In Veneto un morto all'ora Il picco entro il 15 aprile

Lunedì 30 Marzo 2020
LA SITUAZIONE
VENEZIA Il rispetto delle restrizioni sta dando buoni risultati, ma questo non significa che i divieti possano essere allentati. Anzi, bisogna rispettarli ancora di più, restando a casa e uscendo il meno possibile, diradando soprattutto le visite ai supermercati e alle farmacie. Se in Veneto le previsioni del modello matematico utilizzato dalla Regione risultano in ritardo di tre giorni, segno che il rispetto dei divieti è valso a non intasare i reparti di terapia intensiva, nel resto d'Italia non si vede ancora una vera inversione di tendenza. Con il Sud che, sopratutto in questa fase, può rappresentare un grande rischio e deve essere «sorvegliato speciale».
I DATI
I numeri diffusi dal commissario Angelo Borelli nella conferenza stampa alla Protezione civile evidenziano a livello nazionale un calo dei decessi (756 contro gli 889 di sabato) e dei ricoveri in terapia intensiva (50 contro i 124 dell'altro giorno), ma un leggero incremento dei contagi (3.815 contro 3.651). Il totale dei guariti arriva invece a 13.030 (646 il dato di ieri). Segnali positivi, appunto, ma ancora insufficienti per poter pensare che si sia a una svolta.
Tempo e gradualità è ciò che raccomanda, interpretando i dati, il virologo Fabrizio Pregliasco dell'Università di Milano: «Da quello che emerge, nei limiti della rappresentatività dei dati giornalieri, possiamo parlare di un segnale positivo che, al momento, conferma la necessità di continuare ad insistere con le rigorose misure di isolamento sociale in atto perché non siamo ancora davanti ad una vera inversione di tendenza». In questo quadro, una particolare attenzione va alle Regioni del Centro-Sud, dove potrebbe verificarsi un aumento dei casi: «Ora la nuova frontiera è proprio il Sud. Per il momento ci sono focolai più ristretti ma bisogna prepararsi per tempo al peggio ed al rischio di un'ondata». Le attuali misure di rigore ed isolamento «saranno necessarie ancora per settimane, sicuramente fin dopo Pasqua, ma quando si avrà la riapertura del Paese - sostiene Pregliasco - sarebbe opportuno effettuarla gradualmente per quanto riguarda le aziende, sulla base dell'utilità sociale delle produzioni, e sarebbe anche opportuno prevedere una tempistica differenziata per il ritorno alla vita sociale e l'uscita da casa, con le fasce anziane e fragili che andrebbero protette di più».
VENETO
In Veneto l'ordinanza del governatore Luca Zaia sul limite di 200 metri per le passeggiate, l'equivalente di 263 passi, e sulla chiusura domenicale dei supermercati scadrà venerdì 3 aprile, ma c'è tutta l'intenzione di prorogarla e pure di inasprirla. «Stiamo facendo una valutazione sui mercati», ha detto Zaia, salvo precisare che non saranno chiusi ma eventualmente regolamentati.
«Io spero che il cambio di direzione ci possa essere la prossima settimana - ha ripetuto il presidente del Veneto - Se si rispetta l'ordinanza, infatti, se non andiamo in piazza a fare comarò, possiamo considerare la prossima settimana come quella cruciale e i nostri modelli matematici ci dicono che il sacrificio fatto finora è servito. Io spero per domenica prossima di poter dire che stiamo cambiando direzione, anche se con 2 mila persone in ospedale e quasi 400 morti (poi diventati in serata 402, ndr) non si può sorridere e per questo bisogna continuare con le restrizioni». Il picco, se verranno rispettate le previsioni, è atteso «entro il 15 aprile e poi spero per fine maggio, inizio giugno tutto finisca e si torni alla normalità».
A preoccupare è sempre il focolaio di Verona, ormai a 1933 positivi contro i 2064 di Padova (escluso i domiciliati di Vo'), dove ieri ci sono stati 11 morti, quasi la metà del totale veneto, tanto che Zaia ha deciso di mandare sul posto il responsabile del 118 regionale Paolo Rosi: «L'ho mandato lì per portare la sua esperienza, come in guerra quando i soldati, i generali, i colonnelli vengono spostati in base al nemico».
Quanto ai dati, i decessi in Veneto sono 402, 24 in una sola giornata, praticamente un morto ogni ora. I ricoverati in rianimazione sono 360 (+11), le persone in isolamento domiciliare più di 20mila. In Friuli Venezia Giulia ieri 11 morti, per un totale di 98.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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