In Veneto netto aumento dei ricoveri ospedalieri «La malattia si aggrava»

Mercoledì 24 Febbraio 2021
L'ALLARME
VENEZIA In Veneto non è allarme contagi da Covid. È allarme ricoveri. Per la prima volta dopo 52 giorni ininterrotti di cali dell'ospedalizzazione, ieri il bollettino regionale ha registrato una impennata: tra lunedì e martedì si sono registrati 46 nuovi ricoveri nelle aree non critiche, per una occupazione totale di 1.255 posti letto. «È il primo giorno di risalita», ha detto il presidente della Regione Luca Zaia. Il direttore generale della Sanità del Veneto, Luciano Flor, non ha nascosto la preoccupazione: «Gli ospedali ci dicono che arrivano pazienti da casa abbastanza impegnativi, con la malattia che si aggrava in pochi giorni».
LE VERIFICHE
Troppo presto per dire da cosa dipenda questo aumento di ricoveri di pazienti Covid con un quadro clinico preoccupante. Che c'entrino le varianti del virus? «Verificheremo», ha detto il dottor Flor che intanto ha escluso la presenza di focolai. I nuovi ricoveri sono di persone che si sono contagiate a macchia di leopardo un po' in tutto il Veneto. «Ma se le ipotesi sono tante, questa non è una ipotesi», ha detto Flor sventolando il cartello con il numero dell'aumento degli ospedalizzati. Colpa degli assembramenti? Qui Flor si è lasciato andare ad un amaro sfogo: «In questo fine settimana non ho visto adeguate misure di contenimento», ha detto riferendo di aver visto assembramenti a Padova, anche controlli, ma comunque comportamenti poco civili e rispettosi. «Chi non osserva prudenza nei comportamenti rischia di portare poi il virus in famiglia».
RICETTE
La soluzione sarà la chiusura totale? «Sono usciti i primi studi sugli effetti del lockdown, ma anche di quelle comunità che non hanno chiuso, e il rapporto con i deceduti. Quello che emerge chiaramente - ha detto il governatore Zaia - è l'importanza dei dispositivi individuali di protezione. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: mascherine, distanziamento sociale, igienizzazione delle mani». E se fosse un altro lockdown? «Chiudere tutto? Non ce lo possiamo permettere - ha detto Zaia -. Quando se ne uscirà? Dipende dalla capacità vaccinale». Il governatore ha citato la prima fase della vaccinazione, quasi conclusa, che prevedeva l'inoculazione ai 185mila operatori del mondo della sanità e delle strutture residenziali: «I focolai ospedalieri si sono dileguati. Ieri il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri mi diceva che per marzo arriveranno 8 milioni di dosi di vaccino per l'Italia, per noi in Veneto sarebbero 600mila».
IL BOLLETTINO
I dati di cui hanno parlato ieri Zaia e Flor erano quelli riportati nel bollettino mattutino delle ore 8. Poi, nel corso della giornata, complici ulteriori dimissioni, il delta si è riequilibrato, tanto che il saldo dei ricoverati è diventato negativo: nelle aree non critiche 1.242 posti letto occupati (-6), nelle terapie intensive 139 (-4). I morti sono saliti a 9.758 (+22) nelle ultime ventiquattr'ore, ma soprattutto i contagi nel raffronto dei bollettini serali hanno avuto un'impennata: +1.071, per un totale dall'inizio della pandemia di 328.408 casi positivi. Nel frattempo si sta raggiungendo una parità tra tamponi molecolari (3.979.406) e test rapidi (3.079.406), mentre l'incidenza è un po' più alta rispetto alla settimana scorsa: su 37.811 tamponi eseguiti nelle ultime ventiquattr'ore sono stati trovati 1.062 positivi, pari al 2,81%. «Sono fortemente preoccupato della situazione sanitaria - ha detto il governatore -. Non voglio fare il catastrofista, ma non si può abbassare la guardia».
GLI INCONTRI
Quanto agli incontri con il Governo in vista del nuovo decreto (l'attuale Dpcm scadrà il 5 marzo), Zaia ha detto che è previsto un confronto con i ministri agli Affari regionali Mariastella Gelmini e alla Salute Roberto Speranza e forse con il premier Mario Draghi: «Penso che questo Dpcm andremo a scriverlo con il Governo. Dovrà rappresentare, io spero, un grande spartiacque tra l'inverno e la primavera che comincia. E spero si prendano seriamente delle misure che aiutino la nostra economia».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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