In Veneto attivi 22 focolai Tamponi gratis alle badanti

Martedì 30 Giugno 2020
I CONTROLLI
VENEZIA C'era una volta un pulmino. Arrivava dai Paesi dell'Est ed era carico di donne che, lasciati a casa mariti e figli, andavano a lavorare in quella che una volta era la ricca Italia, un paese baciato dal sole e abitato da gente benestante che, non mettendo più al mondo tanti pargoli e mancando quindi una rete familiare, doveva provvedere in altro modo ai propri anziani. Ebbene, quelle signore che il vulgo chiama badanti oggi sono a rischio. Potrebbero portare in Italia il temuto coronavirus, essere infettate loro e infettare a loro volta gli anziani che accudiscono e, di conseguenza, figli e parenti. È successo, tant'è che un furgone su cui rientravano dalla Moldavia una decina di badanti ha registrato un caso positivo, poi è stata infettata la nonna e una figlia della signora. È capitato a Padova, ma tutte le città sono a rischio. È così che il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha deciso: tamponi a tutte le badanti. Non obbligatori, ma consigliati. Gratis, beninteso. E senza sottilizzare se le badanti sono in regola o in nero: «Il Veneto cura tutti, senza distinzione di sesso, colore, religione. Noi ci occupiamo di sanità, non di altre carte».
I FOCOLAI
La decisione della Regione Veneto di far fare i tamponi a tutte le badanti dei paesi extra Unione Europa, come ad esempio Moldavia e Ucraina, che rientrano in Italia è legata alla storia del furgone. Ne aveva parlato il governatore Zaia nei giorni scorsi. Solo che adesso è diventato uno dei 22 focolai presenti in Veneto. Tanti? Pochi? La risposta, come sempre, è dipende. Ossia: dipende da cosa c'era prima. I dati forniti ieri in Unità di crisi della Protezione civile dal presidente Zaia dimostrano che la situazione sta nettamente migliorando: nella settimana tra il 25 e il 31 maggio in Veneto c'erano 132 focolai, la settimana dopo dal 1° al 7 giugno i focolai erano scesi a 75, la settimana dopo a 65, quella dopo ancora a 35 per arrivare all'attuale: 22 focolai. E l'altra precisazione riguarda la definizione di focolaio: è così quando ci sono due persone infette nello stesso contesto.
L'ATTENZIONE
Dei 22 focolai attualmente attivi, 13 sono privati (famiglie o gruppi di persone) e 9 sono in strutture per anziani. Quelli che preoccupano di più sono Feltre e il pulmino della badante padovana. Il caso di Feltre, tutto sommato, sta rientrando: due dipendenti sono risultati positivi, uno ha infettato un'altra persona, il secondo ne ha infettate altre due, senonché dal giro di tamponi è risultata positiva una sesta persona. «Complessivamente - ha spiegato l'Ulss 1 Dolomiti - il contact tracing ha coinvolto, ad oggi, 59 persone (42 delle quali sottoposte a tampone; tale test è stato programmato, nei giorni a venire, per i restanti 17 soggetti). Per tutti questi 59 soggetti sono stati disposti i provvedimenti contumaciali/epidemiologici necessari (isolamento, quarantena, monitoraggio)». «Cinquantanove persone testate sono risultate negative», ha spiegato Zaia, annunciando che l'Eurobrico di Feltre, dove si è sviluppato il minifocolaio e dove ieri lo Spisal ha effettuato controlli, sarà riaperto al pubblico dopo tre giorni di chiusura.
DALL'EST
Quanto alle badanti moldave rientrate in Italia a bordo di uno stesso pulmino, alla fine i contagiati sono stati 8: l'anziana padovana accudita dalla badante, la figlia dell'anziana, altre badanti più familiari e mariti. Questo il report dell'Ulls 6 Euganea: «Viaggiavano  in pullman un'altra famiglia: un moldavo e la moglie domiciliati a Padova e rientrati insieme al caso indice. Messi in sorveglianza e prescritto dal SISP il tampone, risultato positivo per entrambi il 11/06/2020. Positivi anche il fratello di questa ultima famiglia con i suoi famigliari. Positiva anche un'altra moldava dello stesso pullman. In totale 8 moldavi».
IL PROVVEDIMENTO
La Regione Veneto ieri ha deciso di inviare una circolare a tutte le Ulss per informare che le assistenti familiari che rientreranno in Italia dall'estero potranno effettuare gratuitamente il tampone. «È il sistema migliore per fermare eventuali problemi», ha detto il presidente Zaia che si è rivolto direttamente ai datori di lavoro, cioè alle famiglie, delle badanti: «Noi vogliamo proteggere i nostri anziani». Domanda: e cosa bisogna fare? Zaia ha assicurato: «Non serviranno certificati o altro, chi non saprà a chi rivolgersi potrà chiedere aiuto al medico di famiglia». Anche se la badante è in nero? Zaia ha tagliato corto: «Noi curiamo tutti».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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