«In Veneto tanti contagi ma pochi sintomatici E la curva sta calando»

Mercoledì 9 Dicembre 2020
IL FOCUS
VENEZIA Anche ieri il Veneto ha mantenuto il record nazionale di nuovi contagi: 3.145 secondo il bollettino del mattino, poi sceso a 2.879 con il report pomeridiano. Comunque più di Lombardia (1.656), Emilia Romagna (1.624), Lazio (1.501). È perché, come sostiene il governatore Luca Zaia, il Veneto fa tanti tamponi e quindi i positivi «se li va a cercare» o perché, come dice il Partito Democratico bisognerebbe mettere ulteriori restrizioni «anziché polemizzare con il governo sulle piste da sci o sul Natale»? E che cos'è che conta di più? Il numero dei contagiati o lo stato di salute di chi si becca il Covid, cioè il fatto che magari sia senza sintomi?
Se il Veneto in tutte queste settimane è rimasto in fascia gialla è perché la Cabina di regia del ministero della Salute e dell'Istituto superiore di sanità considera più indicatori. Che per il Veneto sono stati sostanzialmente favorevoli. A partire dalla curva dei contagi - che sta mostrando una leggera flessione - fino alla capacità di seguire lo stato clinico dei soggetti. Ma vediamo i dati.
IL BOOM
C'è il record di positivi. Il Pd con i consiglieri regionali capitanati dal capogruppo Giacomo Possamai ieri ha citato l'elaborazione della Fondazione Gimbe sui dati del ministero della Salute, da cui emerge come nella settimana tra il 25 novembre e il 2 dicembre il rapporto tra positivi e casi testati sia in Veneto del 66,8% contro una media nazionale del 25,1%. Più del doppio. Perché? La spiegazione del Pd, con implicita accusa alla Regione, è che il presidente Luca Zaia non ha messo in atto politiche tali da contenere il virus.
I TAMPONI
Dall'inizio della pandemia il Veneto ha fatto più di 4 milioni di tamponi - dati forniti dalla Regione - di cui, nell'ultima settimana, 190.907 rapidi e 99.424 molecolari, con un aumento sulla settimana precedente rispettivamente del 19% e del 3,5%. La percentuale in Veneto di positivi sul numero di tamponi - dati ufficiali della Cabina di regia del ministero e dell'Iss - era, fino a due settimane fa, del 44,2%: a questa percentuale si arrivava contando i soli tamponi molecolari. Mercoledì 2 dicembre, per la prima volta, sono stati conteggiati anche i test antigenici e la percentuale di positivi sul numero di esami è scesa al 13,5%. «L'abilità di testare tempestivamente tutti i casi sospetti - spiega la dottoressa Francesca Russo, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Regione del Veneto - è uno degli indicatori considerati dal ministero e dall'Iss». L'altro giorno Zaia ha detto che il rapporto è ulteriormente sceso al 6,93%. A livello nazionale il rapporto tra positivi e tamponi lunedì era del 12,3%, ieri 9,9%. Quindi il Veneto è messo meglio? La dottoressa Russo precisa che non tutte le Regioni hanno cominciato a considerare nel conteggio finale i test antigenici.
LA CURVA
La curva rossa dei positivi in Veneto sta calando. «C'è una leggera diminuzione del numero dei casi e una minore incidenza delle nuove infezioni per 100mila abitanti», dice Russo. Gli ultimi dati a disposizione - quelli nuovi saranno elaborati a partire da oggi per essere consegnati al ministero in vista dell'analisi della Cabina di regia di venerdì - mostrano un leggero calo anche sul fronte dei ricoveri e dei decessi in ospedale. L'Rt, cioè l'indice di trasmissione della malattia, si è mantenuto nel range compreso tra 1 e 1,25. Oltre al tasso di occupazione delle terapie intensive e dell'area non critica, uno dei dati considerati è l'assenza di sintomi tra i soggetti positivi: tanti contagiati, sì, ma molti asintomatici. Un altro dato rilevante, dice la responsabile del Dipartimento Prevenzione, è la capacità di monitoraggio da parte della Regione: essere in grado di dire cosa succede alle persone contagiate e cioè se sono ricoverate e dove e per quanto tempo o se sono a casa. È il sistema di sorveglianza - «La capacità di seguire l'andamento dell'epidemia», dice Francesca Russo - e a fronte di una soglia minima del 60% il Veneto lo supera ampiamente: la settimana scorsa era all'85,4%.
L'ACCUSA
Il virologo Andrea Crisanti a L'aria che tira su La7 dice che ci sarà una terza ondata di Covid: «In queste condizioni è una certezza, l'Italia alla fine della prossima settimana sarà il paese europeo con più morti». E ancora: «Nel Veneto zona gialla come previsto i casi da quasi una settimana sono in aumento». E il paradosso, ha concluso, è che «le Regioni più preparate dal punto di vista sanitario adottano misure più blande: bisogna decidere se l'obiettivo è mantenere l'attività economica o tutelare la salute».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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