Investimenti in sospeso e incognita pedaggi tutti i rischi della revoca

Domenica 12 Luglio 2020
IL FOCUS
ROMA Il rischio di un lungo contenzioso penale è solo uno degli aspetti di cui deve tenere conto il governo quando sventola con forza la bandiera della revoca della concessione. Ma oltre ai rischi giuridici ed economici già ben evidenziati dall'Avvocatura dello Stato (l'indennizzo in caso di rottura può arrivare a 25 miliardi, con tanto di spettro di danno erariale), il governo dovrebbe avere ben presente anche il piano B per la concessione per quasi 3.000 chilometri di autostrade. Nel caso si vada fino in fondo alla revoca della concessione - un'ipotesi ora più lontana alla luce delle aperture di Aspi - chi può prendere il testimone di Aspi? Più di un indizio è contenuto proprio nell'articolo 35 del Milleproroghe che ancora nelle ultime ore sembra rappresentare, insieme alle tariffe, l'ostacolo più importante sulla strada dell'accordo Aspi-governo.
LA NORMA
E dunque nella norma approvata a fine anno dal governo che riduce da 23,5 a 7 miliardi l'indennizzo dovuto ad Autostrade in caso di revoca della concessione secondo la Convenzione del 2007, c'è scritto chiaramente anche che sarebbe Anas a rilevare la concessione di Aspi. Una nazionalizzazione a tutti gli effetti che passerebbe dalla società che ormai da due anni e mezzo fa parte del gruppo Fs. Una strada piena di insidie e con molti interrogativi da sciogliere. A partire dalla capacità di Anas di affrontare i 14,5 miliardi di investimenti previsti da Aspi. Poi c'è il nodo del pagamento dei pedaggi. La società pubblica ha a disposizione le risorse del Contratto di programma da 30 miliardi, ma lo Stato le versa i soldi a corrispettivo, in funzione di precisi investimenti, che ammontano già a 15 miliardi nei prossimi cinque anni. Ad oggi le autostrade gestite direttamente da Anas (1.294 chilometri tra autostrade e raccordi) sono perlopiù senza pedaggio, come la Salerno-Reggio Calabria, la Palermo-Catania e il grande raccordo anulare di Roma, lo sarebbero anche i 3.000 chilometri rilevati da Autostrade? Difficilmente potrebbero esserlo. E non si capisce bene secondo quali parametri sarebbero fissati. In caso di revoca, Autostrade non sarebbe da subito più titolata a riscuotere i pedaggi, e non è previsto che Anas possa farlo e sulla base di quale sistema di remunerazione. Dunque non è chiaro come dovrebbe avvenire il subentro nell'esazione dei pedaggi. Inoltre, i pedaggi finanziano spese di manutenzione e investimenti in nuove opere, ma il 50% ritorna allo Stato, tra tasse e canoni concessori che a quel punto verrebbero meno. E ancora c'è il tema degli investimenti già in cantiere e in carico ad Aspi. Anas dovrebbe poi acquisire progetti realizzati o già avviati da Autostrade. Anche progetti complessi come la Gronda di Genova e il Passante di Bologna, legati a meccanismi di finanziamento che, con il venir meno del sistema di remunerazione, non sarebbero più garantiti. Vuol dire bloccare almeno 10 miliardi di investimenti immediatamente cantierabili. E poi, anche i 10 miliardi di debito di Aspi legati a questi progetti dovrebbero essere trasferiti ad Anas. Infine, pesa su Anas ancora il complesso contenzioso con Carlo Toto sulla Strada dei parchi (A24 e A25, con il Massiccio del Gran Sasso), colpita da due terremoti e soggetta agli interventi antisismici. E non si può dimenticare il crollo del ponte ad Aulla, lo scorso aprile, gestito da Anas, senza nessuna minaccia da parte del governo. Forse l'unica cosa certa è che a raccogliere la concessione sarebbe la nuova società che doveva radunare le partecipazioni autostradali dell'Anas (la Sitaf del Frejus, la Rav del Montebianco, l'Asti-Cuneo, la Cav col Passante di Mestre e 224 km sulla M4 Mosca-Novorossiysk), ma l'Anas concessioni autostradali è ancora una scatola vuota. Dotata alla nascita, nel 2017, di un capitale sociale di un milione, ha già perso solo nel 2019, 58.112 euro, senza di fatto fare niente. C'è infine un ulteriore complicazione giuridica: la concessione non può passare di mano prima che venda corrisposto ad Aspi l'indennizzo, seppure ridotto, previsto dal Milleproroghe. Un vero pasticcio, considerato il contenzioso infinito all'orizzonte in caso di revoca.
Roberta Amoruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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