In bilico sul dirupo gli enti si mobilitano per la chiesa di Valle

Lunedì 22 Marzo 2021
In bilico sul dirupo gli enti si mobilitano per la chiesa di Valle
LA STORIA
Immaginate un vassoio di cristalli in bilico su una palizzata, che però non poggia sulla roccia ma sprofonda nel gesso. La chiesa di San Martino, a Valle di Cadore, è una sfida di resilienza agli sconquassi della natura: eccola qua questa creatura coraggiosa e fragile, aggrappata com'è all'ultimo sperone di montagna che incombe sulla valle del Boite, otto secoli di storia e di arte (al lordo delle distruzioni e delle ricostruzioni) che rischiano di precipitare nello strapiombo. Sull'onda di una mobilitazione istituzionale che va dalle Dolomiti a Roma, oggi due ingegneri bellunesi saranno incaricati di effettuare una perizia statica sull'edificio e dalle loro valutazioni dipenderà il futuro della piccola comunità, cresciuta attorno alla pieve che è interdetta ai fedeli ormai da cinque settimane, tanto che per rivederne gli interni bisognerà aspettare il 1° aprile e sintonizzarsi in prima serata su Rai 1.
COLPO D'OCCHIO
Quassù pare davvero di stare a Un passo dal cielo, come la fiction che la scorsa estate è stata girata anche in questo paese e nella sua parrocchiale. Il colpo d'occhio, catturato dai droni per conto della Regione, è da vertigini: di qua il borgo, di là il vuoto. La linea di demarcazione è segnata da una doppia fila di micropali, piantati due decenni fa con l'obiettivo di difendere la navata dallo sgretolamento dello spuntone. «Il sostegno costò mezzo milione di euro e sarebbe dovuto durare per cinquant'anni, ma il 12 febbraio scorso ho dovuto firmare un'ordinanza di chiusura a tutela dell'incolumità pubblica, vista l'accelerazione del movimento franoso», spiega la sindaca Marianna Hofer, che negli aggiornamenti social ai suoi 1.900 concittadini confida di aver trascorso «più di qualche notte insonne» per la preoccupazione.
PROBLEMA ANTICO
Su un versante già vistosamente colpito da Vaia nel 2018, fatali sono state le precipitazioni record del dicembre 2020, con tanto di fulmine caduto giusto sull'immobile sacro e capace di mandare fuori uso la rete dei sensori. Ma il problema è molto più antico, come annota la relazione del geologo Mario Cabriel allegata al Piano di assetto del territorio, citando «continui ed ingenti fenomeni di crollo in calcari e dolomie intensamente fratturati, documentati già da fine 800». L'attuale edificazione risale al 1718-1719, quando venne eretta sulle rovine della storia precedente: prima un castello di origine romana e poi una pieve dal 1208, con un restauro nel 1473, una demolizione nel 1509, un terremoto nel 1709, l'incendio del paese nel 1869. All'epoca il sindaco supplicò gli aiuti per dimostrare che «l'Unità Italiana è non solo politicamente e geograficamente, ma anche moralmente compiuta».
FILIERA ISTITUZIONALE
Quello spirito di compattezza è tornato ad aleggiare anche ora che la filiera istituzionale sta facendo quadrato attorno alla parrocchiale. Se il Comune si occupa della verifica statica dell'edificio, la Provincia ha promesso un sopralluogo sulla frana che minaccia pure le case e la strada, mentre la Regione si è impegnata a ripristinare il sistema di monitoraggio e a supportare l'eventuale trasferimento delle opere, che comprendono anche una pala di Francesco da Milano e diverse tele della scuola vecelliana. Sottolinea Gianpaolo Bottacin, assessore regionale alla Protezione civile: «In base ai risultati della perizia e dei sondaggi, capiremo cos'è possibile fare. Fra le due ipotesi estreme, da una parte l'assenza di rischi e dall'altra il pericolo di crollo, c'è un ampio ventaglio di opzioni: drenaggi, impermeabilizzazioni, pali, solo per citarne alcune». Nel frattempo la Soprintendenza per le belle arti e la Diocesi di Belluno-Feltre stanno ragionando sui valori artistici del sito, tanto che della questione è stato informato pure il ministro Dario Franceschini. Dice il vescovo Renato Marangoni: «La situazione ci preoccupa. Ho visto la comunità parecchio sofferente, perché il legame con la propria chiesa fa parte della nostra stessa identità. Per questo stiamo collaborando con tutti gli enti interessati, anche nell'eventualità in cui occorra mettere in sicurezza il ricco patrimonio di quadri, arredi e paramenti. Nel frattempo rifletteremo con la parrocchia sulle migliori modalità per garantire l'esercizio del culto, tra il cinema Antelao e la chiesa di San Rocco, in attesa di una valutazione sulla stabilità dell'edificio. La sicurezza è un dovere di tutti: questo tempo di pandemia ci ha insegnato il significato della precarietà».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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