi di euro. Le resistenze sono forti nel fronte del Nord e in Germania. L'Italia e la Spagna spingono con la Francia, potenzialmente ci sono 12-13 governi a favore.
Antonio Pollio Salimbeni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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