Israele, la polizia: «Incriminate Netanyahu»

Mercoledì 14 Febbraio 2018
Israele, la polizia: «Incriminate Netanyahu»
LO SCONTRO
L'annuncio lo ha dato il portavoce della polizia israeliana, Micky Rosenfeld: «Ci sono sufficienti evidenze contro il premier». Dunque per gli inquirenti Benjamin Netanyahu deve essere incriminato per i reati di corruzione, frode e abuso di potere. Le voci, anticipate dalla stampa - secondo cui la polizia avrebbe consegnato formalmente alla Procura le sue raccomandazioni chiedendo un'incriminazione - sono state così confermate. Ora la parola spetta al procuratore generale, che dovrà decidere se dare seguito all'inchiesta, ma sarà una decisione non immediata, forse ci vorranno mesi.
Nel frattempo il capo del governo resterà in sospeso, in difficoltà politica di fronte innanzitutto all'opinione pubblica del suo Paese: secondo un sondaggio commissionato nelle scorse settimane da Hadashot Tv News, il 63 per cento degli israeliano pensava che Netanyahu si sarebbe dovuto dimettere nel caso in cui la polizia avesse chiesto di incriminarlo. Ma l'interessato non ha alcuna intenzione di mollare e del resto - come ha sottolineato il ministro della Giustizia - per l'ordinamento israeliano non esiste alcun obbligo di dimissioni in casi del genere.
Ieri ha reagito all'annuncio della polizia denunciando una «caccia alle streghe» e respingendo ancora una volta tutte le accuse a suo carico. «Siccome io so la verità - ha detto il premier parlando alla nazione in un cupo e nervoso discorso televisivo - tutto si concluderà con un nulla di fatto. Non è la polizia che decide, ma la magistratura». E ancora: «Io non sono qui per arricchirmi, se i soldi mi interessassero davvero avrei fatto un'altra vita». Secondo alcune indiscrezioni, peraltro, una delle prove principali raccolte dagli inquirenti consisterebbe nella testimonianza di un suo ex ministro, che nel frattempo è diventato un leader dell'opposizione.
REGALI E FAVORI
Ma in cosa consistono le accuse contestate a Netanyahu? Le inchieste aperte dalla polizia sono tre. La prima viene indicata come il Caso 1000: il primo ministro avrebbe ricevuto doni di un certo valore (circa 100mila dollari in totale) inviati in particolare da Arnon Milchan, un noto produttore di Hollywood con un passato da agente segreto. In cambio il magnate avrebbe ottenuto l'intercessione del premier israeliano su Washington affinché potesse ottenere un permesso di soggiorno negli Stati Uniti.
La seconda inchiesta, detta Caso 2000, riguarda presunti favori che Netanyahu avrebbe garantito all'editore di un importante giornale per aiutarlo a respingere la concorrenza di un'altra testata giornalistica: attraverso provvedimenti e atti di governo, il premier avrebbe danneggiato un quotidiano a vantaggio dell'altro. La terza inchiesta, il Caso 3000, è la più grave, ipotizza infatti il pagamento di vere e proprie tangenti, ma per questa indagine la polizia ha deciso per il momento di non chiedere l'incriminazione: servono ulteriori approfondimenti.
Va detto che in passato Netanyahu era già stato oggetto di molte inchieste («almeno quindici» ha detto lui ieri in tv) che non hanno mai portato a una condanna.
Simona Verrazzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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